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Dall'ombrellone a ore alla cabina in condominio l'Italia scopre la balneazione low cost

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mentre leggo l'articolo riportato sotto  mi   viene da  canticchiare   , non so spiegarmi il perchè  , questa  vecchia  canzone Merito o colpa della crisi, gli stabilimenti del litorale affinano tecniche e strategie attira-clienti. Dagli sconti per chi arriva all'alba agli ingressi a tempo. E si risparmia fino al 50 per cento   di IRENE MARIA SCALI Sarà ricordata come l'estate dello "stabilimento creativo". Il lungomare del 2013 si presenta come un girone di offerte fantasiose. Tutto pur di far risparmiare i turisti e distrarli dalla tentazione, a costo zero, della spiaggia libera. Benvenuta, allora, alla stagione democratica. I prezzi non solo non salgono, ma scendono ovunque anche se di poco. E le offerte si moltiplicano. C'è chi offre ombrelloni "part time" da condividere nelle diverse ore della giornata. Chi punta sulla cabina in condominio divisa tra più famiglie. Chi ricompensa gli insonni che arrivano all'alba con un

come sopravvivere ala crisi , puntata 4-5 come trovare un tetto e come risolvere i problemi della casa

 vedi anche   RE LE INCHIESTE: ITALIA SOTTO SFRATTO Non solo stanze in subaffitto: dentro il terremoto economico sono nate soluzioni per scalare la 'montagna del mattone'. Insieme. Lo chiamano co-housing. abitare insieme.  Ed ecco l' albergo con stanze, monolocali, appartamenti arredati a prezzi calmierati, gli edifici acquistati in comune o quelli costruiti in gruppo. Fino alla casa fattoria ROMA -  In tempi di crisi c'è una cosa sulla quale sembra impossibile risparmiare: la casa. Anche se i prezzi nelle città sono crollati, i mutui sono saliti e sono sempre più inaccessibili. Per non parlare degli affitti. Nel 2011 quasi 56 mila famiglie italiane hanno avuto un provvedimento di sfratto per morosità. In cinque anni il fenomeno salito del 64%. Soprattutto nelle grandi città avere una casa è un lusso. C'è chi affronta la situazione subaffittando una stanza e chi si ingegna per dare vita a soluzioni alternative. Fra le più nuove c'è l'abitazione cond

“Non buttate quando si rompe” ecco la scuola aggiustatutto Dal computer all’elettrodomestico, quei club del ripara-da-te

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 facendo la  raccolta differenziata della carta  ho trovato questo articolo di  giornale   più precisamente   di repubblica  del 9\4\2013   che in tempo di crisi  può essere  utilissimo  . Sia  a  chi pratica per  hobby  o per  principio (  a me  che  sono nato nella  generazione di mezzo  cioè  metà anni '70 hanno insegnato che non si buttano le  cose    senza prima provare   a ripararle \  aggiustarle     ) pratica  questa   scelta  di vita   repubblica  del 9\4\2013 DAL NOSTRO INVIATO   ROSALBA CASTELLETTI LONDRA BOLLITORE rotto?   Computer lento? Non  c’è bisogno di precipitarsi  in negozio per rimpiazzarlo  con l’ultimo modello. In  tempi di crisi economica ed  ecologica, il motto è «riparalo, non disperare». E «Repair, don’t despair» è per l’appunto lo slogan adottato da due  trentenni. UGO Vallauri e Janet  Gunter, questi i loro  nomi, l’anno scorso hanno dato vita al “Restart Project”. Sulle orme dei “Repair Café” di Amsterdam o dei “Fixers

VIVERE IN 5 CON 5 EURO AL GIORNO, ECCO COME FARE

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  da  http://www.you-ng.it/ Vivere in 5 con 5 euro al giorno… operazione impossibile ad una prima riflessione, eppure non è così. A farci ricredere è  Stefania Rossini , 37enne di Brescia, moglie e madre di tre bambini. Una famiglia troppo numerosa la sua per sopravvivere con lo stipendio di un marito operaio metalmeccanico e le rate di un mutuo da pagare, eppure ce l’ha fatta. In che modo? Facendo della necessità virtù. Stefania spiega nel suo libro come cambiare le abitudini di vita quotidiana, riappropriandosi di usi e consuetudini ormai desuete per questa generazione, superando il disagio economico e tornando ad essere felici. In “ Vivere in 5 con 5 euro al giorno ” racconta la sua esperienza, dopo la perdita del lavoro, con casa e figli da portare avanti. Stefania è una donna che ha avuto il coraggio di reagire iniziando a ridurre tutte le spese, mettendo a tavola ad esempio del cibo coltivato nel suo ‘orto urbano’ e provvedendo da sé per tantissimi prodotti come il