Otto per mille: chiedilo anche ai consumatori L'Aduc presenta all'Antitrust una denuncia per pubblicità ingannevole, relativa ai famigerati spot della Cei della campagna per l'otto per mille.

finalmente  qualcuno  che sfida   il potere temporale   della  chiesa  dei mercanti  del tempio  (  cosa  ben diversa da quella  di  Gesu e  di Dio ) 
  questo articolo vuole  anche  essere  una risposta   alla mia  untwente del secondo account (  redbeppeulisse 2  )  di facebook   http://www.facebook.com/gemma.fanni e  alla  discussione con lei ( la  trovate qui  ma  chi  è  iscritta  al mio  2 account fb la trova  qui sotto


tu quale scegli   (  io la prima  )  fra   La chiesa dell'amore e quella  del potere  ?

E se la forza della Chiesa consistesse proprio nel far convivere queste due realtà tra loro palesemente inconciliabili?
Risponde Umberto Galimberti
"La messa è finita". Ma noi non andiamo in pace. È l'incipit di una nostra riflessione sul film di Nanni Moretti Habemus Papam. Moretti aveva letto, con un certo anticipo, l'amarezza e il disorientamento di chi è "prescelto" alla guida di milioni di fedeli, di quanti, malgrado tutto, credono in un dogma e nella funzione propria della Chiesa, per una vereconda speranza che ci sia ancora molto da salvare. Eppure le notizie che giungono dall'altra sponda del Tevere non lasciano molte prospettive: sembra un covo di faccendieri più che di salvatori di anime, di dissipatori di beni storici piuttosto che di pastori di greggi verso la salvezza. 
Sconcerto e disappunto, mentre incombe con precisione mediatica la campagna per l'8 per mille con l'efficace slogan "Chiedilo a loro". Un miliardo e 118 milioni di euro nel 2011 (dati della Cei), mentre solo il 7% (85 milioni) andrà al Terzo Mondo. Cifre che dimenticano chi sta dalla parte dei bisognosi fino al martirio, come il polacco don Jerzy Popieluszko, il gesuita salvadoregno padre Rutilio Grande, ucciso tre anni prima del suo arcivescovo, monsignor Oscar Romero, sacrificato mentre celebrava la messa ai suoi poveri campesinos. Martiri nella difesa dei più poveri, degli sfruttati, o portatori di pace come la guatemalteca Rigoberta Menchù , Premio Nobel nel 1992.
Sui versi di padre Davide Maria Turoldo e del poeta Clemente Rebora, occorre unire le forze verso un progetto comune di speranza e di giustizia: lo fa don Luigi Ciotti, lo fa l'estroverso don Andrea Gallo, lo fanno i martiri come don Diana nei luoghi di Gomorra. Che la messa non finisca, presi in quell'ansia di ricerca che pone l'interrogativo dello scrittore Gesualdo Bufalino: "Se Dio esiste, ma chi è? Se Dio non esiste, noi chi siamo?". Attenderei una sua considerazione, professore.
Armando Lostaglio

La contrapposizione che lei evidenzia tra la Chiesa dell'amore e della carità e la Chiesa del potere è evidente a tutti, ma viene facilmente assorbita, non con l'argomento che la Chiesa è fatta da uomini, che come tutti gli uomini possono sbagliare, ma per due ragioni ben più sostanziose. La prima è che la Chiesa dell'amore e della carità non reggerebbe se non fosse assistita dalla Chiesa del potere, la seconda è che il bisogno di trascendenza e di speranza in una vita ultraterrena è così radicato nell'umano che non si lascia scalfire dalla condotta dei suoi alti interpreti. 
La Chiesa opera su entrambi i registri. E come Chiesa del potere, accreditata dai milioni di fedeli che si professano cattolici, parla con i potenti della terra, e là dove può, impartisce i suoi principi "non negoziabili", che vengono poi sostenuti da quei politici che, per ottenere consenso, hanno bisogno delle sue credenziali, mentre come Chiesa dell'amore e della carità, raccoglie denaro, aduna folle di volontari che si dedicano al prossimo in nome della loro fede cristiana, sentendosi cosi in pace con la loro coscienza e con il messaggio evangelico. 
Se poi la Chiesa dell'amore e della carità soccorre i disperati della terra accusando chi li tiene in questa condizione, come hanno fatto i teologi della liberazione, allora interviene la Chiesa del potere a condannarli, perché la loro denuncia incrinerebbe i rapporti con i potenti della terra. Ne è un esempio la condanna della teologia della liberazione da parte di Giovanni Paolo II, che allontanò dai vertici della gerarchia i suoi esponenti come padre Leonardo Boff, che subì diversi processi ecclesiastici, ma non esitò a benedire la folla dal balcone del Palazzo della Moneda a fianco del dittatore Augusto Pinochet.
Contraddizioni della Chiesa? Ipocrisia? No, doppio registro, per cui si predicano le pratiche d'amore e di carità finché queste non confliggono con l'esercizio del potere, perché in questo caso sono le prime ad essere condannate. Il risultato è che chi si dedica a dette pratiche, in perfetta conformità al dettato evangelico, evita, per poter continuare nella sua opera, di denunciare quanto non va nella Chiesa del potere, e perciò si affida alla testimonianza, oltre la quale non è consentito esporsi.
Sarà forse per questo che figure come quelle da lei citate - Davide Turoldo, Ernesto Balducci e oggi Luigi Ciotti e Andrea Gallo - non hanno avuto, non hanno e non avranno mai alcuna possibilità di diventare papa, se non altro per far coincidere la chiesa dell'amore con la chiesa del potere.
 ·  ·  · Vedi dettagli amicizia




avuta   sulla  risposta  data  Da  Umberto Garimberti  ad  un lettore     nell'ultimo n  di D  di repubblica

da http://cronachelaiche.globalist.it


Otto per mille: chiedilo anche ai consumatori

L'Aduc presenta all'Antitrust una denuncia per pubblicità ingannevole, relativa ai famigerati spot della Cei della campagna per l'otto per mille.

Alessandro Baoli

martedì 7 agosto 2012 01:00

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E alla fine ci siamo arrivati, finalmente: l'Aduc, associazione per i diritti degli utenti e consumatori, ha presentato all'Antitrust una segnalazione relativa ai famigerati spot della Cei («Se non ci credi chiedilo a loro»), una denuncia per pubblicità ingannevole in piena regola.

«Gli spot dell'8 per mille alla Chiesa Cattolica, che sono stati diffusi sui canali televisivi nei mesi scorsi e che ancora sono massicciamente presenti sul web, non la raccontano giusta», scrive nel comunicato dell'Aduc Alessandro Gallucci. «Nei messaggi pubblicitari si parla di aiuti ai più bisognosi, di denaro destinato a opere di beneficenza, insomma dell'utile e pia azione della Chiesa cattolica. Sembra che tutti i proventi dell'8 per mille siano destinati a scopi benefici. Non è così!».
Negli spot in questione si vedono pretini di campagna che assistono vecchiette isolate, infermiere devote a curare malati in Africa, parroci impegnati nelle periferie degradate delle città o a recuperare tossicodipendenti, e altre ricostruzioni in stile vagamente neorealista, sicuramente retorici e ingannevoli.

Sappiamo bene, invece, come vanno le cose: «Su circa un miliardo e mezzo di euro solamente il 22% è destinato a "interventi caritativi"», prosegue Gallucci. E il resto? «E' usato per esigenze di culto, sostentamento del clero, Sacra rota, ecc. Tutto lecito, per carità. Ma uno spot realizzato per chiedere il sostegno delle persone non dovrebbe dire la verità? Oppure bisogna far credere che i soldi dei contribuenti vadano in beneficenza quando nemmeno un quarto delle devoluzioni prendono quella strada? Il cittadino non è tenuto a sapere a che cosa viene destinata la sua scelta?». Già, a noi che paghiamo - volenti o nolenti - chi ci interpella mai?

Qui il testo della denuncia; segnaliamo anche l'iniziativa dei Radicali: una petizione per chiedere al governo Monti di dimezzare l'otto per mille appellandosi all'articolo 49 della legge 222/85, che prevede una riduzione automatica del gettito qualora questo subisca un incremento considerevole. Infatti, come è scritto nel comunicato, «nel 1990 la Conferenza Episcopale Italiana incassava 210 milioni di euro dall'8 per mille mentre a partire dal 2002 incassa più di 1 miliardo di euro l'anno. Cioè cinque volte quanto incassava vent'anni fa, mentre nello stesso periodo le spese per il sostentamento del clero sono passate dai 145 milioni di euro del 1990 ai 363 milioni di euro del 2012». Dunque, da almeno dieci anni l'aliquota dovrebbe essere stata ridotta almeno al 4 per mille, ma «la Commissione bilaterale che dovrebbe farlo non ha mai reso pubblici i suoi atti né le sue valutazioni. Proprio nel periodo in cui il Governo sta svolgendo una revisione della spesa pubblica per recuperare fondi utili alla riduzione del debito pubblico [...] si tratterebbe per lo Stato di un risparmio annuo di almeno 500 milioni di euro all'anno!».

Da queste parti, ahinoi, si sospetta che il governo clerical-tecnico di Monti da quest'orecchio non ci senta. Molto meglio aumentare le tasse, più facile e di sicuro effetto. Però ugualmente ci chiediamo: ma alle famiglie cattoliche, devote a santa romana chiesa, sta bene fare tanti sacrifici, faticare così tanto per arrivare alla fine del mese, mettere a rischio persino la procreazione cui la loro cattolica famiglia unita dal sacramento dovrebbe tendere, per pagare la collana d'oro del cardinale piuttosto che per costruire un'altra chiesa in un quartiere dove ce ne sono già una decina, e magari sono tutte semi vuote?
Alessandro Baoli 

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