Kodak fa bancarotta



Ecco  cosa succede  quando si  guarda lontano ,  senza  fare un passo decisivo  non ha  il coraggio   di tentare  . Dimenticando che  << Anche un lungo cammino comincia con un piccolo passo  o  Ogni Lunga Marcia Comincia Con Un Piccolo Passo >> (  Mao Tse-tung )


Dentro la storia di un'azienda ci può essere la storia di tante altre aziende, specie se stiamo parlando di un colosso che nella sua vita secolare ha dato lavoro a centinaia di migliaia di persone cavalcando da sempre il cambiamento tecnologico fino a che il cambiamento non ha finito per schiacciarlo. La bancarotta di Kodak, con una procedura controllata scattata dopo il fallimento degli ennesimi sforzi di rilancio, diviene così il più recente simbolo del "furore" del capitalismo, capace di creare o distruggere in poco tempo società gigantesche. Un processo, tutto sommato, negli Stati Uniti ancora virtuoso, se è vero che lungo la parabola discendente di Kodak sono nati giganti come Google e Facebook, hanno prosperato Microsoft e Amazon, è rifiorita Apple. Nomi non casuali, perché sono fra i principali beneficiati di quella rivoluzione digitale che ha travolto, invece, proprio la ditta che è stata a lungo tutt'uno con il concetto stesso di fotografia.
L'istanza di bancarotta è stata depositata in tribunale a New York alla mezzanotte di mercoledì, e da ieri Eastman (il cognome dello storico fondatore) Kodak è in amministrazione controllata. Questo sta a significare che in realtà la società non è fallita ma entra, appunto, in un regime di amministrazione straordinaria per ristrutturarsi e tentare di riprendere la normale attività, il tutto facendo leva su un prestito di 950 milioni di dollari ottenuto da Citigroup per sopravvivere alla riorganizzazione. E per capire la difficoltà del tentativo basta far riferimento alle cifre fornite dalla stessa Kodak: nei documenti presentati in tribunale la società dichiara di avere 5,1 miliardi di dollari di attività e ben 6,75 miliardi in debiti.
Numeri che di certo non fanno stare tranquilli i suoi 19.000 dipendenti, la cui sorte è appesa un filo. In pratica, il numero dei licenziamenti sarà inversamente a quello dei brevetti che Kodak riuscirà a vendere, poiché quest'ultimi rappresentano il vero patrimonio residuale dell'azienda. Quasi ventimila persone in bilico sono un'enormità, eppure si tratta di una pattuglia di superstiti. Ben diversi, infatti, sono stati gli organici nei lunghi decenni di splendore, quando Kodak deteneva la leadership lungo tutta la filiera della fotografia, dalle pellicole alle fotocamera di piccolo e medio formato, dalle attrezzature per lo sviluppo dei negativi alla carta fotografica. A metà degli anni ottanta, ad esempio, il gruppo impiegava 145mila persone con una presenza planetaria, ed agli inizi del Duemila si parlava ancora di settantamila dipendenti.
Poi, il tracollo, con l'organico che negli ultimi sette anni si è ridotto di 47mila persone con la chiusura di 13 stabilimenti. Nel 2007 l’ultimo bilancio chiuso con qualche profitto da destinare agli azionisti. Gli stessi che hanno assistito ad un macabro spettacolo finanziario: se nel 1996 a Wall Street il titolo Kodak valeva 80 dollari, mercoledì la quotazione dell’azione è sprofondata sotto un dollaro. Su cosa abbia condannato l'azienda creata da George Eastman nel lontano 1892, i giudizi sono abbastanza unanimi. Se il fondatore era uno straordinario visionario, un filantropo morto suicida a 78 anni con una frase spiazzante: «Il mio lavoro è compiuto, perché attendere?», ai suoi successori più recenti ha fatto difetto proprio la visione.
E dire che molte delle prime fotocamere digitali erano uscite proprio dai suoi laboratori. Ma poi il management decise che non aveva senso investire sulla nuova tecnologia quando si era leader della fotografia tradizionale. Leader ma non padrone, e così altri hanno investito con profitto sulla fotografia digitale, la cui qualità non eguaglia ancora quella della pellicola tradizionale ma offre ormai enormi vantaggi in termini di produzione e condivisione delle immagini. Negli ultimi anni, quando era tardi, anche in Kodak avevano capito. Ma le presentazioni delle nuove fotocamere digitali sembravano ormai una fiera del rimpianto.


da L'unità online del 9\2\2012

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