Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta trans

intervista alla scrittrice Silvia Ranfagni: “A 13 anni mi disse: sono non binario. Era mia figlia Alba, oggi si chiama Alex”

Immagine
repubblica  26\7\2022 Intervista alla scrittrice: "È stato un temporale estivo, mi credevo progressista e mi sono scoperta conservatrice. Ma quando ho capito che aveva pensieri suicidi, la priorità è diventata accogliere. Quanto al padre, sulle prime ha detto: ti amo come sei. Ma in segreto ha ammesso: fosse stato il fratello a sentirsi mezza femmina non ce l'avrei fatta" La sua esperienza non è affatto una tragedia, ma è iniziata come spesso accadono le tragedie, in modo tranquillo e del tutto inaspettato. "Mamma, sono trans. Anzi, sono  non binario " è la frase che è piombata addosso alla scrittrice Silvia Ranfagni un anno fa, mentre scolava gli spaghetti. Di fronte a lei un tredicenne che credeva "figlia" e che lentamente ha imparato a chiamare "figlio", Alex.  Ranfagni, ricorda le parole di suo figlio? "La metafora che ha usato è stata questa: "Mamma, hai presenti i binari di un treno? Sono due, come maschio e femmina. Io sono c

uguaglianza a tutti i costi ed il politicamente corretto obbligato uccidono la diversità oltre che creare - rafforzare il conformismo le polemiche il caso di Michela Marzano

Immagine
qualche giorno fa su Repubblica, , Michela Marzano ci ha rivelato che essere donna è uno stato d’animo che non coincide necessariamente con il sesso biologico. Per lei esistono, insomma, anche donne con il pene e chi non la pensa così non appartiene alla vasta parte del mondo femminista gender critical che rivendica la realtà del sesso, ma alla “comunità Terf”. Dice proprio così: comunità Terf. da Marina Terragni e s o n S o p t d r 2 9 7 2 r 4 0 f l 0 1 h 1 1 e 1 t u 3   a 8 e     n t o l 0 g i g a 0 1 g 6 f 1 i l m a 6 o f   2 5 :    ·  [....] Forse Marzano, e di conseguenza Repubblica, non sa che Terf è un insulto misogino bandito dalla stampa più autorevole come il New York Times, il Washington Post e il Corriere della Sera. Perché, dunque, usarlo? Perché non menzionare i casi di violenza sessuale e perfino di gravidanze in cella che si stanno moltiplicando nei Paesi in cui basta dichiararsi donna per essere ammessi in un carcere femminile? O il grottesco fenomeno delle donne

anche con la cultura si può fare la rivoluzione il caso di Agnese vittoria trans, nella sua tesi di laurea racconta i diritti negati e le donne afgane

Immagine
da repubblica  del  27\10\2021 “Sono Agnese e sono trans, nella mia tesi di laurea racconto i diritti negati”                                       di Salvo Palazzolo Agnese Vittoria CATANIA - "Quando arrivai in città per frequentare l'università nessuno voleva affittarmi una stanza", racconta. "Al telefono, mi dicevano che il posto era disponibile. Poi, quando mi vedevano, sostenevano l'opposto". Agnese Vittoria ne ha fatte tante di battaglie contro le discriminazioni. All'anagrafe ha ancora un nome maschile, ma rivendica quello che chiama il suo "diritto a una vita normale". Dopo l'iscrizione alla facoltà di Scienze della comunicazione, ha chiesto al senato accademico un libretto col suo nome. L'ha ottenuto? "Certo. Un gesto di grande attenzione da parte dell'istituzione universitaria. Direi, un caso raro. Perché spesso le istituzioni sono indifferenti rispetto a certi temi. O, peggio, non comprendono. Questa volta no, è sta

Parigi, se la parola “donna” fa paura: mostra di ritratti femminili vandalizzata dalle transfemministe

Immagine
premetto che ho un altra idea sulla prostituzione dev'essere lasciata libertà alla donnao anche se minoritaria quella maschile se vuole esercitarla in proprio o unendosi facendo una cooperativa se maggiorenne e non sotto pappone \ magniaccia magari pagando le tasse ed avendo una pensione . Ma un conto è una discussione(  come  quella  avvenuta    sui  social    fra  me  ed  alcune  femministe  )  anche dura con qualche insulto da parte delle femministe dure e pure , ma arrivare come è successo recentemente , vedere per ulteriore approffondimento articolo sotto , proprio non ci sto . Questo è un attivismo che anziché costruire e lottare per un proprio spazio, condivisibile o meno che sia distrugge e invade quello degli altri. Il preludio a tale atto di vandalismo è stata l‘agguato alla manifestazione del Collettivo abolizionista Anti Prostituzione CAPP a Place de la République del 7 marzo. Un manipolo