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PINO DANIELE NON C'È PIÙ

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"All'intrasatta", direbbe Totò. Pino non te l'aspetti, ti stordisce. Pino era l'adolescenza ribelle, quando davvero il Sud somigliava all'Africa laica, che si liberava dall'oppressione coloniale. Le canzoni di Pino Daniele fiammeggiavano come un tramonto violento. Contenevano rabbia, passione, mestizia. Ed erano, soprattutto, numerose. "Terra mia", "Napule è". " Chillo è nu buono guaglione" (un femminiello, cioè), "Che calore", "Je so' pazzo", "Oi né"... pur se io resto legata in particolare a "Nero a metà" dove mi piace praticamente tutto. "Voglio di più" e "Alleria" varrebbero l'acquisto dell'album, un album già del successo, eppure ancor scabro, masaniellesco, scuro come un dipinto barocco. Greco anche, il tipo fisico in cui Daniele giustamente si rispecchiava. Pino cantava quasi sempre in un napoletano smozzicato, lallazione di bimb