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Sapienza perduta © Daniela Tuscano

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Che fatica Sant'Ivo, per il suo autore ma anche per chi vi entra. È un ottovolante, un maroso, starei per dire un terremoto. Esito un attimo a scriverlo. Poi proseguo con decisione.  Sant'Ivo è esattamente questo: interminato vortice, grido di marmo. Non vi entri, la penetri. E subito anneghi in tutto quel bianco, che non illumina ma acceca. Per capirlo, devi arrenderti. Dimentica re la razionalità. Assecondare quei flutti, le ingannevoli lesene, la preghiera inascoltata.  Sei nel cuore di Francesco Borromini, nell'attimo precedente la sua disperazione, i tormenti d'elvetico smarrito nella Roma papale. Quando il cervello si svuota, e sei illuso di veder luci, voli d'angeli e spazi nimbici.  Risposta logica non c'è. La vita è ricerca oscura, leopardiana. La sapienza, forse, risiede nella consapevolezza di questa fatica, d'un cammino apparentemente senza scopo, del cervello che all'improvviso parte, e non cogita più. Ma tu, sei. L'assioma cartes