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Ascoltare la paura per esprimere il coraggio di vivere

Viviamo in anni di grandi cambiamenti e trasformazioni che ci coinvolgono a tutti i livelli: naturale, sociale, tecnologico. La velocità che muove queste trasformazioni spesso ci travolge, ci crea difficoltà, ci fa avvertire un disagio interiore. Non riusciamo a seguirla tanta velocità, non riusciamo ad adeguarci al nuovo, perché il nuovo non si ferma, è in mutamento costante e a questo mutamento costante di ciò che ci sta al di fuori, spesso non corrisponde una altrettanto profonda ricerca interiore, necessaria alla creazione e al mantenimento dell’equilibrio e dell’armonia tra dentro e fuori. Come dire, restiamo dissestati, frammentati: ci barcameniamo nell’attesa che qualcosa cambi, quando potremmo – avendo a disposizione tutto questo ben di dio – indirizzarci al concreto miglioramento della nostra qualità di vita. Tutto questo accade per una ragione ben precisa, che si chiama paura. La paura di non essere idonei. Di non essere accettati. Di non essere amati. Ciascuno di noi, sia p

Senza titolo 1138

<…NATALE CON CHI VUOI!>     SENTITE A ME! FIN D'ORA. PER IL PROSSIMO NATALE, NON SFORZATEVI DI OSSERVARE   LA TRADIZIONE CHE RECITA : <NATALE CON I TUOI…> !   FA’ COME PER PASQUA: <… PURE NATALE CON CHI VUOI!>   Passate le feste... Questo è uno scritto, sempre purtroppo riproponibile, da me edito nel gennaio 1994   Quello stato d’animo  confuso e vagamente  depresso che segue le feste è forse un’occasione per interrogarsi   ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^          Le feste – non  esitiamo a dirlo – sono ormai  un  dramma  sociale; qui infatti l’uomo condensa tensioni  d’ogni  natura,  superiori   alla   propria quotidiana portata per un  intero anno. Le festività natalizie non vengono colte come occasione di riscoperta del proprio prossimo  da amare come sé stessi: è che, per amare il proprio prossimo come se stessi, bisognerebbe innanzitutto amare, vale a dire capire, e accettare, sé stessi come si è.          Ma le feste natalizi

Un giorno perfetto

" Un   giorno perfetto" - L' ultima fatica cinematografica del regista turco Ozpetek,e lo so già, qui qualcuno sorriderà alla sola evocazione di tutto quanto possa avere attinenza ad una vicina realtà geografica,e  non solo, ha suscitato reazioni, nel pubblico della mostra di Venezia, di particolare spessore. Stando ai rumors, sussurri, urli e schiamazzi suscitati dalla pellicola, rilevano fondamentalmente due fattori: la presa emotiva della vicenda, che ricalca tanta quotidianità di "amori malati", quella che non di rado finisce purtroppo in cronaca nera, al centro l'inaudita violenza fisica e morale di donne sempre più vittime di maschi non più semplicemente sull'orlo di una crisi di nervi,ma già con un piede in manicomio giudiziario e l'altro pure, allorchè si rivelino, come sembra, sempre più incapaci di elaborare in modo sano il pur difficile percorso di elaborazione del "lutto da abbandono" , nel caso una "storia" giunga al