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Visualizzazione dei post con l'etichetta obama

Delusioni di Bronzo

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"Re Obama I", incoronato dai media di tutto il mondo come il monarca assoluto della giustizia e della non belligeranza, come l’artefice di una nuova rivoluzione culturale che avrebbe portato in primo piano i diritti dei “diversi”  e le innumerevoli  istanze progressiste, ha deluso non pochi suoi sostenitori della prima ora. I sinistri non hanno mandato giù, né sono ancora riusciti a digerire, le strette di mano e le pacche sulle spalle (non solo formali) fra il leader “abbronzato” e il presidente del consiglio italiano. Avrebbero auspicato, viceversa, un comportamento più risoluto, un “redde rationem”  che avesse ridato alla sinistra il ruolo di guida morale per un Paese percosso dalle catastrofi naturali. Fra queste “catastrofi”, i progressisti nostrani annoverano la perseveranza del Presidente del consiglio a rimanere in carica, nonostante tutto e tutti, quasi si trattasse di un terremoto a cui non si può fornire il debito rimedio. Infatti, nemmeno sul clima si può rimaner

Opposte latitudini

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Dati i tempi calamitosi, abbandonarsi a eccessivi entusiasmi risulta, più che esagerato, imprudente. E proprio questo, d'altronde, è un indicatore assai eloquente della perversità del periodo attuale: la censura, o meglio l'auto-censura, della passione, dell'afflato mistico, dell'istinto potente e creativo. Ma così va il mondo. Tuttavia, poiché tale ripiegamento sulle proprie ambasce non può che logorare, vogliamo cogliere intorno a noi segnali di speranza. E anche la rabbia, in tal senso, va intesa positivamente. Certa rabbia, almeno. Che non si rassegna, che vuol reagire. E altra rabbia, che sarebbe forse più appropriato definire dispetto o stizza (puerile, riottosa e pertanto pericolosissima) che, suo malgrado, è anch'essa positiva. Sembra infatti che Osama Bin Laden , o chi per lui, in questo momento sia molto arrabbiato, anzi stizzito, anzi indispettito, anzi riottoso, puerile, pericolosissimo. Lo capisco, lo storico discorso ai musulmani del suo quasi omonimo

Il giorno di H.

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Lo chiameranno l' Obama-day anche qui, e ormai siamo rassegnati a questi anglismi, frutto forse più di noia che di servilismo. Ma io continuo a evocare quel suo secondo nome, anzi, la sola iniziale, anche perché per noi italiani è misteriosa, muta come la "e" (non accentata) dei francesi e tuttavia in certo senso strana, esotica. H. come Hussein ha attraversato in treno il suo paese, e fra qualche ora pronuncerà il giuramento solenne. Bush se ne va. Finalmente. Ma gli lascia sulle spalle un'eredità gravosissima. Fra i tanti problemi sul tavolo di H., quella Palestina senza pace che oggi ha raggiunto una fragile tregua, ma che dorme su un precipizio incandescente. Magistralmente Moni Ovadia ha registrato l'impotenza e lo scoramento degli intellettuali israeliani e palestinesi: e quando agli intellettuali manca la parola, è un pessimo segno. Mortale. Oz, Jehoshua, lo stesso Ovadia: mai come in questo momento una frase, una sbavatura di troppo risulta imperdonabil

Ma che "razza" di copertina...

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...ha dedicato "Libero" , il quotidiano berlusconide diretto da Vittorio Feltri , a Barack Obama ? Nemmeno il titolo è male, non trovate? E non è mica solo una brutta caricatura. Trattasi di citazione "colta". Da questo ameno giornaletto:   Chi, poi, volesse gustarne altre, conoscere qualcosina in più su questi fini intellettuali, e soprattutto delle loro scientifiche idee sugli "ibridi" come il neopresidente Usa, clicchi pure qui . Buona lettura, e buona visione. Credo proprio che ogni riferimento, da parte degli attuali destrorsi, sia puramente voluto.      

Obama presidente

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Ieri sera abbiamo assistito ad un momento storico. 143 anni dopo l’abolizione della schiavitù sancita dal 13° emendamento della Costituzione americana, 53 anni dopo il rifiuto di Rosa Parks di Montgomery, Alabama, di spostarsi dai sedili dell’autobus riservati al bianchi e 45 anni dopo il famoso discorso di Martin Luther King “Io ho un sogno”, gli Stati Uniti hanno eletto un presidente afro-americano! Questo è un simbolo potente in un mondo dove la gente viene discriminata per la razza, le convinzioni religiose, l’età, il colore della pelle, l’orientamento sessuale ecc. E’ il simbolo del fatto che la coscienza umana può evolversi, che vecchie verità possono lasciare il posto a nuove verità e che ciò che un tempo veniva ritenuto impossibile si può realizzare. Questa è l’importanza storica di ciò che è successo negli Stati Uniti. Ci congratuliamo con il Presidente Obama e con l’ispirato movimento sociale fatto di gente di tutti i settori della società americana, soprattutto giovani, spes

Grande lezione, Pd impara

L'America ci ha dato una grande lezione di come si deve far politica, il partito democratico e tutte le forze che si riconoscono nei valori della sinistra dovrebbero prenderne esempio. La Clinton e Obama se le sono date di santa ragione , metaforicamente parlando, per decidere chi dovesse rappresentare il partito democatico nelle elezioni Americane. Poi il candidato è stato scelto. A quel punto tutto il partito democratico, anche chi sosteneva altri candidati ,si è unito per appoggiare il vincente della disputa iniziale. Bisognava vincere le elezioni e le hanno vinte soltanto perchè si sono uniti nel sostenere un unico candidato In Italia, invece, la nostra sinistra che vive di lacerazioni interne e di personali protagonismi, non è stata mai capace di unire le sue forze in un unico grande movimento. Anzi, ad ogni occasione non ha fatto altro che formare nuovi partitelli per rivendicare questa o quella particolare idea. Quando si è formato il Pd l'unica cosa intelligente sarebbe

Hussein, da non credere!

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Ho puntato la sveglia alle 5,30 e sono stato fortunato. Così ho visto in diretta Jesse Jackson ascoltare Obama in silenzio, immobile, mentre le lacrime gli rigavano il volto. E sul quel viso c'era Martin Luther King, Angela Davis, Nelson Mandela. Ho seguito il discorso di McCain, dignitoso e rispettoso della contesa. Laggiù quando si perde non si invocano i brogli. Poi Obama. Già. E così mentre in Italia si faranno classi separate per bianchi e diversi dal bianco, negli Usa eleggono presidente un uomo nato a Honolulu da padre Kenyota, vissuto da piccolo in Indonesia. Che di nome fa Barack Hussein! Insomma una svolta epocale. E siccome al di là dei massimi sistemi si vive anche di piccole soddisfazioni, stamattina davanti al caffè ho immaginato il cattivo risveglio di Borghezio, Boso, Calderoli, Castelli, Bossi e compagnia. Gentaglia che siamo riusciti a mandare al governo del nostro paese. E il prode Gasparri che non si è risparmiato la cialtronata giornaliera (Al Qaeda sarà conten