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Benghabrit e la sua attività nella Grande Moschea di Parigi PER SALVARE GLI EBREI ALGERINI da lafarfalladellagentilezza

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  A salvare    gli  ebrei  dai nazi  fascisti      furono     anche    i  mussulmani    come riporto     questa  vicenda     ripresa     dalla bellissima  pagine    Facebook      https://www.facebook.com/lafarfalladellagentilezza Quando Albert Assouline iniziò a raccontare la sua storia, molti non gli credettero. Ma lui si ostinava a raccontarla, perché voleva che il mondo sapesse chi gli aveva salvato la vita. Per questo, molti anni dopo, nel 1983, scrisse un articolo su una rivista dei veterani francesi, per saldare il suo debito di riconoscenza. Ma ciononostante, molti continuarono a non credergli. Però nel 2005 la sua storia fu confermata, quando il celebre cantante algerino, Salim Halali, morì all’età di 85 anni. Halali si era trasferito giovanissimo in Francia, e lì divenne famoso per la sua voce, ma pochi conoscevano il suo passato. Eppure, alla sua morte, venne fuori la sua storia di sopravvissuto durante la Seconda guerra mondiale, una storia molto simile a quella di Assouline

NEL GUADO DI © Daniela Tuscano

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  di cosa  stiano parlando   https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2019/04/ma-e-possibile-che-bisogna-specificarlo.html Forse è la famiglia, l’immagine più eloquente di questa Pasqua sanguinosa. Due famiglie, anzi. Le loro foto circolano insistentemente sul web, coi volti festosi e lucenti. Continuazione e prolificità. Forse, sotto certi aspetti, poco interessanti. Scarsamente “artistici”. I volti sono belli e giovani; ma troppo “normali”, in modo quasi imbarazzante; testimoniano la gioia di trovarsi lì, e null’altro. Non celano alcun tormento interiore, che pure ci sarà stato, ma che si è sempre risolto davanti a un altare, dopo un battesimo o una cresima. Volti senza domande, perché le risposte le scioglievano nelle celebrazioni.Volti di cristiani cingalesi. Volti, adesso, scomparsi. Spazzati via dalla furia jihadista. È stato giusto, anche doveroso, mostrare al mondo attonito la fiumana di bare che hanno attraversato Negombo. Ma il momento supremo, ricapitol

non sempre le fedi \ religioni diffondono l'odio gli ebrei canadesi consegnano agli islamici le chiavi della loro sinagoga dopo l'incendio della moschea

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L'Huffington Post | Di Selene Gagliardi 1/2/2017 Venire discriminati per le proprie idee, la propria etnia e la propria religione è un qualcosa che lascia un segno profondissimo nella storia di una comunità e di ogni individuo, ma dà anche la forza di immedesimarsi nei dolori e nelle storie altrui. Lo hanno capito bene gli ebrei residenti a Victoria, un piccolo paesino del Texas, che hanno visto turbato l'equilibrio della zona dalla distruzione della locale moschea e hanno deciso di agire con un gesto di profonda solidarietà. La struttura del Victoria Islamic Centre è stato spazzato via sabato 28 gennaio da un incendio doloso appiccato per motivi discriminatori, in base a quanto sospettato dagli inquirenti. L'episodio è stato un duro colpo per il piccolo paesino, tanto che la comunità ha sentito la necessità di reagire e far capire che la maggioranza degli abitanti non appoggia minimamente l'atto criminale. In particolare, i credenti ebraici hanno voluto fare un ges

L'APOCALISSE PROSSIMA VENTURA © Daniela Tuscano

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Li guardavo ieri in TV e riflettevo: "Quanta strada compiuta, quanta ancora da compiere!". Li guardavo ieri in TV e pensavo: "Quanta fatica per avvicinarsi! Solo piccoli passi, e intorno il caos". Li guardavo ieri in TV e poco dopo venivo raggiunta dalla notizia dell'ennesimo, orrendo eccidio in Siria, del ritrovamento d'un bimbo italiano e di sua madre fra le vittime dell'attentato in Burkina Faso ma soprattutto - per la specificità dell'argomento, perché le coordinate del mondo s'intrecciano tutte lì - dell'arresto d'un'antimilitarista israeliana. Dell'assassinio d'una sua connazionale davanti ai figli per mano terrorista. Della profanazione dell'Abbazia della Dormizione a Sion. Scritte anticristiane, forse opera degli stessi che lo scorso luglio bruciarono vivo il piccolo Ali e quasi tutta la sua famiglia. Li guardavo ieri in TV e lo sconforto mi assaliva, ripetevo che no, non ce la faremo mai, il nostro passo è tr

velo islamico segno di sottomissione ?

la solita becera ignoranza , anche a sinistra ( sempre che il pd si possa definire di sinistra ) sul velo islamico  http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=19a1d09c69164baf   dale mie  letture   e dal dialogo con amici mussulmani laici e  praticanti  non mi sembra che il velo islamico ricopra  tale   funzione  a differenza del burqa . voi cosa ne pensate in merito ?

LUCIDA FOLLIA

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“Più numerosi adesso che nei primi secoli del cristianesimo”: così papa Francesco nel commentare l’impressionante numero di testimoni immolati per la loro fede. Li hanno uccisi l’odio, il razzismo, l’intolleranza. Ma anche l’indifferenza: la nostra, in primo luogo; e il pensiero va immediatamente alle vite spente in quell’immensa bara d’acqua in cui s’è trasformato l’antico “Mare Nostrum”. Testimoni (martiri) inconsapevoli ma non meno autentici, a qualsiasi credo appartenessero, cui è stata negato, da subito, l’elementare diritto a vivere. Testimoni comunque, perché gloria di Dio è l’uomo. Un movimento ascensionale, che parte dalla terra per giungere al cielo, ma non rinnega, anzi, motiva e dà pregnanza alla prima. Qualsiasi sfregio all’umanità, a quella concreta di ossa e carne, è sfregio al Creatore. I testimoni (martiri) non sono uomini e donne scarnificati; divengono anzi più tangibili e fattuali. È l’agire che conferisce loro una circolare pienezza; la coscienza d’essere cellul

ebrei-cristiani-e-musulmani-insieme-convivere-in-pace-si-puo ? il caso di Djerbahood città graffito in tunisia

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in sottofondo   e  consigliata immagine- John Lennon da , foto  comprese  ,  da   http://www.caffeinamagazine.it/2014-10-20-12-41-28/street-art/ Sapete cos’è Djerbahood? Èun villaggio sull'isola di Djerba, in Tunisia e anche uno dei più grandi allestimenti di street art al mondo. Un progetto nato dalla passione di che, per realizzare a Djerbahood questa specie di "mostra", ha coinvolto più di 150 street artist provenienti da 30 paesi. (Continua a leggere dopo la foto) Tra i nomi di spicco che hanno prestato la loro opera sui muri di Er-Riadh ci sono BomK, Liliween, Shoof, Roa, C215, Faith47, Know Hope, Herbert Baglione, eL Seed e molti altri. Ci sono voluti due mesi per fare il miracolo: far diventare quel piccolo villaggio un museo a cielo aperto. Tutte le opere sono state realizzate con il consenso del sindaco di Djerba e con il permesso dei proprietari di muri e appezzamenti di terreno. Nobile la missione dell'artista: «Ebrei, cristia