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Visualizzazione dei post con l'etichetta morti sul lavoro

prima dello schianto fatale. Il crocifisso del saldatore. In fondo anche Cristo fu un manovale di DANIELA TUSCANO

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kevin laganà, 22 anni. michael zanera, 34 anni. giuseppe sorvillo, 43 anni. giuseppe saverio lombardo, 53 anni. giuseppe aversa, 49 anni. Nomi, età e volti dei cinque #operai travolti da un treno a #brandizzo, in #piemonte, nello svolgimento del loro lavoro. "Mentre lavoro mi è apparso un #crocifisso", scrive Michael nell'ultimo post, poco prima dello schianto fatale. Il crocifisso del saldatore. In fondo anche Cristo fu un manovale. Nomi, età e volti di gente perbene. L'Italia ha il diritto-dovere di vedere non soltanto gli aspetti del Male (gli stupratori di #palermo e #caivano, gli adolescenti ricchi e annoiati che si sono "divertiti" a massacrare una bestiola...), ma di conoscere altri visi, in cui finalmente identificarsi. Perché Kevin, Michael e i tre Giuseppe sono tutti noi. Non un anonimo numero statistico. Il paese ha risposto con l'ingratitudine al loro impegno quotidiano e discreto. Non abbiamo saputo riconoscerli, come non abbiamo riconosci

morire di lavoro © Daniela Tuscano

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Non soltanto Filippo Falotico, Roberto Peretto e Marco Pozzetti (nella prima foto sotto a destra ), deceduti due giorni fa sotto il peso d'una gru . Ma anche Roberto Usai, 22 anni, Dante Berto, 53, Vittorio Tomassone, 59, Luigi Aprile, 51, Pierino Oronzo, 55 e Adriano Balloi, 60. Tutti in meno d'un mese, gli ultimi quattro uccisi in un giorno solo. Uccisi, sì. In maniera atroce e primitiva: ustionati, precipitati da altezze improbabili, stritolati da escavatrici. Assassinati. Le chiamiamo vittime del lavoro, ma il lavoro non miete vittime. Si è vittime per i peccati altrui, peccati che gridano al cielo. Omicidio volontario, oppressione dei poveri, frode degli operai: ci sono quasi tutti, contemplati dal Catechismo di Pio X. Noi ci siamo soffermati esclusivamente sul secondo, il "peccato impuro contro natura", tralasciando gli altri. Questi altri. IL lavoro dà vita e dignità. L'ha santificato il falegname Giuseppe, vi ha preso parte il piccolo Gesù. Ma se &

Giorgio, morto ad Asti per l'esplosione di un frigo: il "gigante buono" che danzava come nessun altro. La leggenda del pianista sul lago di Como: il Festival 'galleggiante' di Alessandro Martire ed altre storie

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Giorgio, morto ad Asti per l'esplosione di un frigo: il "gigante buono" che danzava come nessun altro                                                  di Marco Patucchi Tibaldi, 56 anni, era tecnico manutentore di impianti refrigeranti. Lascia la moglie e tre ragazzi a Santena Repubblica dedica uno spazio fisso alle morti sul lavoro. Una Spoon River che racconta le vite di ciascuna vittima, evitando che si trasformino in banali dati statistici. Vite invisibili e dimenticate. Nel nostro Paese una media di oltre due lavoratori al giorno non fa ritorno a casa e "Morire di lavoro" vuole essere un memento ininterrotto rivolto a istituzioni e politica fino a quando avrà termine questo "crimine di pace". "Caro Giorgio, tutte le mattine al semaforo ci incontravamo. Io andavo verso Torino, tu a prendere la macchina: la tua sigaretta in bocca - scrive Giordano nei social - a malapena un saluto, tutti e due addormentati. Mi mancherà da matti vederti sul lato

UNA PIETRA SOPRA

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È finita, ed è meglio, perché quell'agonia sarebbe stata intollerabile, così arida e refrattaria. Roberto e Federico, operai a Cava Gioia, nelle Apuane, sono rimasti travolti da un'inesausta frana di marmo e non si sapeva più dove fossero, come Rosso Malpelo. Non era Sicilia, ma una Toscana misterica e inattesa. Sbiadito interregno. Adesso è finita, ed è meglio. Il cuore duro de lla roccia era l'incubo d'ogni giorno. Di secoli. Nelle cave e nelle miniere il tempo non si muove mai. Uomini o donne, bestie o cose, tutto in quei luoghi ha un ritmo atarassico. Le voci le sento chiuse, inghiottite dal pallore polveroso. Dalla Lunigiana erano emigrati in Liguria i miei bisnonni. Un'Italia agra. Altri hanno continuato a esistere immersi nel bianco accecante. Roberto e Federico avevano volti moderni e un mestiere antico. È finita ed è meglio. Ma non doveva finire così. Non in un paese che si pretende civile. © Daniela Tuscano

MORTE DEI CAMPI di © Daniela Tuscano

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MORTE DEI CAMPI Come una Nedda cresciuta, o un . Sud verghiano, naturalista e positivista, spietato, di oltre cent'anni fa. Sud dei vinti. Invece siamo nel 2015. E Paola Clemente era italiana. Non un'immigrata. Ma proviamo a sentirla mormorare, mentre s'ammazza letteralmente di fatica in quel deserto di seminagione, "che è quest'Italia?". Sgobbava sette giorni su sette per due euro l'ora, sotto la schiavitù del caporalato. Alla fine è schiattata, ma nelle fotografie, lei, col suo cognome da pontefice (ottocentesco pure quello), riusciva ancora a sorridere. Un sorriso liquido, largamente mansueto sopra un modesto vezzo di perle. Perché la vita è fuori. Deve esserlo.  Paola voleva sentirsi umana e s'insinuava in feste amicali per restituirsi all'umanità. Quell'angolo d'esistenza, i caporali non erano riusciti a spegnerlo. E lei vi s'aggrappava tenacemente. Appesa a un pensiero, alla gioia della famiglia, come Rosso al ricordo d

ricordi di persone scomparse in un giorno di pioggia

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Musica  consigliata  ed  in sottofondo  Modena City Ramblers - In un giorno di pioggia   a  chi leggendo questo post    mi dirà che parlo di cose  tristi  rispondo  come ha  risposto   questa persona  all'interno della discussione   da  cui  ho tratto questo post  di   Ivan Il Terribile   eccetto  l  foto   della  finestra  della mia  camera ( le  altre due le  trovate    qui sul  mio facebook   )    fatta poco fa con il mio samsung GT -S6500 il testo Roberto Ladu la pioggia rende più malinconici...ci son quelle giornate che è bello ricordare anche le cose che ci fanno male...35 minuti fa · Non mi piace più · 2 Quando ti ho visto la prima volta, tutto tirato, dietro il bancone di quella discoteca paesana, mi sei stato subito antipatico. Sorridente e un pò convinto. Capelli scolpiti e un sorriso che non risparmiavi. Poi nasce l'amicizia. Una strana tra ragazzi di età molto diversa, eravamo quasi fratello grande e tu quello piccolo. Tu che riscuotevi grandi suc

Pacchetto sicurezza

"Ho un amico che per ammazzarsi ha dovuto farsi assumere in fabbrica" . Scorrono le immagini del video di Vieni a ballare in Puglia , brano in cui Caparezza , con l'acida affabulazione che lo contraddistingue (un bravo anche ad Albano per il cameo), punta il dito sulle morti da taluni, inspiegabilmente, definite bianche. A me son sempre sembrate nere, nerissime. Acri e primitive come il paesaggio del video, arrostato da un sole implacabile, d'un furore malato, metallico, inquinato. Non è il Sud patinato delle agenzie di viaggio, è la periferia africana dei bus scalcagnati e tossici. E' l'Italia. Avevo condiviso questa canzone con gli amici di Facebook, qualche giorno fa. E ieri, la notizia, l'ennesima, maledetta, intollerabile: non in Puglia, ma in un'altra Africa, cioè la Sardegna: Saras . E Saras si aggiunge alla Torino della Thyssen Krupp, alla Milano del ferroviere cinquantenne, alla terra desolata di Michele e i suoi compagni (fratelli). All'

Per non spegnere la luce...

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  cosa facciamo ? Stiamo alla finestra ? O  proviamo tanti sassolini insieme a smuovere la montagna ? NOI s criviamo al Ministro Sacconi la nostra indignazione. E tu ?  5 minuti del nostro tempo Per non spegnere la luce... Se condividi  posta sul tuo blog l'iniziativa , scrivi ai tuoi amici e PASSAPAROLA ! Riempiamo la "buca"  del Ministro   . La mia lettera al Ministro Sacconi...   Hanno aderito : http://degiorgioblog.splinder.com/   http://lucycy.splinder.com/ E tu stai alla finestra ?

Risposta di napolitano a Samanta di Persio

Signor Presidente, mi chiamo Samanta Di Persio sono una ragazza di 28 anni precaria, membro del Comitato Centrale del Pdci. Non scrivo per me. Il 1° maggio Lei ha consegnato le medaglie ai familiari dei Caduti sul lavoro della ThissenKrupp e di Molfetta. Lei sa che l’anno scorso sono morte 1047 uomini e donne. Lei sa che l’anno prima ne sono morti 1341, e sono morti l’anno prima ancora, ancora e ancora. L’Eurispes ha stimato che dal 2003 al 2006, nel nostro Paese i morti sul lavoro sono stati 5.252. Quante lacrime, quanto dolore. Lei ha vissuto la guerra, la resistenza. Io no. Lei ha potuto combattere per dei valori, per la libertà da una dittatura. Io no. Oggi si devono portare avanti altre battaglie. Anch’io volevo lasciare qualcosa: un libro. Ho deciso di iniziare un viaggio per l’Italia, parlare con le persone che hanno perso i loro familiari sul lavoro. Quando ho iniziato ero digiuna sulle condizioni di lavoro, nel senso: so dai giornali, dalla televisione. Ma poi, quando ascolti