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ma basta polemiche sulla storia passata e guardiamo avanti

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canzone in sottofondo   destra-sinistra  Giorgio Gaber  ma basta  con queste polemiche assurde   sulla  storia passata  . Solo   cosi  lasciandosi alle spalle ( ovviamente senza  dimenticare quello  che  è stato  )     ci può  essere una memoria  condivisa   come in francia su la sua storia  in particolare  sulla rivoluzione francese 1789  e   quella  del 1830  . Solo cosi iniziieremo a fare  i conti  con il passato  ed  eviteremo simili   cose come   questa   ( da   http://www.gadlerner.it/2013/11/27/gli-sdoganatori   una  delle pochissime  volte il  cui il lobby lotta continua   mi trova  d'accordo  ) Si vergogni chi al Senato richiama la memoria di Matteotti e Aventino per .difendere Berlusconi. Proprio loro, gli sdoganatori del fascismo  oppure questa da   http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/26/una-mostra-per-il-beato-rivi-ucciso-dai-partigiani-la-scuola-nega-la-visita-infanga-la-resistenza/791020/ Mostra sul beato Rivi, ucciso dai partigiani. Scuola neg

Corriere della Sera 14.2.12 Matteotti, il delitto e la beffa A rischio le carte del legale che denunciò il processo farsa di Paolo Fallai

Corriere della Sera 14.2.12 Matteotti, il delitto e la beffa A rischio le carte del legale che denunciò il processo farsa di Paolo Fallai PESCARA — Questa storia ne contiene due. Comincia da una calligrafia dolorosa: le lettere sono alte e strette come a precipitare il più presto possibile verso la fine. È il 29 marzo 1926. Velia Matteotti è la vedova del deputato socialista assassinato dai fascisti il 10 giugno 1924. Si è appena concluso a Chieti, dove è stato spostato per allontanarlo da Roma, il processo farsa ad alcuni degli assassini. Un processo a cui Velia non ha voluto partecipare, ritirando la costituzione di parte civile. Scrive «ora che il procedimento è chiuso» per chiedere la restituzione di «tutto ciò che appartiene al suo defunto marito». E in particolare di «una falangetta» che «il rispetto mai negato alla pietà famigliare impone di consegnare alla famiglia del defunto e a questa sola». Ma il triste elenco prosegue: la tessera ferroviaria, una ciocca di capelli, giacca