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Ballando con la stella -- di daniela tuscano

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  Boicottare i mondiali in #Qatar è giusto e doveroso, come giusto e doveroso è stigmatizzare strumentalizzazioni politiche e teppismo in nome del "tifo". D'altronde questi sono pure i mondiali dell' #Iran che non si piega, del #Marocco che sogna (e sì, di là da tutto, fatelo sognare). E sono i mondiali di #SofianeBoufal , nome fino a ieri sconosciuto a una non-appassionata come me. Come la pensi su tante questioni, anche importanti, ovviamente lo ignoro. Ma conta, anche solo per pochi minuti, quella danza sul campo, un po' girotondo un po' minuetto, assieme alla #madre dopo la sorprendente vittoria sul #Portogallo . Li avevamo già visti in occasione di #Belgio -Marocco (0-2), lui seminudo, lei imbacuccata, ma entrambi a loro modo liberi, e liberi erano ieri, mentre ballonzolavano su una spianata verde che - è ben certo - vedevano come un grande mare semovente, magari un tappeto, sicuramente un luogo dove correre soli e felici per l'eternità. Sofiane,

buon 2022 di ©® Daniela Tuscano

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 io  non   avrei saputo dirlo  meglio   . Grande   come  sempre    l'amica    Daniela  Tuscano  a prescindere  dalla  religiosità  o meno   Gruppo    ·  Membri di Diaconia "Santa Maria Egiziaca" in Bresso La fine dell'anno è arrivata. Un anno travagliato, sotto certi aspetti ancor più del precedente. Dallo stordimento della prima ondata pandemica ai lividi della seconda, sono state messe alla prova certezze e comodità. Per qualcuno/a di noi, tali prove sono state particolarmente dure perché hanno inciso direttamente sul vissuto proprio o su quello d'un/a familiare, amicizie ecc. A esse si sono assommati, e forse ingigantiti, i problemi pregressi o se ne sono aggiunti altri, non meno seri. E paradossalmente, questa "summa" di difficoltà può rappresentare un'occasione unica per riscoprire il valore della piccolezza. Abbiamo constatato che, nel nostro mondo opulento, ciò che conta davvero è il sorriso d'una persona vicina, un'uscita per una pass

La sinistra, la destra, il velo ®© Daniela Tuscano

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   da   https://feministpost.it/magazine/ La presidente del Senato   Maria Elena Alberti Casellati  è una distinta signora dal sorriso garbato e dal nome roboante. Politicamente si situa a destra. In altri tempi l’avremmo definita una democristiana conservatrice.   Al femminismo poi è estranea,   cosa che d’altronde non le ha impedito, nel discorso d’insediamento, di pronunciare parole ferme e non retoriche sul fenomeno della violenza misogina. M’è capitato di ripensare alla signora dopo il  webinar su  Velo e libertà   con Marina Terragni, Sara Punzo e Maryan Ismail. Esattamente due anni fa, un tempo infinito per i ritmi dilatati dell’era-Covid, Casellati incontrava a Doha il primo ministro Abdullah bin Nasser bin Khalifa al-Thani, un altro che quanto a nomi e patronimici non scherza. Nello stesso periodo veniva ricevuta da papa Francesco. In entrambe le occasioni si notava l’abbigliamento composto e formale, eppure disinvolto e in un certo senso volitivo. A fianco del ministro qatari

LE RIFLESSIONI DEL FILOSOFO SORRIDENTE - L'ultimo libro di Cristian Porcino

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Porcino dà alle stampe un nuovo lavoro, Ciao, Prof! , ed è subito gioia. Come definirlo? Diario d'un insegnante ai tempi del Covid? Riflessioni degli studenti alle prese con la DaD? Troppo poco, e anche scontato, per un autore la cui cifra è l'imprevedibilità. Assieme a Cristian Porcino si sa da dove si parte ma non dove si arriva. E ciò fa di lui, oltre che un narratore, un autentico docente: colui che conduce, stimola e fa emergere la creatività di ogni ragazzo/a. Un novello Socrate - uno dei ricordi del Nostro si apre proprio con questo nome - che prende per mano i suoi Fedone e le sue Diotima, infrange le loro certezze, li fa deragliare, li emoziona, li diverte, per poi condurli sui Campi Elisi del sapere infinito. E irrisolto. Porcino assomma l'entusiasmo del giovane alla saggezza del filosofo. Non fornisce risposte, non è il suo compito. Solo nella diuturna ricerca crescono le civiltà, solo in essa si diviene adulti. Un filosofo sorridente, come il Luciano De Cres

All'origine del razzismo come lo intendiamo oggi e come annientarlo

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Sfogliando gli account fb di voi utenti ho trovato su quello di ‎ Daniela Tuscano ‎  che  riprende   da     Amici della Filosofia e dei Filosofi  il    post   Cecilia Alagna 11 giugno alle ore 14:27  ·  # razzismo   # misogina   # patriarcato All'origine del razzismo come lo intendiamo oggi e nelle forme che ha assunto negli ultimi 250 anni c'è la conquista del continente Americano. Il padre di tutti i razzisti fu J.G. de Sepúlveda che sostenne la prima tesi apertamente razzista della storia europea. . Eppure proprio per dimostrare l'inferiorità degli indios Sepúlveda utilizza le categorie che erano ritenute inferiori da sempre: donne, bambini ed animali. Il che dà l'idea che il razzismo non sarebbe esistito senza una misoginia profonda che era supportata da filosofia e teologia ( Aristotele e Tommaso d'Aquino). Il ragionamento che viene fatto in questo periodo, chiedendo alle donne ed al femminismo di

riflessioni sul primo maggio di Viviana Fabia Pizzi

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  dalla  bacheca  di  daniela   tuscano Viviana Fabia Pizzi 8 h Non aggiungo altra retorica alla retorica. Il lavoro dovrebbe essere costituzionalmente garantito ma sta diventando un privilegio non un diritto. Il lavoro ogg i non va più per merito ma per raccomandazione e lecchinaggio. Il lavoro, quando lo raggiungi, spesso è frutto di un compromesso con sé stessi che ti porta ad accettare cose non adeguate alla tua formazione professionale o istruzione. Il lavoro è più difficoltà se sei una donna. Un lavoro dove in base al sesso un uomo guadagna di più non è un lavoro dignitoso. Il lavoro dove un capo può molestare o addirittura stuprare una propria dipendente non è lavoro. Il lavoro dei mancati metoo per paura di licenziamenti non è un lavoro. Il lavoro che ha bisogno di uno psicologo per permetterti di poter affrontare l'ambiente lavorativo non è un lavoro. Un lavoro in nero non è considerato lavoro dallo stato. Un lavoro a partita IVA che ti porta alla paura co

NOI SIAMO MAGGIORANZA di Daniela Tuscano

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chi era Luca  Rossi  Trentatré fatidici anni, e sottolinearlo è forse scontato, forse retorico, ma necessario. Se ha un senso la parola "giovani", ce l'ha nell'interruzione, nell'incompiutezza, in quell'inafferrabile voglia che a noi adulti fa scuotere il capo, e dire "impossibile, se l'è cercata". È vero: quasi sempre i sogni giovanili sono irrealizzabili, esagerati e un po' sciocchi. Ma provate a privarvene, per un solo istante. Provate a credere davvero che questo sia il migliore dei mondi possibili. E vi trovereste ancora là, nel brodo primordiale, non giovani ma bruti, senza tempo né spazio. I giovani, di utopia possono morire. Ma cancellatela, e li avete abortiti in grembo. Il 22 febbraio 1986 Luca Rossi, un giovane studente della Bovisa, iscritto a Dp, che di sogni aveva la testa arruffata (no, scomposta), viene ucciso "per errore" nel modo più prosaico possibile, su un autobus, da un poliziotto. Luca forse è già vissuto trop

Venerdì Santo. La Via Crucis al Colosseo con le «donne del Vangelo»

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  condiviso sula nostra pagina  facebook    compagnidistrada   dall'amica  daniela  tuscano  Venerdì Santo. La Via Crucis al Colosseo con le «donne del Vangelo» Lungo il cammino che porta il Signore al Golgota e poi al sepolcro ci sono «gli uomini, le d onne, persino i bambini violentati, umiliati, torturati, assassinati, sotto tutti i cieli»; c’è «ogni povero che è nudo, prigioniero, assetato»; c’è il «pianto delle donne» che «non manca mai in questo mondo» insieme con quello «dei bambini terrorizzati, dei feriti nei campi di battaglia che invocano una madre», il pianto «solitario dei malati e dei morenti sulla soglia dell’ignoto», quello «di smarrimento, che scorre sulla faccia di questo mondo che è stato creato, nel primo giorno, per lacrime di gioia, nella comune esultanza dell’uomo e della donna». E ci sono ancora «le menzogne che ambiscono a regnare sui nostri cuori» oppure «la follia dei torturatori e di chi li comanda». Ma ai piedi della Croce c’è anche – e soprattut

NOI SIAMNO ONDINA di © Daniela Tuscano

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  Leggi anche  https://g.co/kgs/eWSeBJ https://it.wikipedia.org/wiki/Ondina_Valla Si chiamava in realtà Trebisonda e, nell'entusiasmante spettacolo allestito al Centro Asteria di Milano, deve superare otto ostacoli, oltre a quelli agonistici. A partire dal nome (e uno): prolisso, enfatico, estenuante. Ma soprattutto lento per lei, la ragazza-fulmine coi piedi per terra. "E nemmeno Lei, Trebisonda, era uno spirito indipendente e cocciuto, d'una praticità tutta emiliana, per dirla con Pasolini; sola femmina dopo quattro maschi, ebbe nel padre e nei fratelli i primi fans. La madre invece la ostacolò (e due), esigendo da lei quelle doti di grazia e sottomissione che la figlia non ebbe mai. A riprova che le gabbie arrivano da chi ci sta accanto, e la solidarietà fra oppressi (oppresse) è un favoleggiamento romantico. Ma, se la mamma rompeva, la schiena doleva; prodromo di quella spondilosi vertebrale che le avrebbe ostacolato l'attività agonistica dopo Be

SINISTRA E UTERO IN AFFITTO: RISPOSTA LAMPO A MARINA TERRAGNI di daniela tuscano

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l'intervento   della Terragni   http://marinaterragni.it/ora-la-sinistra-dica-chiarezza-cosa-pensa-dellutero-affitto/ Perché sull'utero in affitto la sinistra tace, esprime obliquamente il suo favore o farfuglia imbarazzata? Ecco un tentativo di risposta. Perché in realtà essa è già assolutamente favorevole all'utero in affitto. Lo sappiamo bene. Solo che adesso esita a esplicitarlo, non conviene ancora politicamente. I tempi non sono maturi. In attes a di "ridere di queste resistenze medievali", per parafrasare un noto rappresentante di quella parte politica (che della c.d. gpa ha usufruito e non esclude di farlo ancora), occorre una massiccia opera di convincimento o "educazione": mettere di fronte al fatto compiuto, diffondere storie zuccherose di coppie di "padri" felici - non certo di mamme: l'utero in affitto serve ai maschi, non alle donne, nemmeno lesbiche - con la velata, ma non poi tanto, minaccia dell'accusa

.Vino vecchio, otri logori di © Daniela Tuscano

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. I media e la blogosfera sembrano essersi accorti soltanto ieri del viaggio papale in America Latina. E solo a causa di “quella” foto, il crocifisso incastonato, tutt’uno con un martello in cui s’intreccia una pesante falce, dono del presidente boliviano Morales. Un crocifisso “comunista”, come ha titolato la quasi totalità della stampa e l’ha presentato l’astuto Evo, pronto a sfruttare propagandisticamente il colpo. All’aggettivo, che molti volevano confinare fra le anticaglie della storia, lo scandalizzatissimo Socci ha aggiunto nei suoi editoriali di fuoco altri vocaboli: vergogna e coca. Mancano all’appello sesso & rock’n’roll, ma non mancheranno i pretesti e con essi l’ennesima scomunica socciana. Eppure Francesco è lì da settimana scorsa. Ha visitato l’Ecuador, si trova in Bolivia, andrà in Paraguay. Eppure i suoi appelli, la sua voce, avrebbero dovuto destar l’attenzione non solo dei cattolici, ma anche di chi, non credente, si è però sempre proclamato a fianco dei pop