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Uomini e no

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  Uguali perché unici. E' bello che la Giornata delle Persone con Sindrome di Down si svolga, quasi si stenda, tra i colori dell'autunno, nel loro sfumare ondulato e tenuamente monotono. E' una sensazione di conforto, di grembo, di gioia pura, di riconciliazione. Una giornata, se vogliamo, lenta. Una giornata che ci ricompone nella nostra natura balbettante, nei nostri primi passi, nelle nostre provvidenziali cadute. E' una domenica resa al suo significato di festa, e non "un giorno da buttare" come riecheggiavano gli stinti versi di un'infelice, vecchia canzone. E' qui, per ricordarci che da buttare non c'è proprio nulla, e che l'imprevisto è dietro l'angolo, col suo carico di ansie, tribolazioni, dolori e intense gioie. *** Cos'ha fatto? Ma che razza di domanda è? Non plaudiamo indiscriminatamente a Barack Obama ma, contrariamente a tanti moralisti dell'ultima ora, siamo consapevoli - e, a quanto sembra, lui pure - che la forma

Ne siamo orgogliose

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Ormai la conoscono tutti. Ormai lo sanno, che è stata nuovamente, ignominiosamente condannata ad altri inutili, protervi, impacciati, stupidi (poiché inutilmente crudeli) 18 mesi di arresti domiciliari. E' un problema di democrazia, hanno detto. Certo. Perché è un problema di donne. E di uomini. Non per nulla un raro uomo che l'aveva compreso si chiamava Walt Whitman. For you o democracy , ricordate? No, arrestate i sorrisini. Non alludeva solo al "dolce amore dei compagni" . Voleva pure le compagne, lui. Femminista, cioè compiutamente uomo, come Pasolini. Aung la conoscono tutti, dicevo. Ma non si tratta solo di lei. Isabella Bossi Fedrigotti scrive di donne sole, libere e coraggiose. Concordo solo in parte. Nel suo commento usa il termine "fragilità". Sono forse fragili, Natalia Estemirova , Zarema Sadulayeva , Clotilde Reiss e, nemmeno a dirlo, Anna Politkovskaia e l'arcinota Neda Agha Soltan ? Perché "fragile" è un aggettivo ambiguo, do

Senza uomini

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Non destava impressione più di tan to, ieri, il raffronto in Quirinale tra le vedove Pinelli e Calabresi . E alludo alla loro fisicità, al diverso modo di essere donne. L'una severa, quasi asessuata, d'una compitezza rigorosa che ne rifletteva la verginità intellettuale. Quasi un'antica scolara, fissata in uno scatto senza tempo, non fosse stato per il baluginio guizzante degli occhi scurissimi. L'altra scintillante, decisamente bella ma d'una bellezza non sonora, piuttosto asciutta e regale, d'una perduta essenzialità lombarda. Non due mondi, bensì due monde: perché femminili e perché nette, linde, trasfigurate, solenni nella semplicità dei gesti, emergenti sul formicolio scomposto e insensato dei piccoli uomini violenti. Che è bene stiano fuori, da queste monde e dall'oggi, solo nostro. Le donne, pur lontanissime, si ricongiungono sempre, riallacciano il filo d'un linguaggio, quello dei gesti e dei fiati, ignoto alla cifra maschile. Che, infatti, lo h