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Senza titolo 633

Il delirio dell'olio di colza di Jacopo Fo Cari lettori, vorrei porre la questione morale. Anzi la questione mentale. In questi giorni ho sperimentato direttamente il livello di disturbo mentale di cui soffrono in primo luogo i mass media e in generale il popolo italico. Scoppia il caso biodiesel, e, come per incanto, ricevo un mucchio di telefonate da parte di giornalisti che mi chiedono di parlare del nostro distributore di biodiesel. Il primo d'Italia. E io mi diverto a rispondere: "Ma come non ha letto i nostri comunicati stampa? Non segue i nostri siti internet? Legge solo le agenzie di stampa autorizzate?" Provo un certo gusto a dire: "Guardi, il distributore non l'abbiamo aperto in questi giorni ma cinque anni fa. E l'abbiamo chiuso piu' di due anni fa perche' il governo Berlusconi ha vietato il biodiesel. Abbiamo fatto proteste, raccolto firme..." Ed ecco il cronista che non ci puo' credere: "Ma come l'hanno vietato? Hann

La nostra libertà nasce dal rispetto dei diritti degli altri

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  da  una  rivista  online  http://www.psychologies.it/rivista/gennaio_2005/ ho  trovato questo editoriale   interessante    che mi trova  perfettamente    d'accordo, È di questi giorni una notiziola scarna proveniente dalla Corea del Nord*, passata quasi inosservata in un momento in cui i media hanno ben più polposi argomenti da azzannare: si tratta della feroce campagna condotta dall’ultimo regime comunista duro e puro del pianeta attraverso giornali, radio e televisione, per imporre al popolo un look appropriato. “Non permettete alla vostra zazzera di raggiungere una lunghezza controrivoluzionaria!”, tuona da Seul la tv di Pyongyang, “le persone che portano vestiti di uno stile che non è il loro provocheranno la rovina della nazione”, fa eco il Redong Sinmun, quotidiano organo del partito. Niente di nuovo sotto il sole: il regime talebano di Kabul imponeva agli uomini di non tagliarsi la barba. E, senza andare lontano, a casa nostra durante il Ventennio vigevano regole severissi

Senza titolo 330

FABRIZIO DE ANDRE' Maria nella botteaga d'un falegname (1970) Maria: "Falegname col martello perché fai den den? Con la pialla su quel legno perché fai fren fren? Costruisci le stampelle per chi in guerra andò? Dalla Nubia sulle mani a casa ritornò?" Il falegname: "Mio martello non colpisce, pialla mia non taglia per foggiare gambe nuove a chi le offrì in battaglia, ma tre croci, due per chi disertò per rubare, la più grande per chi guerra insegnò a disertare". La gente: "Alle tempie addormentate di questa città pulsa il cuore di un martello, quando smetterà? Falegname, su quel legno, quanti corpi ormai, quanto ancora con la pialla lo assottiglierai?" Maria: "Alle piaghe, alle ferite che sul legno fai, falegname su quei tagli manca il sangue, ormai, perché spieghino da soli, con le loro voci, quali volti sbiancheranno sopra le tue croci". Il falegname: "Questi ceppi che han portato perché il mio sudore li trasformi nell'immagine

Senza titolo 186

Succede nell'italia della "casa delle libertà" (!) Bavaglio. E ora vogliono "pacificare" internet. Dopo il decreto Urbani, la situazione e' la seguente: se scarichi musica, vai in galera. Se chiedi il pizzo alla gente e ti chiami Siae, non solo non vai in galera ma lo stato ti batte le mani. Per musica "a scopo di profitto" ("non di lucro": il ragazzino che s'e' fatto il Cd con gli amici) ti danno quattro anni: a Pacciani per lo stupro della figlia hanno dato quattro anni e sette mesi. In Spagna hanno levato l'Iva dai Cd. In Italia, oltre all'Iva e alla Siae, si parla di una tassa in piu' di 40 cent a giga. Tutti i siti andranno registrati, in doppia copia, negli archivi di stato: diversamente ricadranno nella legge del 1939-XXI sulla... "stampa sovversiva". Nel complesso, la legislazione anti-internet piu' repressiva d'Europa: votata alla bipartizan, visto che a votare contro c'e' stato solo