Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta ancxhe il pontefice si dimette

San Pietro e il bar

Immagine
Alcuni anni fa accompagnai i miei studenti a Roma e in Vaticano, per la consueta gita scolastica. Mi capitò di soffermarmi a osservare, da una delle enormi finestre, il panorama sottostante. La città si stendeva mite e sensuale come un'immensa dama, ma con qualcosa di terribile, simile alla Natura leopardiana prima dell'incontro con l'Islandese. Fu un attimo di cui rammento il silenzio perfetto, vitreo, confitto nei millenni. Ero a contatto diretto con Dio - o con la sua totale assenza. Perché, davvero, non percepivo nessuno. Udii la mia voce commentare: impossibile. La città, la metropoli, l'urbe, diveniva il mondo. Infiniti, moltiplicati mondi. Un labirinto di occhi, di fiati, di drammi, da contare uno per uno, cui dare risposte definitive. Ma come avrei potuto farlo, in nome di Dio ? Per me, il problema non si sarebbe mai posto, in quanto donna. La fabbrica di Cristo, che aveva scalzato Gesù, mi aveva esclusa dal controllo totale dell'anima del mond