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Oltre il muro

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"Qualunque". Odiava quell'aggettivo appiccicato a un giorno. "Qualunque". Cioè inutile, slabbrato. Da dimenticare. Che avrebbe potuto esser gettato nel cestino, senza soffrirne troppo. Solo che, trattandosi d'un lembo di vita, le sembrava uno scialo. Ore rubate allo stupore, al miracolo e al ringraziamento. Persino all'aria che respirava. Eppure Milano era davvero qualunque. La solita. Grigio su grigio. Silenzio, intorno alla diaccia periferia; e pennellate di deserto, un deserto di seppia, dilatato. La ragazza attendeva, ormai mancava poco. Sarebbero arrivati gli amici, il pomeriggio risolto. Ma, in quegli istanti di solitudine, quasi malediceva sé stessa, il suo eccessivo tempismo, quel rimaner là, in una virgola di tempo vuota, sospesa nell'ubbia. Poi, d'un tratto, un tramestio di voci. Uno stormo di voci. Improvvise, all'unisono. Levò lo sguardo: non vide nessuno. Voci senza padrone. Alla fine, capì. Provenivano proprio da q