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Visualizzazione dei post con l'etichetta © Daniela Tuscano

Figli senza padri di DANIELA TUSCANO

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  DA  https://www.dols.it/   ON  11/02/2024                                     Daniela Tuscano Uno dei motivi per cui amo febbraio è il Festival di Sanremo. Ecco, l’ho detto, anzi scritto, e sono spacciata poiché, com’è noto, scripta manent. Le ragioni sono molteplici e quasi tutte extramusicali: amore per la mia seconda città,  voglia di leggerezza,  ricordi di gioventù. Ciò non toglie che uno spazio per le canzoni – e i loro interpreti – lo riservi sempre. Non mi dilungo in analisi approfondite sui brani:  Angelina Mang o probabilmente meritava di vincere, voce bella e versatile, brano piacevole, faccia normale e sentore di fiori, come certe mie cugine, come gli assolati pomeriggi del Sud.Sono rimasta piacevolmente sorpresa da  Ghali,  cantante prestato al rap: genere che, letteralmente, non sopporto, e di cui l’artista milanese è famoso portavoce. Infatti non l’ho mai seguito. In questa prova l’ho trovato misurato e credibile.  Tra lui e Angelina corre una generazione, non a livell

prima dello schianto fatale. Il crocifisso del saldatore. In fondo anche Cristo fu un manovale di DANIELA TUSCANO

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kevin laganà, 22 anni. michael zanera, 34 anni. giuseppe sorvillo, 43 anni. giuseppe saverio lombardo, 53 anni. giuseppe aversa, 49 anni. Nomi, età e volti dei cinque #operai travolti da un treno a #brandizzo, in #piemonte, nello svolgimento del loro lavoro. "Mentre lavoro mi è apparso un #crocifisso", scrive Michael nell'ultimo post, poco prima dello schianto fatale. Il crocifisso del saldatore. In fondo anche Cristo fu un manovale. Nomi, età e volti di gente perbene. L'Italia ha il diritto-dovere di vedere non soltanto gli aspetti del Male (gli stupratori di #palermo e #caivano, gli adolescenti ricchi e annoiati che si sono "divertiti" a massacrare una bestiola...), ma di conoscere altri visi, in cui finalmente identificarsi. Perché Kevin, Michael e i tre Giuseppe sono tutti noi. Non un anonimo numero statistico. Il paese ha risposto con l'ingratitudine al loro impegno quotidiano e discreto. Non abbiamo saputo riconoscerli, come non abbiamo riconosci

guerra di classe di Daniela Tuscano

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Erano nascosti nella stiva dell'ennesima carretta del mare. Sono morti in 100 nel Mare Egeo, tutti bambini.A Roma è morto un bambino. Ed è lo stesso. Sia quei cento sia quell'uno sono vittime dell'ignoranza prepotente, dell'ignoranza voluta ed esibita, sfacciata, vuota. I primi subiscono le migrazioni a causa dei predatori delle loro terre, dai magnati delle guerre, locali e occidentali. Che ingrassano sulle miserie altrui. E le irridono. Il bambino italiano viaggiava su una Smart con la madre e la sorellina di tre anni. Lui ne aveva cinque. Cinque come i debosciati che li hanno falciati via. Balordame che le Smart, si dice, le schifavano. "Ah poraccio!" strillavano all'indirizzo del guidatore. Loro, youtubers di successo, acchiappalike del niente, si potevano permettere la Lamborghini. Mica per usarla, eh. Per sgassare. Per sfasciarla se la scommessa era quella. Perché sì. La Lamborghini si è trasformata nella simbolica arma della lotta di classe. No, del

Welch e Radius, l'ultimo sogno di © Daniela Tuscano

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Di Raquel Welch, scomparsa a 82 anni il 15 febbraio scorso, sapevo pochissimo. Quanto bastava. Che era bella e festosa, donna totale, più erede di Mae West o Rita Hayworth che antenata di Shakira.    Anche se si denudava, c'era qualcosa di pudico nel suo corpo, nel suo sorriso eburneo e meticcio. Qualcosa che l'accomunava alle tele rinascimentali, alle allegorie di Giacomo Serpotta, e, in fondo, alla famiglia. Mentre lei spopolava con pellicole destinate a rimanere nell'immaginario collettivo benché non sempre memorabili ("Un milione di anni fa, il bikini in pelle!),  io trascorrevo la mia estate calda ad Arenzano in compagnia dei pupazzi Disney e di mio padre che si divertiva leggendo "Piccolissimo" del mitico Antonio Amurri :   piccolissima, gustosa saga familiare grazie alla quale conobbi per la prima volta il nome di Raquel. Il protagonista, papà Antonio medesimo, trovava "inquietante" l'apprezzamento verbale - "fichissima'! - tribu

basta un gesto organizzato o spontaneo che sia per mandare a ramengo il lavoro degli educatori

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   applicando   il metodo 'sti  cazzi   tra  le  discussioni  su fb  ed  non  perchè    volevo  evitare   ,  che  illusione   ,  San remo   riguardanti   il  caso di blanco (     provocazione     ,  atto  d'incazzatura  ,   vandalismo   , bullismo  , messa  in scena    organizzata   )  una delle più interessanti   è  quella  di  dell'amica   Daniela   Tuscano Io, lui & le rose Ebbene sì, guardo #Sanremo . O almeno ci provo perché di solito crollo dopo circa mezz'ora. Ieri sera, poi, ho ceduto di schianto subito dopo #Mengoni (una buona performance come quella di #AnnaOxa , ancora gran voce - sempre più vicina al #rockblues - benché non sia mai stata una sua ammiratrice). Mi hanno svegliata, fugacemente ma sgarbatamente, le squillanti stecche di #Facchinetti , e non ho fatto in tempo nemmeno a vedere #StefanodOrazio sullo schermo. A questo punto ignoro se #Blanco si fosse già esibito oppure no. E nulla sapevo delle polemic

Crosby, un'Odissea americana di © Daniela Tuscano

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Alla fine, incredibile ma vero, il traguardo degli 80 l'aveva raggiunto pure lui. L'aveva addirittura superato d'un pelo, come Ulisse dopo aver avvistato il monte del Purgatorio. E hai voglia a dannarlo nelle Malebolge, intanto l'inosabile l'aveva acciuffato, coi suoi occhi umani, eternando l'attimo. David Crosby è stato l'eroe di un'Odissea americana, sognata, sognante, ma con un lascito di cruda malinconia.  Uno dei primi successi recava un titolo europeo, francese, "Déjà vu", peraltro legato ad alterazioni transoceaniche. Ma Crosby non fu solo sesso, droga e rock'n'roll. Come Ulisse si perdette e sbalestrò, si riprese, ricominciò e cadde. Gli ultimi tempi voleva tornare "per l'alto mare aperto" ma si era poi arreso all'età e alla ragione. Déjà vu anche per questo senso del limite, oggi così raro, e in fondo eroico; non si è indispensabili anche perché lui, nel tempo, aveva già fissato i suoi capolavori. Due su tutti

MARTIRIO DEL NATALE di © Daniela Tuscano

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Soha Etebari, uccisa il giorno di Natale a un posto di blocco iraniano mentre si trovava in automobile con i genitori, non pareva una dodicenne. Le fotografie riproducono il viso stupendo d'una bimba di 6-7 anni inghirlandato da ricci antichi, gli occhi colmi di gioia mite, quasi a contenere il dolore del mondo. Occhi che non capiscono, disarmati. Soha non c'entrava con le proteste, si sono affrettati a dichiarare i genitori. Ma per questo è diventata il simbolo per antonomasia della tragedia iraniana, e dei martiri innocenti d'ogni paese. L'innocenza dell'esistere originario e quasi biologico, la casualità che precede vissuti, culture e religioni. L'innocenza che toglie qualsiasi pretesto alla sopraffazione e la mostra come male nudo, totale. È così che "il Verbo si fece carne": perché ogni esistenza, fin dal principio, ha motivo, ha valore, è. Lo sintetizza splendidamente Edith Stein: "È più facile farsi inchiodare con Cristo sulla croce che div

Certi uomini di © Daniela Tuscano

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Adesso che il Mondiale è archiviato, è tempo di riflettere. Si è trattato - l'abbiamo ripetuto più volte - di una delle peggiori edizioni di sempre: per l'avida pavidità della Fifa, pronta a eludere diritti umani e '"inclusività" davanti ai fiotti di denaro d'un Qatar sbrilluccicante d'intolleranza, fasti sardanapaleschi e tormento di lavoratori-schiavi. Abbiamo assistito al dramma dell'Iran, subito eliminato, non dal gioco ma dalla vita: molti calciatori persiani sono stati incarcerati, a volte giustiziati, per aver manifestato solidarietà ad Ahsa Amini e a tutte le donne e ragazze oppresse dagli ayatollah. Perché l'ombra che incombeva su questi match virili era un'ombra, anzi un velo, femminile. Sono stati Mondiali brutti ma simbolici, Mondiali di traverso, Mondiali non detti: dove chi ha vinto, non necessariamente sul campo, è stato uomo solo grazie a donne. Sono stati uomini i già nominati iraniani (ma pure l'equivalente squadra di pall

Buzzanca senza Lando © Daniela Tuscano

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 Di Buzzanca non amavo Lando. Il Lando degli anni '70, il Lando dei fumetti sexy, il Lando "montatore", nomignolo che non necessita di spiegazioni. Le femministe facevano bene a detestare lui e film pessimi come "La schiava io ce l'ho e tu no", e hai voglia a dire che si trattava di satira, o più modestamente di sfottò: c'era complicità invece, ed egli del resto ci credeva, da siculo d'annata, nel maschio "selvaggio" che riaffermava il suo antiquato virilume. Non lo sopportavi quel Lando, anche per altri motivi. Perché era attore vero, brillante nel varietà, versatile e generoso in TV, e grande, finalmente grande al cinema. Sanguigno e massiccio, verista e sinistro nei "Viceré", alla fine masticato e scialato, come tutti i vecchi, che ne sentivi l'odore e quasi la putrefazione e insieme la tenerezza, strepitoso nel ruolo d'un vecchio omosessuale con l'altro "mostro sacro" Carlo Delle Piane in "Chi salver

avrei voluto © Daniela Tuscano

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 Leggi anche  https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2021/12/pietro-carmina-una-delle-vittime-della.html (Letture: Is 30, 18-26b; Sal 145/6; 2Cor 4, 1-6; Gv 3, 23-32a - V domenica di Avvento - anno C) Avrei voluto preparare una bella riflessione per oggi, di quelle ponderate che impressionano l'uditorio e vellicano il narcisismo di chi le pronuncia. Ma, come la liturgia suggerisce, i piani di Dio sono diversi dai nostri, le torri della vanità crollano, la ri-velazione è tale solo per chi si perde. In questi giorni a crollare è stata una palazzina di #Ravanusa , in provincia d' #Agrigento , stroncando le vite di due giovani #sposi e una nascente. Un divenire che già era realtà senza però quella luce serbata solo nel cuore, quindi purissima e immacolata. Maschio o femmina che fosse, il bambino della giovane coppia è stata la creatura terrestre più vicina a Gesù, come lui inerme e innocente e minimo. Su di lui, o lei, si facevano grandi sogni, ché diventare genitori rinfre

FAR LA FESTA AL NATALE di © Daniela Tuscano

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  ...e nemmeno sa, la Commissione europoide, che Giovanni, Maria, Giuseppe e persino Gesù non sono nomi soltanto "cristiani". Appartengono a profeti e sante veneratissimi dai musulmani, i quali, di conseguenza, li usano per i loro figli, nei corrispettivi arabi Yahya, Myriam o Mariam, Youssef, Isa. Si potrebbe eccepire che vi ricorrono pure gli arabi cristiani, ma quelli per la Commissione non esistono, come non esistono le donne, anzi, le bambine che soprattutto in Pakistan e Nigeria vengono rapite, stuprate, convertite a forza e vendute a maschi sessantenni per cui nessuna femminista liberal ha voluto mobilitarsi; mai una genuflessione per il calvario decennale di Asia Bibi ieri, né per Maira Shahbaz, Huma Younus e Leah Sharibu oggi. Maira a 14 anni ha subito un sequestro, una violenza sessuale ed è stata obbligata ad abiurare prima di sfuggire agli aguzzini con le sue sole, piccole-grandi forze. Anche Maira e Leah erano quattordicenni quando i jihadisti le hanno prelevate