A 25 anni Gianluca Floris, di Villacidro, gestisce l'azienda zootecnica di famiglia dopo aver perso tragicamente i genitori pochi mesi fa.



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"La mia vita da pastore scelta per mamma e papà", la storia di Gianluca Floris

Oggi alle 13:35 - ultimo aggiornamento alle 14:10

                                              Gianluca Floris

La forza di rialzarsi subito forse gliel'hanno data proprio i suoi angeli custodi: mamma, Sebastiana Gioi, e papà Giovanni che hanno costruito un'azienda con oltre 1000 pecore, suini e un minicaseificio (avrebbe dovuto aprire proprio nel periodo dell'incidente stradale).
Gianluca continua ad occuparsene con amore anche se ora il carico sulle sue spalle si è fatto più pesante.
Sveglia alle 4, poi di corsa a mungere le pecore, svolgere le prime attività della giornata, controllare i terreni e poi la contabilità e i clienti fino alle 21.
Lo aiutano due dipendenti, più gli stagionali.
"Solo ad agosto - ammette il giovane allevatore - mi concedo un riposino dopo pranzo. Lo considero un po' come le ferie. Da ottobre a luglio invece si lavora solo con una pausa di un'ora per pranzo. Arrivo a fare 20 ore di lavoro al giorno".
Non è troppo?
"Non posso fare diversamente. Le pecore devono mangiare tutti i giorni. In campagna non ci sono pause. Ho delle responsabilità di cui mi sono fatto carico".
Non vorrebbe un'altra vita, più semplice?
"Mi piace tantissimo il mio lavoro altrimenti non avrei potuto reggere nemmeno un giorno. Non mi pesa così tanto fare sacrifici. Quando posso, dopo il lavoro vedo gli amici come qualsiasi altro ragazzo. La vera difficoltà è il periodo di crisi del settore".
Quali sono i problemi?
"Non c'è più un margine di guadagno. Ormai lavoriamo senza coprire nemmeno i costi. In altre nazioni, a differenza dell'Italia, si è riusciti a creare un meccanismo che permette di stabilizzare i prezzi. Da noi questo non succede. Se oggi il latte viene pagato 60 centesimi al litro e io ne spendo circa 70 al giorno per il fabbisogno alimentare di ciascuna pecora cosa mi resta? Ecco perché le aziende sono in rosso e i ragazzi abbandonano le campagne".
Non c'è guadagno?
"Non so quanti, come me, possono resistere con un reddito netto di 500 euro al mese. Io le altre risorse devo reinvestirle in azienda. Piuttosto che fare il pastore molti fanno le valigie. Io resto per salvare tutti gli insegnamenti che i nonni e i miei genitori mi hanno lasciato. Spero di averli resi orgogliosi. Magari dal cielo mi stanno guardando".
Stefania Pusceddu

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