L'altro 27 gennaio giornata della memoria Prima puntata le etnie gitane il Porrajmos,

in sottofondo Khorakhané (A forza di essere vento) -  Fabrizio  de  Andrè


da  http://www.famigliacristiana.it/
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Lo so che  con questo post   m'inimicherò  e  vedrò l'abbandono sui miei social   molti  persone  ,visto il pregiudizi  e luoghi comuni  che  ci sono   ancora  oggi  verso i  popoli gitani  io preferiscono chiamarli cosi    tanto da  non distinguerli (anche se  differenze  sono labili e  sottili  )  e   da  considerarli  tutt'uno  ed  usare  un unico termine  Zingari . Come  annunciato  nel post precedente
Inizierò la prima  delle   4 puntate    sui  vari olocausti   fatti  da Hitler e Mussolini   . Oggi parlerò   e lo faccio iniziando  con queste  serie di poesie  di Mariella Mehr scrittrice e poeta svizzera di etnia Jenisch



« Per tutti i Rom, Sinti e Jenische,
per tutte le ebree e gli ebrei, per gli uccisi di ieri e per quelli di domani »
« Non c'era mare ai nostri piedi
anzi gli siamo
sfuggiti a malapena
quando le disgrazie
si dice
non vengono mai sole
il cielo d'acciaio ci incatenò il cuore
Abbiamo pianto invano le nostre madri
davanti ai patiboli
e ricoperto i bambini morti con fiori di mandorlo
per scaldarli nel sonno
il lungo sonno
Nelle notti nere ci disseminano
per poi strappare noi posteri alla terra
nelle prime ore del mattino
Ancora nel sonno ti cerco
erba selvatica e menta
chiuditi occhio ti dico
e che tu non debba mai vedere i loro volti
quando le mani diventano pietra
Per questo l'erba selvatica la menta
Ti stanno leggere sulla fronte
                                                             quando arrivano i mietitori ».




Esso è una tragedia che ancora oggi è avvolta da una coltre di silenzio e oblio. Infatti La legge 211 del 20 luglio 2000, istitutiva della “Giornata della memoria”, ricorda «la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia». anche se in realtà in tv non si parla , se raramente o tarda notte d del loro e degli altri olocausti e delle leggi razziali di Mussolini o dei campi di transito e deportazione italiani . Infatti sono anni che per le celebrazioni della giornata della memoria non danno film come il giardino dei finzi contini di Vittorio De Sica ( tratto dal omonimo romanzo di Giorgio Bassani ) o concorrenza sleale diretto da Ettore Scola.
Riprendendo l'argomento , dei rom e sinti non c’è neanche una menzione. Anche il Tribunale di Norimberga non dedicherà grande attenzione a questi popoli, che non riceveranno alcun risarcimento per tutto il male subito. Il «grande divoramento» è stato totale.Meno male   che   che   c'è qualcuno   che  

   dalla  nuova   sardegna    online   

cerca di recuperare brandelli di memoria. Al Senato sarà presentato il libro «Io non mi chiamo Miriam» della scrittrice svedese Majgull Axelsson, in un’iniziativa nata su impulso della Commissione straordinaria per i diritti umani, della Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild) e dell’Associazione 21 Luglio. «Il libro parla di una bambina rom tedesca che sul treno per Auschwitz si accorge di una coetanea morta e indossa la sua uniforme con la stella di David, invece del triangolo marrone destinato ai rom», spiega Carlo Stasolla presidente dell’associazione 21 luglio. Sopravvissuta al campo di concentramento fu accolta con calore in Svezia, dove i rom erano ancora perseguitati. Arrivata al suo 85esimo compleanno rivela ai parenti: «Io non mi chiamo Miriam. Mi chiamo Malika». «È una storia che ci racconta la rimozione individuale di chi cerca di nascondere a tutti i livelli la tragedia subita - spiega Stasolla -. Ma qui c’è anche il mimetismo, una strategia che molti rom utilizzano ancora oggi per sopravvivere non rilevando la propria appartenenza etnica, come ha fatto anche Miriam».Le leggi contro rom e sinti in Italia. In Italia, come ricorda l’archivio virtuale“Porrajmos.it”, è possibile dividere la persecuzione contro rom e sinti in tre momenti distinti. Dal 1922 al 1938 furono  respinte le carovane che cercavano di varcare il confine italiano e allontanati forzatamente gli indesiderati stranieri (o presunti tali) dal territorio. L’odore della guerra, però, cambia le cose: dal 1938 al 1940 inizia la pulizia etnica di tutti i rom e i sinti – italiani e stranieri - presenti nelle regioni di frontiera. Molti vengono spediti al confino in Sardegna, in particolare a Perdasdefogu. Nel 1940 l’ordine viene esteso e si costruiscono campi di concentramento specifici, come quello di Tossiccia in provincia di Teramo e quello di Agnone vicino Campobasso. Dal 1943 inizia la deportazione verso i campi di sterminio nazisti.
La potenza dei rom: la storia di Rukeli. C’è poi una memoria viva e attiva: quella che mette in luce la potenza del popolo rom. La ricorda l’ultimo libro di Dario Fo «Razza di zingaro», che narra la storia di Johann Trollmann, al secolo Rukeli (che significa albero), il pugile sinto-tedesco che ridicolizzò il Terzo Reich. Era svelto, agile, danzava tra le corde con una tecnica che irritava gli avversari, che sarebbe stata ripresa qualche decennio dopo da un certo Muhammad Alì. Il 9 giugno del 1933 stende in sei round l’arianissimo Adolf Witt e conquista il titolo dei pesi medi, in piena persecuzione degli «atleti non ariani». I gerarchi nazisti, nel panico, tentano di annullare l’incontro, ma l’intero palazzetto di Amburgo si rivolta e mette la corona di vincitore sulla testa del pugile zingaro. Lui piange di felicità e quelle lacrime gli costeranno il titolo: secondo la federazione tedesca, non sono degne di un vero pugile. Il 21 luglio sfiderà un colosso ariano, Gustave Eder, avrebbe la vittoria in tasca, ma i nazisti gli intimano di non usare il suo stile,  di non danzare, di restare al centro del ring. Altrimenti, dicono, gli toglieranno la licenza. Rukeli si presenta il corpo cosparso di farina e coi capelli tinti
biondo: fa la caricatura di un ariano. Resta al centro di ring, non combatte e perde la sua finale. Morirà nel 1943 nel campo di Neuengamme, vicino ad Amburgo, dopo aver steso in un incontro un kapò del lager. Nel 2003 la federazione tedesca gli restituirà la sua cintura.



La barbarie nazista   , oltre  gli ebrei  stermino  anche  omosessuali  , testimoni  geova , i malati di mente  i cosiddetti Aktion T4  <<  è il nome convenzionale con cui viene designato il Programma nazista di eutanasia che sotto responsabilità medica prevedeva la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e da portatori di handicap mentali (ma non fisici, se non per casi gravi), cioè delle cosiddette "vite indegne di essere vissute". >>  da https://it.wikipedia.org/wiki/Aktion_T4  ed  tutte  le etnie   viaggianti   dei  I Rom o Zingari, i Sinti ,  i Jenisch .

Porajmos o Porrajmos (pronuncia italiana: poraimòs; in romaní[pʰoɽai̯ˈmos]; traducibile come "grande divoramento" o "devastazione") è il termine con cui Rom e Sinti indicano lo sterminio del proprio popolo perpetrato da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. Si stima che tale eccidio provocò la morte di 500.000 di essi [2].Questo disegno genocida è definito da Rom e Sinti anche con il termine Samudaripen, che significa letteralmente tutti morti [3].[ ...  continua  nel link  sopra   ]
IL Porrajmos non venne mai classificato come una persecuzione razziale al pari di quella ebrea fino agli anni Sessanta, quando storici e studiosi come Miriam Novitch iniziarono ad interessarsi a questo argomento allora poco noto o quasi totalmente sconosciuto. Molte sono le prove e i documenti che certificano invece il trattamento razziale che il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori riservò agli zingari. E' considerato come dice l'interessante articolo di di Veronica Fernandes 24 gennaio 2015 Il grande "divoramento": l’olocausto di Rom e Sinti   da http://www.rainews.it/ sotto riportato << Un pagina di storia strappata, tanto che ancora oggi è difficile stabilire il numero delle vittime >>
Eliminazione fisica dell’uomo per mano di un altro uomo. La loro Shoah, i Rom, i Sinti e gli Jenisch (quelli che i nazisti chiamavano zingari bianchi) la chiamano Porrajmos, “il grande divoramento”, in lingua romanì. Un pagina di storia strappata, tanto che ancora oggi è difficile stabilire il numero delle vittime. Secondo Ian Hancock - massimo esperto e direttore del Programma di Studi Rom presso l’Università di Austin, Texas – potrebbero essere 500 mila, secondo altri studiosi meno della metà ,    secondo altri di più  ,  ma  che  importa  sde pochi o molti  sempre  di brutture  ed  abberazioni si  tratta  e    di  genocidi   \olocausti  si tratta   corsivo  mio . Bambini e gemelli, cavie umane di Mengele Con il decreto di Auschwitz, il 16 dicembre del 1942, Himmler ordina di internare tutti gli zingari in una sezione separata del campo, lo Zigeunerlager, dove vivevano in unità familiari, moglie e mariti insieme ai figli. Mengele li scelse come cavie umane predilette, i bambini e in particolare i gemelli: a molti di loro vennero inoculati germi e virus patogeni, altri vennero obbligati ad ingerire acqua salata fino alla morte. Il campo fu attivo fino all’agosto del 1944, quando tutti gli internati “passarono per il camino”. -[...  continua  su  qui  ] ..

Purtroppo  il Porrajmos   fu  fatto anche  dal regime  fascista   Infatti  secondo  http://porrajmos.it/?lang=it

A partire dagli Anni Venti, la politica fascista si è progressivamente radicalizzata delineando quattro periodi di riferimento: 1922-1938: i respingimenti e l’allontanamento forzato di rom e sinti stranieri (o presunti tali) dal territorio italiano; 1938-1940: gli ordini di pulizia etnica ai danni di tutti i sinti e rom presenti nelle regioni di confine ed il loro confino in Sardegna; 1940-1943: l’ordine di arresto di tutti i rom e sinti (di cittadinanza straniera o italiana) e la creazione di specifici campi di concentramento fascisti a loro riservati sul territorio italiano; 1943-1945: l’arresto di sinti e rom (di cittadinanza straniera o italiana) da parte della Repubblica Sociale Italiana e la deportazione verso i campi di concentramento nazisti. L’intero percorso verso la persecuzione di rom e sinti in Italia è stato supportato dagli studi di docenti universitari, tra i quali Guido Landra, che elaborarono e diffusero i concetti relativi alla pericolosità razziale di queste minoranze linguistiche.
Questa la classificazione   che Ritter e Justin (  i  medici  che  fecero  esperimenti   su di loro ) fecero degli Zingari tedeschi:
- Z zingaro puro;
- ZM zingaro meticcio;
- ZM1 metà zingaro e metà tedesco;
- ZM2 metà ZM 1 e metà tedesco;
- ZM+ zingaro più che a metà;
- ZM- tedesco più che a metà;
- NZ non zingaro.

 Infatti  ci  furono  anche  Le leggi contro rom e sinti in Italia. In Italia, come ricorda l’archivio virtuale“Porrajmos.it”, è possibile dividere la persecuzione contro rom e sinti in tre momenti distinti. Dal 1922 al 1938 furono  respinte le carovane che cercavano di varcare il confine italiano e allontanati forzatamente gli indesiderati stranieri (o presunti tali) dal territorio. L’odore della guerra, però, cambia le cose: dal 1938 al 1940 inizia la pulizia etnica di tutti i rom e i sinti – italiani e stranieri - presenti nelle regioni di frontiera. Molti vengono spediti al confino in Sardegna, in particolare a Perdasdefogu. Nel 1940 l’ordine viene esteso e si costruiscono campi di concentramento specifici, come quello di Tossiccia in provincia di Teramo e quello di Agnone vicino Campobasso. Dal 1943 inizia la deportazione verso i campi di sterminio nazisti

mi stanno venendo le lacrime a gli occhi . s e volete saperne di più sula cultura rom non solo sul porrajmos ed avete coraggio di fare un viaggio e rimettere in discussione i vostri pregiudzi e scarse o superficiali conoscenze su tali etnie guardatevi questo video su Santino Spinelli e non solo rom abruzzese, poeta, docente universitario ma, soprattutto, musicista. La camera lo segue nei momenti fondamentali del suo processo creativo, con i suo musicisti durante le prove, in sala di registrazione, ma anche nei momenti di vita quotidiana, la domenica pomeriggio a casa con la sua numerosa famiglia, durante le sue lezioni all’università di Teramo, in salotto a discutere con l’anziano padre. Proprio dai racconti di suo padre Santino ha conosciuto per la prima volta il dramma delle persecuzioni nazi-fasciste. E forse proprio per lui ha deciso finalmente di scrivere l’opera musicale che va elaborando ormai da molti anni: Porrajmos.




un documentario di Fabio Parente e Luca Ricciardi

montaggio: Matteo Parisini
produttore esecutivo: Arianna Iachetti
ricerche e soggetto: Fabio Parente
riprese: Francesco Principini, Angeles Parrinello
suono: Francesco Principini
musiche originali di Santino Spinelli
produzione: Circolo Gianni Rodari Onlus e Fabula Film srl con la collaborazione del LABnovecento
durata: 45’
formato: full HD
L’OPERA MUSICALE: PORRAJMOS




Il documentario progressivamente racconta, con l’ausilio di testimonianze, materiali di repertorio, fotografie e documenti originali, l’anatomia di una persecuzione taciuta, che ancora oggi attende una legittimazione storica. A partire dalle testimonianze di suo padre e di altri Rom e Sinti italiani, Santino compone un’ora di musica e parole capace di restituire il dramma dimenticato di un intero popolo che ha pagato, tra il 1940 e il 1945, un prezzo altissimo ai deliri del nazifascismo: 500.000 morti in tutta Europa.


Concludo    due   testimonianze  \  storie   la  prima  è   della  centenaria Klara Marcus  presa  la  prima parte  foto compresa    da http://www.lavoceditaranto.com/speciale-shoah-la-storia-di-klara-sopravvissuta-ad-auschwitz-perche-era-finito-il-gas/


Klara Marcus,[  foto sotto  a destra  ] il nome della donna che, originaria della Romania, ha voluto raccontare la sua esperienza all’interno del campo di concentramento di Auschwitz.Una testimonianza diretta e, al contempo, agghiacciante che permette di ripercorrere gli anni più bui della storia dell’umanità; anni in cui la “diversità” era simbolo di imperfezione e impurezza; anni che
hanno scritto parte della storia mondiale, i quali narrano le inaccettabili, condannabili e deplorevoli azioni compiute illogicamente dagli uomini che sottostavano alle direttive di un uomo spregevole, abietto e ignobile.Quella che vi raccontiamo è la storia incredibile di una donna che, nonostante le angherie e i soprusi subiti fisicamente e moralmente, ha avuto la forza di andare avanti (senza la sua famiglia), creandosene una nuova, riuscendo a sopravvivere a tre campi di concentramento: Dachau, Ravensbruck e Auschwitz.Ecco la sua preziosa testimonianza, raccontata al tedesco Bild, in merito alle vicende e alle barbarie che segnarono il periodo della Seconda Guerra Mondiale: “Oggi è il tuo giorno fortunato”, questo è ciò che, inizialmente, rammenta Klara Marcus; ciò che le SS le dissero quando la fecero uscire viva (assieme ad altre donne) da una camera a gas di uno dei più grandi campi di concentramento costruiti, quello di Auschwitz.Quando ci hanno fatto entrare e hanno aperto il gas, si sono accorti che era finito. Una delle guardie ha scherzato dicendo che era il nostro giorno fortunato perché ne avevano già uccisi talmente tanti che non era rimasto gas per noi. Quel giorno Dio mi stava guardando”.La donna, costretta a entrare nella camera a gas, pesava solo 32 Kg e, fortunatamente, da quel momento riuscì a trovare la forza di fuggire da quell’inferno e tornare nella sua patria, dove, seppur senza più una famiglia, trovò il coraggio e la determinazione di ricostruirsi una nuova vita assieme a colui che, poi, sarebbe diventato il suo compagno di vita, suo marito.Quel giorno ho capito che non avevo veramente nulla da perdere”, commossa racconta a un rappresentante del governo romeno, Anton Rohian, il quale si recò presso la sua abitazione per farle visita per congratularsi con lei. “In questa storica occasione”, proferisce Rohian, “Ho portato una bottiglia di champagne, un mazzo di fiori e un attestato di onorificenza per ringraziare la signora Marcus per essere tornata a Marumares dopo tutto quello che ha attraversato nella sua vita”.Le lacrime di una storia vissuta, il volto e gli occhi di chi ha vissuto la disperazione sulla propria pelle; il coraggio di una donna che ha continuato a lottare per amore e per amare, perché, nonostante l’odio, il bene supremo vince su tutto!
Oggi è il tuo giorno fortunato". Questo dissero le SS a Klara Marcus, allora trentenne, quando la fecero uscire viva assieme ad altre donne da una camera a gas di Auschwitz. "Quando ci hanno fatto entrare e hanno aperto il gas, si sono accorti che era finito. Una delle guardie ha scherzato dicendo che era il nostro giorno fortunato perché ne avevano già uccisi talmente tanti che non era rimasto gas per noi. Quel giorno Dio mi stava guardando". A raccontarlo oggi è lei stessa, alla vigilia del suo 101esimo compleanno.La sua storia - raccontata da Bild - ha dell'incredibile. Klara, originaria della Romania, è sopravvissuta a ben tre campi di concentramento: prima Dachau e Ravensbruck, poi Auschwitz. Quando l'hanno costretta a entrare nella camera a gas, pesava appena 32 chilogrammi. Quel giorno - racconta oggi - ho capito che non avevo veramente nulla da perdere". Così ha trovato la forza di scappare dal campo e tornare in Romania. La sua famiglia era tutta morta, ma lei, piano piano, si è ricostruita una vita, assieme a quello che sarebbe poi diventato suo marito.Un rappresentante del governo romeno, Anton Rohian, l’ha visitata a casa sua con qualche giorno d’anticipo (il compleanno sarà il 31 dicembre) per congratularsi con lei per il suo 101esimo compleanno. "Ho portato una bottiglia di champagne, un mazzo di fiori e un attestato di onorificenza per ringraziare la signora Marcus per esser tornata a Marumares dopo tutto quello che ha attraversato nella sua vita".
Eleonora Boccuni

la  seconda  la storia di Rukeli
 Johann Rukeli Trollmann, il campione...
Johann "Rukeli" Trollmann, il campione sinto che ridicolizzò il Terzo Reich
 una memoria viva e attiva: quella che mette in luce la potenza del popolo rom. La ricorda l’ultimo libro di Dario Fo «Razza di zingaro», che narra la storia di Johann Trollmann, al secolo Rukeli (che significa albero), il pugile sinto-tedesco che ridicolizzò il Terzo Reich. Era svelto, agile, danzava tra le corde con una tecnica che irritava gli avversari, che sarebbe stata ripresa qualche decennio dopo da un certo Muhammad Alì. Il 9 giugno del 1933 stende in sei round l’arianissimo Adolf Witt e conquista il titolo dei pesi medi, in piena persecuzione degli «atleti non ariani». I gerarchi nazisti, nel panico, tentano di annullare l’incontro, ma l’intero palazzetto di Amburgo si rivolta e mette la corona di vincitore sulla testa del pugile zingaro. Lui piange di felicità e quelle lacrime gli costeranno il titolo: secondo la federazione tedesca, non sono degne di un vero pugile. Il 21 luglio sfiderà un colosso ariano, Gustave Eder, avrebbe la vittoria in tasca, ma i nazisti gli intimano di non usare il suo stile,  di non danzare, di restare al centro del ring. Altrimenti, dicono, gli toglieranno la licenza. Rukeli si presenta il corpo cosparso di farina e coi capelli tinti
biondo: fa la caricatura di un ariano. Resta al centro di ring, non combatte e perde la sua finale. Morirà nel 1943 nel campo di Neuengamme, vicino ad Amburgo, dopo aver steso in un incontro un kapò del lager. Nel 2003 la federazione tedesca gli restituirà la sua cintura.


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