Chiedi alla polvere Un popolo nomade in cammino al confine con l’Etiopia, una nuvola nel paesaggio arido, una foto per portare un po’ di loro con sé.ed altre storie



Rivedendo il catalogo  della mostra  genesi ( che è un estensione del  film  documentario il sale della terra /  ) di Sebastião Salgado vista a Genova l'anno scorso  mi è ritornato alla mente   questo articolo letto  durante  il mio cazzeggio nei meandri della rete e  che non il perchè l'avevo salvato   di ANDREA SEMPLICI giornalista e fotografo per il http://www.messaggerosantantonio.it  04 Gennaio 2017






Gente afar in cammino. Donne afar in cammino. Una piccola carovana femminile ai confini dell’Etiopia. In Dancalia, terra arida, difficile. Un clan familiare si muove, nei primi giorni del nostro nuovo anno, lungo la strada che va verso le montagne di Gibuti. Per loro, il calendario dei mesi non ha importanza: valgono le stagioni, le piogge, i pascoli. Non so perché stiano viaggiando: si spostano per cercare nuovi pascoli, acque per dissetare gli animali, seguono il ritmo delle scarse piogge. Gli uomini sono avanti con i greggi delle capre. I bambini più piccoli sono stati «imprigionati» sulla gobba dei dromedari, protetti da una gabbia di legni ricurvi. Altri bambini sono appesi ai seni delle giovani madri. Altri ancora vengono strattonati quando non riescono a tenere il passo.
Le capanne a cupola degli afar sono smontabili, i legni degli architravi sono sui fianchi degli animali. Camminano veloci, queste donne.
Strana sensazione: da molti anni vado in Dancalia, ho «amici» laggiù. So sempre dove trovarli. Gli esperti mi dicono del nomadismo circolare degli afar. Ma in questi anni non ho mai visto le persone che conosco spostarsi di mezzo metro. So dov’è la loro casa, il loro piccolo accampamento. Poi, all’improvviso, m’imbatto in questa carovana, nel suo vortice di polvere, nel suo andare. Sono un intruso, cammino con loro per poche centinaia di metri. Per fotografarli. Nessuna lingua ci unisce. So di essere un fastidio incomprensibile. Queste donne non mi guardano, non si voltano nemmeno un istante, la donna piega il volto verso terra e accelera il passo a capo basso. Vorrei dire: voglio venire con voi, almeno per queste ore che mancano al tramonto. L’incontro non è possibile, posso solo fermarmi, lasciarli andare via.
Scatto una foto, mi giustifico e dico che si scattano da sole. No, non è così, sono io che scatto, che mi intrometto, che voglio «qualcosa» da riportare a casa. Da mostrare, da pubblicare. Da tenere nelle mia mente. Mi fermo, guardo la carovana andarsene in un orizzonte grigio e senza colori. Mi prendo addosso tutta la loro polvere.

 concludo   con quest'altro  " viaggio  "

A passeggio sulle... acque, anzi sulla sabbia del fiume Po in secca


BORETTO. Domenica insolita quella trascorsa da un gruppo di amici nella Bassa reggiana. Grazie alla siccità che dura da due mesi, e che ha ridotto il fiume Po a una sorta di... torrente, i ragazzi hanno potuto camminare sulla sabbia, percorrendo centinaia di metri là dove, nel novembre scorso, c'era una piena importante (video di Ermes Lasagna).



Commenti

Post popolari in questo blog

"Meglio in cella che testimone senza scorta" Ex pentito della banda di Is Mirrionis ruba un furgone e si autodenuncia in questura

la canzone preghiera dei cugini di campagna racconta di Jole ed Ettore, i fidanzatini sassaresi lei morì di leucemia, lui si uccise

s-come-selen-sposa-s-come-sara-sex due destini che s'incrociano