queste sono le cose che ti fanno andare avanti il sapere che dalla morte rinasce la vita Prato, la coppia da anni aiuta i bambini del Burkina Faso realizzando pozzi e molto altro. Una scultura ricorderà Nico scomparso il 18 dicembre 1996


Mentre  ascolto  Viva la vida, muera la muerte" dei Modena City Ramblers 
leggo  tramite la pagina  fb  di    cronaca italiana  questa    storia 

http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2016/12/18/news/due-tragedie-immense-ma-dalle-morti-dei-figli-ora-rinasce-la-speranza-1.14583098?ref=fbfci

Due tragedie immense, ma dalle morti dei figli ora rinasce la speranza

Prato, la coppia da anni aiuta i bambini del Burkina Faso realizzando pozzi e molto altro. Una scultura ricorderà Nico scomparso il 18 dicembre 1996


I coniugi Enrico e Maria Spinelli

PRATO. L'albero di Natale era pronto, il presepe no. Per spostare gli scatoloni dal ripostiglio Maria Teresa aspettava Nico, il figlio secondogenito, lo studente del "Buzzi" con la passione per lo sport, il ragazzo dal cuore generoso e dalla risata contagiosa. S'era fatto buio, quasi ora di cena. Nico era uscito con la moto, al suo ritorno avrebbe aiutato la mamma ad allestire la grotta con Gesù Bambino. Ma quelle scatole rimasero chiuse.
A metà di via Cava, a pochi metri da casa, Nico perse la vita in un incidente in moto. Era il 18 dicembre del 1996, il figlio di Maria Teresa Gualandi ed Enrico Spinelli aveva 17 anni e tutta la vita davanti. Aveva già fatto la prima vacanza con gli amici più grandi, una settimana in Kenya. Ma un tragico destino ha voluto che morisse proprio dietro casa. Per ricordarlo vent'anni dopo i genitori hanno organizzato per domenica 18 dicembre una cerimonia di commemorazione, a partire dalle 15.30 nella chiesa di San Giusto in Piazzanese, insieme ad amici e parenti.

               I figli della coppia scomparsi Nico nel 1996 e Yuri nel 2003




Il ricordo di Nico rivivrà in una cultura in ferro composta da due grandi mani protese verso l'incontro, sovrastanti un muro di pietra. Due mani e un muro, metafora di barriere che crollano, di popoli che si uniscono, simbolo di valori universali. Maria Teresa si commuove: «A Nico la scultura sarebbe piaciuta. Ma anche a Iury». I ritratti dei suoi tesori campeggiano sulla parete di cucina, a lato di una gigantesca cartina geografica.
Rappresenta il mondo, dove il Burkina Faso è soltanto un piccolo fazzoletto di terra. Piccolo per dimensioni, grande per l'impresa che i coniugi Spinelli hanno compiuto negli ultimi dieci anni e che li vede insieme al Movimento Shalom per portare l'acqua e la vita ai bambini burkinabè. Così quelle mani di ferro realizzate da un artigiano pratese che si scopriranno all'esterno della chiesa di San Giusto sarebbero piaciute anche a Iury, il figlio maggiore degli Spinelli.
Due neonati del Burkina Faso con le...
Due neonati del Burkina Faso con le copertine colorate a Prato


Aveva l'indole dell'uomo di pace, lui che ebbe l'idea di finanziare dei pozzi d'acqua potabile nei villaggi del Burkina Faso sotto l'egida di Shalom (la sezione pratese è stata aperta nel 2009). I primi due pozzi videro la luce nel 2000 con i soldi dell'assicurazione derivanti dall'incidente di Nico. «Volevamo che dalla sua morte sgorgasse vita - raccontano i coniugi Spinelli - così decidemmo di affidare la perforazione dei pozzi al Movimento Shalom di San Miniato». Nel luglio 2003, un altro lutto entra in casa Spinelli - Gualandi.
Un altro dolore immenso, un altro vuoto incolmabile per quei genitori già provati dalla perdita del figlio più piccolo. Anche Iury, il maggiore, li aveva lasciati. Aveva deciso di farla finita, buttandosi da un traliccio della corrente elettrica, sette anni dopo l'incidente del fratello. Appesa in cima al traliccio, nella zona di Tavola, una bandiera simbolo della pace. Fu il buio, il vuoto assoluto, ma anche il bisogno di sentire quell'acqua che dava una speranza ai piccoli orfani dell'Africa occidentale, per amore di Nico e Iury. Una realtà che gli Spinelli toccarono con mano nel 2007, l'anno della prima missione in Burkina Faso.

Enrico Spinelli assieme a due bambini...
Enrico Spinelli assieme a due bambini del Burkina faso


Ci torneranno il prossimo 27 dicembre, per seguire i lavori di costruzione di un piccolo bistrot, nel centro di Nouna, che darà lavoro a una decina di ragazzi. In questi anni c'è stato tanto lavoro da fare per dare una casa agli orfani dei villaggi, cresciuti sotto l'ala di madame Bernadette, vedova benefattrice che nella sua abitazione ha accolto fino a 24 bimbi abbandonati. C'era bisogno di tirare su un vero centro d'accoglienza per questi piccoli ospiti: per la causa i due cooperanti pratesi di Shalom sono riusciti a scaldare il cuore di Prato in modo da raccogliere il denaro necessario, organizzando cene, donazioni di privati e aziende, vendita di calendari.
Oggi il centro d'accoglienza ospita cinquanta bimbi ma guai a vedere in tutto questo un'opera di carità. «Se non mandiamo soldi laggiù finisce tutto - ammette Enrico Spinelli - Ma il nostro obiettivo è mettere in condizione la popolazione locale di sostenersi con le proprie gambe, di qui il progetto del bistrot». Dove i burkinabè cucineranno anche i brigidini di Lamporecchio. Merito di una piastra che un brigidinaio del pistoiese ha regalato a Enrico. E che lui, ex titolare di una ditta di riparazione, è riuscito a far ripartire per portarla in Africa. Alla moglie s'illuminano gli occhi al pensiero del prossimo viaggio. «Quando sono lì mi sento orgogliosa di Iury e Nico, sento l'approvazione dei miei figli». La vita va avanti.

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