MA BASTA PARLARE DI BURKINI SI O NO CI SONO ALTRE COSE NAZIONALI ED INTERNAZIONALI PIù IMPORTANTI

molti   di voi  (  sia  fedeli  lettori  che   lettori occasionali  )    mi chiedono   ulteriori  spiegazioni   all'articolo precedente.

Ed  ecco  che mentre mi spremevo le meningi  per  rispondere  loro  che  ho letto  sulle notifiche  dei miei contatti   di  fb   questo post ,  un  anticipazione    di  quello   che  avrei voluto dire  io   ,  del mio  compaesano  




Sergio Pala
Il burqa in spiaggia..ne ho letto e sentito di tutti i colori...favorevoli, contrari...a parte che almeno queste donne non hanno l'assillo della prova costume o... della ceretta perfetta. Scherzi a parte, sta storia che sono "retrograde" vi sta sfuggendo di mano...a me non darebbero fastidio in spiaggia. Ho il pelo sullo stomaco.. e son abituato a ben peggio:
A) balenottere che se non fosse per il perizoma chiameresti "Green peace" segnalandone l'arenaggio;
B) vecchiette in topless, con due fichi secchi ( di quelli che usano per fare i dolci) al posto delle tette e con vene varicose presenti in google maps;
C) maschietti in slippino sulla riva che insistentemente si toccano il pacco, pensando di averlo scordato e lo tastano come si tasta il melone prima di comprarlo;
D) vecchietto seduto sulla sdraio che legge la Gazzetta mentre il suo testicolo esce dalla "tana" a prendere fresco.
E potrei continuare.
Vabbè..io esagero..sdrammatizzo...ma l'abito non fa il monaco... quindi al mare uno vada come vuole.. rispetto hai e rispetto avrai.. e pazienza se un coglione esce dalla mutande...mi preoccupano di più. ..quelli che escono per strada...



Ora mi chiedo   perchè   se  ci sono altri  praticanti  fondamentalisti   \  ortodossi    (  vedi  foto  sotto  )  nessuno\a  s'indegna   e  nessun politicante   calvaca l'onda   malpancista   ?


ebrei ortodossi  che  fanno il bagno   presa  da
  https://www.facebook.com/aldovincentdue?fref=ufi






Ora  concordo  con quanto dice su  Sabika Shah Povia  una giornalista freelance nata a Roma da genitori pakistani.  in questa intervista sul quotidiano http://altoadige.gelocal.it/italia-mondo/ del 18\8\2016    

 Cosa ne pensa della presa di posizione del primo ministro francese Valls a sostegno delle amministrazioni francesi che hanno vietato l’uso del burkini in spiaggia?
«Penso che vietare l’uso di un abito vada contro i valori stessi dell’Occidente. Sono convinta che ognuno debba essere libero di vestirsi come vuole. Non vedo proprio il problema nell’indossare il burkini: non copre il volto e quindi non va contro la legge francese del 2010 che vieta l’uso del velo integrale nei luoghi pubblici. La Francia ha una laicità estrema, pur di ostentarla si arriva anche a frenare le libertà dell’individuo, andando contro gli stessi principi del paese. Vietare il burkini mi sembra quindi una contraddizione».
[... ]
Quali possono essere le conseguenze del divieto?
«Secondo me può solo portare maggior divisione e meno integrazione. Le donne che si vedono vietata la libertà di andare in spiaggia in burkini possono sentirsi frustrate, marginalizzate, prese di mira. Sentire di non poter vivere la propria identità ed esprimere la propria personalità nel paese in cui ci si trova può solo aumentare il rischio di radicalizzazione.
Il dibattito sull'uso del burkini in spiaggia è arrivato anche in Italia.
«La nostra situazione è diversa. Numericamente ci sono molti meno musulmani che in Francia. Non ho mai visto nessuna donna in burkini sulle spiagge italiane, a Roma è anche difficile trovarlo nei negozi. Mi capita di vedere delle ragazze fare il bagno in leggings e maglia larga, ma nessuno ci fa mai troppo caso, forse sembrano ragazze che si fanno un bagno non programmato».
Quale sarebbe l’atteggiamento giusto da tenere se l’uso del burkini si diffondesse nel nostro paese?
«Si dovrebbe accettarne l’uso con naturalezza e tolleranza. Il burkini non è poi così diverso da una muta con una cuffia. Se una ragazza bianca indossa una muta e una cuffia per farsi il bagno non ci sono problemi, se lo fa una ragazza “marrone” è polemica. Pensare di vietarlo a me sembra discriminatorio. Queste leggi sono simbolo di paura verso il “diverso” e ostacolano la convivenza tra diverse culture.

 Infatti   

Nowhere Man
Nowhere Man Se è senza senso il divieto di indossare il burkini nelle nostre spiagge perchè nelle spiagge di molti paesi islamici le donne che mettono il bikini vengono arrestate? (se non di peggio)
Giuseppe Scano
Giuseppe Scano perché come da noi sono fondamentalisti
Daniela Rossi
Daniela Rossi Esatto il nostro divieto di burkini è il loro divieto di bikini
Giuseppe Scano

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Daniela Rossi
Daniela Rossi C'è chi fa il bagno rivestiti di lardo ....
Bell'articolo
Fausto Podda
Fausto Podda Il problema secondo me non è tanto che facciamo il bagno al mare vestite, Il problema nasce se vengono costrette. Ma vai e dimostralo...




Lorena Shanon Darkrose
non è corretto che se noi andiamo la dobbiamo adeguarci a loro e che se loro vengono qua loro non si adeguino a noi. come non è altrettanto bello sentire di guerre..ma tanto parliamoci chiaro ...le guerre tra noi umani sono tuttavia presenti e fa schifo uguale
Giuseppe Scano
Giuseppe Scano vero . però la proibizione non è modo giusto e si trasforma in imposizione , abbassandoci al loro stesso livello Lorena Shanon Darkrose
Lorena Shanon Darkrose
Lorena Shanon Darkrose non abbassandoci al loro livello non abbiamo ottenuto che il loro apprendimento andiamo in altro continente e facciamo quello che vogliamo. vanno fermati
Giuseppe Scano
Giuseppe Scano Lorena Shanon Darkrose vero ma con il buon senso e senza generalizzazioni


Antonella Pirina
Antonella Pirina Io dico una cosa, se vado in spiaggia vestita, nessuno mi dice nulla, se entro in acqua vestita, al massimo qualcuno può pensare che io sia strana...come a me pare strano vedere gente,a tempio, vestita con addosso qualcosa poco più grande di un costume da bagno!!! Ma una persona, se non offende nessuno, sarà libera di vestirsi come le pare???
Ora  come ho già detto all'inizio di questo post   il  velo anzi  i vari tipi di velo  islamico  e non solo 
in quanto anche  le nostre  suore ed  in alcune regioni  (  anche  se  sta  scompareendo  visto che a portarlo sono le  anziane  odurante le  manifestazioni religiose  e  folkoristiche   )     del sud   d'italia  (  sardegna compresa )   a  me  , se  è  spontaneo e  non si  è costrette    non mi distuba  ,eccetto il burquaperchè sia   che  sia  spontaneo  sia  il  cointrartio  vedi afganistan  viola  la  dignità delle  donne    .  La  penso  come Gianfranco bettin  cioè  usare  il  buon senso
 per  gentile  concessione  dell'autore
da   la nuova  sardegna del  18\8\2016
Meno editti  e     maggiore  equilibrio  
Nessuna donna dev’essere  obbligata a indossare  il burkini. Nessuna donna dev’essere obbligata a non indossarlo. Sembra facile, no?  Sono le basi del nostro diritto,delle  libertà personali inviolabili.Nessun  uomo dev’essere obbligato a farsi crescere la barba. Nessun  uomodev’essere obbligato a tagliarsela. Facile anche questo.
A  volte, più che alla sfera del diritto,
sembra di alludere a quella del buonsenso. Perché dunque siamo in una
tempesta culturale, ideologica e  politica? Perché una  discussione che dovrebbe essere certo difficile ma aperta, ricca, complessa,diventa unilaterale, gli argomenti  si tagliano con l’accetta, i  dogmi sostituiscono la ragionevolezza e il confronto? Perché, con ogni evidenza, questa è diventata una discussione  sul potere. Anzi,uno scontro  di potere. Dibattere sul burkini  (o sulla barba, o sulla poligamia,o l’omosessualità e così via,
con una predilezione per quanto  attiene al corpo, alla sessualità)  significa toccare punti nevralgici sia dei rapporti di potere interni  al mondo che esprime l’obbligo (o il forte condizionamento)  a indossarlo sia interni al
mondo che vorrebbe vietarlo (o anche solo superare quei tali condizionamenti ). Il premier  francese Valls che dà ragione a chi vieta il burkini non esprime  solo un tradizionale giacobinismo istituzionale francese sulle  questioni di laicità, ma anche la più contingente volontà politica di enfatizzare lo scontro concerte  correnti dell’Islam e, ben s’intende, di mandare un messaggio  ai propri elettori (e a quelli  che vede a rischio di seduzione  da parte dei Sarkozy e Le Pen).
Potremmo fare discorsi analoghi  per il caso italiano e anche  per l’Europa e l’Occidente, magari sostituendo la questione degli stili di vita con il tema davvero  epocale, la questione delle questioni: i movimenti migratori  e il rimescolamento prodotti  dalla globalizzazione.Vietare per consentire più libertà non sempre  è un paradosso.
In certi casi la necessità del divieto appare inequivocabile. Pensiamo alle atroci mutilazioni genitali,o ai matrimoni forzati.
La gioia di chi si toglie il velo o si taglia la barba nelle città liberate dall’occupazione dell’Is - o anche in tante vicende che si incistano  nelle nostre società e  che vengono felicemente risolte imponendo lo stato di diritto - ce lo dice nel modo più lampante.
In altri casi il limite tra la tutela  da un arbitrio e l’imposizione  di una sorta di contro arbitrio rischia
di essere più sfumato, speciequando il divieto non sia dettato da ragioni di sicurezza (che  impongono di essere identificabili,se necessario) ma, esplicitamente,da scelte di “valore”. Per questo servirebbero meno editti,e soprattutto un minor grado  di inquinamento politico nel  confronto delle idee e degli stili di vita. E anche, da parte di chi  parla dall’interno delle nostre società,una maggiore  consapevolezza  di quanto i nostri stessi  comportamenti, anche quelli in  apparenza più autonomi, disinvolti  e disinibiti (l’opposto di ciò  che fa indossare il burkini e tutte  le varianti di abbigliamento che  nascondonoo“soffocano” il corpo),siano spesso condizionati,addirittura stimolati, da sofisticati
apparati di manipolazione,dallo“sciame digitale” (il cui più  fine analista, Byung-Chul Han  ha di recente approfondito e intrecciato  i due concetti, età della  rete e condizionamenti, in  “Psicopolitica”, edito da nottetempo, acutissimo saggio sul  nesso tra libertà e costrizione oggi).Sia,dunque,l’equilibrio del legislatore, che decide per tutte e  tutti, a mitigare le forzature dei  leader politici e/oreligiosi,combattendo senza tregua,con leggi e strategia operative, chi conculca  la libertà, chi sottomette  chiunque, sapendo che la misura  fondamentale per valutare il grado di civiltà è,  ancora e più  che mai oggi, il grado di libertà  delle donne. In spiaggia e ovunque altrove.In tutti imondi,reali  e virtuali, di cui è composto l’unico mondo in cui tutti viviamo.

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