una birra locale ed artigianale vince contro una grande birra . Tertenia: la birra Moretta vince la battaglia del marchio. Passo indietro della Heineken e produce la prima birra a chilometri zero in Sardegna.

Ogni tanto    capita   , come potete  apprendere  dal post d'oggi , che una piccolo prodotto   locale  di nicchia   vinca    sul grande  non per   la diffusione  ma  per la sua stessa  sopravvivenza e  potersi  fregiare  del suo nome  .  E' il caso di una  birra  artigianale prodotta , per  giunta  da    donne   qui  il sito  della ditta   ,   a  Tertenia  un paese   dell'interno della  Sardegna  .







Se nel caso non riusciste a vederlo perchè ancora non riesco a scaricare  cn downloadhelper  (ora  disponibile anche per  google  chrome  )   il video vero e proprio ma  solo la pubblicità  contenuta  al suo interno   potete  trovare     la  video  storia  la  potete trovare o qui all'interno dell'articolo   ( il cui testo lo trovate sotto )  o sulla pagina dei media all'interno del sito stesso 


da  l'unione sarda  del    7\11\2015  20:25 - ultimo aggiornamento alle 21:03
Tertenia: la birra Moretta vince la battaglia del marchio. Passo indietro della Heineken

estratto dal video  dell'unione 



La famiglia Lara ha trascorso oltre un anno con il fiato sospeso a causa di una diffida presentata dalla Heineken:
«Secondo loro la nostra birra Moretta ricordava troppo la loro birra Moretti», racconta Francesca Lara.
«Abbiamo risposto alla lettera motivando la scelta della nostra etichetta», precisa l'’imprenditrice.
Qualche giorno fa Alberto Bottalico, responsabile dell'’ufficio stampa Heineken, ha inviato una lettera alla famiglia Lara che conteneva un messaggio emozionante: «Nessun Plagio. Sia benedetta la birra Lara».


  per  il video intervista  ad  uno dei responsabili    lo trovate  andando alla    fonte  dell'articolo 
)
 Oggi alle 16:21



Bionda, saporita e con un grado alcolemico di appena 4,7 per cento.
È l’ultima arrivata in casa Lara e la prima birra a chilometri zero in Sardegna.
Il birrificio a conduzione familiare di Tertenia inaugura Breca, realizzata con materie prime prodotte nell’isola: lievito, orzo, grano, luppoli e acqua.
Intanto il colosso mondiale Heineken, dopo aver fatto un passo indietro sul presunto plagio dell’etichetta Moretta, benedice la birra sarda e i proprietari Francesca Lara e Gianni Piroddi tirano un sospiro di sollievo.






  ne  avevo  già  parlato  qui   sul blog  quest'estate  , ma poiché non  ho voglia  di cercare   l'url  \  l'articolo  ,   trovate  qui sotto un  " riassunto  preso da  http://www.ladonnasarda.it/succede-che/4971/birra-moretta-una-bella-storia-di-imprenditoria-femminile.html






Birra Moretta, una bella storia di imprenditoria femminile 
di Martina Marras | 14 luglio 2015


                                               Le sorelle Lara



Il microbirrificio Lara si trova a Tertenia, piccolo centro ogliastrino. Nato per caso dall’intuizione della maestra birraia Francesca Lara, proprietaria dell’attività, è diventato particolarmente famoso negli ultimi tempi, in seguito alla diatriba sulla legittimità del nome scelto per una delle birre prodotte nello stabilimento sardo. Sichiama Moretta, la scura delle Quattro Sorelle (Sennora, Affumiada e Piculina) e la cosa non è piaciuta alla Heineken.
Secondo il colosso che produce anche la baffuta birra Moretti l’assonanza fra i due nomi non sarebbe casuale e pertanto non dovrebbe restare impunita. Di altro avviso l’imprenditrice: «Abbiamo registrato il marchio alla Camera di Commercio - spiega - e nessuno ci ha detto che non potevamo utilizzarlo. Mi sembra poi che non ci sia nessuna effettiva somiglianza, dal momento che la nostra è una Moretta nell’etichetta - dove si vede una donna dai capelli scuri, ndr - e nella sostanza, trattandosi appunto di una birra scura». 
Mai avrebbe pensato, Francesca, che qualcuno potesse storcere il naso. «Ovviamente non potevamo immaginare che potesse succede una cosa del genere. Noi abbiamo agito in buona fede, senza prendere spunto da nomi noti».
Il birrificio Lara non ha comunque intenzione di farsi intimorire. «Non è stato bello, ricevere una lettera firmata da 15 avvocati, ma noi siamo decisi a non cambiare il nome alla nostra birra - spiega - abbiamo mandato la nostra risposta ufficiale, spiegando che siamo disposti a modificare l’etichetta da Moretta a Lara Moretta».La storia di Francesca e del suo birrificio è una di quelle che meritano di essere raccontate. Non solo perché lei, a 42 anni, è una delle poche birraie donne in Italia, ma anche perché tutto è 



nato per caso, o per amore, come ama dire l’imprenditrice, fino a diventare realtà dopo anni di sacrifici.
Francesca è un’infermiera professionale che ha deciso, consapevolmente, di fare la casalinga, una volta sposata. Ha sempre amato cucinare e sempre subito il fascino dei lieviti. Così, correva l’anno 1999, decise un giorno di provare a fare una birra in casa per suo marito. «Non avrei mai immaginato che potesse diventare una professione - racconta - ma mio marito rimase talmente entusiasta del risultato che mi costruì un piccolo e raffinato impiantino pilota per produrre in quantità un po’ più elevate».
L’impianto artigianale, un gioiellino come lo definisce Francesca, poteva produrre 80 litri di birra, richiedendo comunque tante ore di lavoro. «Abbiamo perfezionato le nostre ricette e circa 10 anni dopo provato a fare il grande salto aprendo il nostro piccolo birrificio».
Per Francesca sono stati anni intensi, di sperimentazione e ricerca. «Cercavo in tutti i modi di vincere un bando di imprenditoria femminile, per avere un finanziamento e avviare la mia attività», dice. Nel 2009, insieme a suo marito, finalmente inaugura il birrificio. La produzione cresce a mano a mano che il tempo passa, nel 2011 triplica. L’impianto in uso, ora, è da mille litri, ma presto verrà sostituito da uno da oltre duemila.
Una piccola realtà a conduzione familiare, che si nutre di soddisfazione e orgoglio. «Il nostro è un birrificio agricolo: siamo noi a produrre la materia prima, l’orzo e il grano. Ci occupiamo poi della trasformazione e della vendita. La nostra filiera corta ci permette di produrre una birra cento per cento sarda. Questa è la filosofia che anima il progetto e che perseguiamo con impegno e fatica da diversi anni».



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