La donna che canta Regia di Denis Villeneuve




per  chi volesse  approffondire  il contesto storico e  culturale    del film   o  storie  di quelle  zone  

Premessa  prima di continuare  la  leggere  la recensione  ed  eventualmente  a vedere  oltre  il trailer  il film    in questione 

Sappiate  che  non è un film di cassetta, nè un film divertente"; non è un film di svago, sconsigliato quindi se si è dell'umore per una serata di cabaret o si cerca un film per distrarsi \ rilassarsi .Infatti  secondo  
Una visione di un altro Edipo re?Quanto è complessa la storia della vita. Induce molte rivisitazioni di realtà che ci sembrano e forse ci portiamo dentro.; l'odio ,l'amore, l'anaffettività, la sensibilità al sentire degli altri.

Detto  questo  la  la recensione ha inizio  


IL film   corre per due ore, senza arresti di intensità e di emozione, nel va e vieni tra le storia di oggi e quella sovrapposta di decenni fa, al 1970 al '90;certo, è una storia difficilissima, per la sua crudeltà e per la credibilità di questa crudeltà che abbiamo sentito , da lontano, ripetersi più volte dopo la guerra civile in Libano;sembra quasi di essere in un documentario, ci si dimentica che le scene di devastazione sono ricostruite;non c'è nessuna "perfezione di funzioni matematiche", ci sono sofferenza, sentimenti umani, persone, e c'è questa inesorabile disponibilità al male e all'inumanità che hanno gli esseri umani quando si sentono minacciati;certo, l'espediente finale è probabilmente ridondante, aggiunge uno stravolgimento - sono d'accordo, paradossale - a una quantità di male già grandissima, e porta la tragedia ordinaria al livello della tragedia teatrale, alla "tragedia greca"; se ne poteva fare a meno, rende l'esito meno cedibile, ma era nel testo teatrale di partenza, c'è rimasto, e non rende banale il cumulo di sofferenza accumulato fino a quel punto;il regista descrive fatti crudeli con un tocco umanissimo, il rispetto per l'umanità violata si esprime attraverso l'assenza di qualsiasi dettaglio insistito e truculento;non c'è bisogno di effetti speciali; per normale rispetto e civltà non si partecipa a un funerale insistendo su dettagli truculenti; semmai i dettagli truculenti si espongono per
scherno in una carnevalata, lontani dalla morte; e questo fa il regista, ha rispetto umano e civile educazione per la tanta gente di cui descrive la tragedia; attori bravi, personaggi interessanti e veri, film intensissimo, più di una volta dà un groppo in gola e lascia senza fiato; non passa senza conseguenze;Un film tristissimo . un nodo alla gola .Non credeo che i film orientali fossero cosi intensi . Infatti La donna che canta (Incendies) è un film del 2010 diretto da Denis Villeneuve e tratto dall'opera teatrale Incendies di Wajdi Mouawad. Ha ricevuto la nomination come miglior film straniero ai premi Oscar 2011.Ottime le fotografie . .Ottimo l'uso del racconti a due fasi ( quella delal figlia nel presente che dopo aver appreso daltestamento dela madre va alla ricerca del padre e del fratello ) , quello della madre ( che vive le vicende che poteranno a raccontare al notaio lasua storia ed a lascuare ai figli le sue volontà e di come trovare il fratello ed il padre ) . La donna che canta è un film costruito come una formula e la prima inquadratura è la sua equazione: la prima immagine mostra infatti una finestra affacciata su una piantagione di ulivi, passando poi lentamente verso l'interno di una stanza dove un ragazzino rasato da dei miliziani palestinesi guarda verso di noi. 
Dentro quello sguardo in macchina pieno di rabbia e innocenza si situa l'avvio e la soluzione dell'intricata epopea di due gemelli canadesi alla ricerca della verità sulle loro radici. Le indagini scorrono parallele al percorso travagliato che porta la madre cristiana a diventare una dissidente politica, subire reiterate violenze e poi fuggire in Quebec. Villeneuve mette in scena due personaggi dall'identica incognita (l'enigma sui parenti dei due gemelli) e ne segue, passaggio dopo passaggio, la soluzione del problema e la rivelazione dell'enigma, aprendo uno sguardo storico sul sanguinoso percorso di costruzione di un'identità palestinese. Le indagini di Jeanne e la vita della "madre coraggio" Niwal rappresentano infatti dimostrazione e corollario dello stesso enunciato: due percorsi che non solo arrivano alla medesima verità, ma anche a raccontare, in sostanza, la stessa storia due volte. Ma la ridondanza non fa paura a Villeneuve. Sa che la matematica crea solo certezze e perciò evita ogni di lasciare ogni possibile dubbio, costruendo la tensione ricorrendo a una logica talmente ferrea da pensare di poter rendere credibili anche le espressioni numeriche più paradossali (1+1=1). Infatti è un teorema Di pregio perché richiama l'attenzione su un territorio e su una storia con un tono da tragedia greca. Ma ha ragione Becattini, è un teorema, pieno di contraddizioni e di appigli che non stanno insieme: l'età dei personaggi, la finta ignoranza dei fatti e dell'esito della ricerca messa in scena da parte del notaio, pene "leggere" che non hanno alcuna credibilità nel contesto in cui la vita valeva ben poco (sia quella della madre che quella del figlio), conversione alla schiera del nemico non plausibile... Nell'insieme è tutto troppo tirato. Era decisamente più credibile Edipo re.
Le ambizioni di La donna che canta sono quindi molto alte: cercare di raccontare un pezzo della sanguinosa storia recente della Palestina attraverso una drammaturgia di ampio respiro, tragica e complessa come un romanzo d'appendice. Ma le vicende della storia e della politica contemporanea, così ispide e indecifrabili, non si adattano bene alla liscia perfezione delle funzioni matematiche.>> da http://www.mymovies.it/film/2010/ladonnachecanta/ 
Concordo inoltre  con  con  questa recensione pubblicata  su  www.filmtv.it/ esso è la << commovente storia di due giovani verso l'epicentro dell'odio, dell'amore duraturo e delle guerre senza fine.un'immagine straziante e implacabile della sofferenza: esemplare, in questo senso, la figura della protagonista Nawal, che, come ogni vittima della barbarie più atroce, finisce per nutrirsi dello stesso odio da cui è stata divorata. Quell'odio, quella rabbia per i tormenti e le sofferenze subite e nate dall'intolleranza e dal fanatismo (politico, etnico, religioso), che hanno scolpito sul suo volto di donna i segni di un dolore troppo grande per trasfigurarsi immediatamente in perdono, ma che non le hanno impedito di lasciare ai suoi figli quegli insegnamenti per spezzare quella disumana catena. >> . ) ripetuto diecimila volte come un mantra, resta dentro le orecchie per una mezz’ora buona dopo l’uscita dalla sala, e vien da chiedersi se si sia visto un drammaticissimo film o piuttosto non ci si sia risvegliati da un brutto sogno. Magari (perché no? I nostri tempi son quel che sono…) collettivo o d'aver visto " dal vivo " tali eventi . Uno dei film straniero non hollywoodiano o di cassetta più belli che ho visto .  chi se  ne  frega    se  

Giuseppe ScanoGiuseppe Scano
adesso con e lacrime agli occhi per la visione del film visto in streaming vado a coricarmi notte a tutti\e . vecchi e nuovi . in particolare a ***** la protagonista del post https://goo.gl/RKF7YzPiace a 1 persona1 commento
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Piace a Francesca Pedroni.Roberto Facchini Miii stai invecchiando....
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