l'accoglienza non è solo mafia e business . Il caso dei rifugiuarti a Riace Riace, dove l'accoglienza serve anche per combatere la mafia

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Lo  so che  l'articolo    non è   recentissimo  è  un  po' stagionato infatti è del  dicembre  del  2014   . Ma   davanti a   tali   bufale   a  chi   qualcuno  trova  il coraggio di reagire     da

LETTERA APERTA A TUTTI I MIEI CONTATTI.
Un paio di ore fa leggo un post di un mio contatto, non ne faccio il nome per rispetto, dove, da veneta, elogiava la tenacia e la capacità di rimboccarsi le maniche dei suoi conterranei colpiti dal tifone, terribile avvenimento che mi ha colpita profondamente. 

La cosa che mi ha colpito è che da questo preambolo è uscito fuori il "solito" discorso dei profughi. Di quanto sono fortunati loro, che non fanno un caxxo dalla mattina alla sera, ospitati in alberghi 4 stelle e con un generoso contributo di ben 45 euro al giorno!
A parte il fatto che non capisco il collegamento fra le persone colpite dal tifone, avvenimento accaduto ieri, e i profughi, chiedo a questa persona e a tutti quelli che la pensano come lei, MA DOVE CAZZO VIVETE? 
Gli euro percepiti da ogni singolo profugo ammontano a 2,50, lo stato da alle strutture ospitanti 30 euro per mantenerli, ciò significa: nutrirli, alloggiarli, curarli, vestirli, fornire il necessario per l'igiene personale, pagare gli operatori, il gas, la luce, ecc... 
Alberghi a 4 stelle? wifi? in questo momento i "nostri ospiti" dormono in stanzoni da sei o nove letti, non hanno neppure l'acqua calda, non bastano i soldi per riparare il boiler, e non ve ne uscite che tanto è estate o che a casa loro non hanno neppure l'acqua corrente perchè mi incazzo! E la nostra non è neppure la struttura peggiore!!! noi operatori non percepiamo lo stipendio da aprile perchè la prefettura non paga e voi mi venite a parlare di fortuna?
La fortuna di uno dei ragazzi che è stato letteralmente rapito, e come lui tantissimi altri, dai libici, o chi per loro, messo a forza su un barcone e spedito in Europa, alla sua richiesta di essere rimpatriato gli è stato risposto che è libero di andar via.
Senza i documenti che aspetta da sei mesi? Come lo prende l'aereo, facendo l'aereostop? Ammesso che trovi i soldi per pagarselo!
Concludo, vi chiedo di non dare fiato alla bocca, in questo caso forza sui tasti del pc, senza sapere le cose come stanno, informatevi, parlate con loro, sono persone ve lo assicuro, hanno i nostri stessi sentimenti, provano nostalgia, rabbia, paura, affetto... ci sono i buoni e i cattivi, i generosi e gli stronzi, ma GIURO non arrivano MAI ai nostri livelli di CATTIVERIA!
Buonanotte.
Adesso se volete scatenatevi, non sono sicura di rispondere, sono stanca di tutte 'ste menate!!!
 è sempre  valido   ed attuale  . Ed esso può servire come esempio  



Se c'è, a Roma, chi ha fatto  affari   con l'accoglienza dei profughi, nella Locride - terra di 'ndrangheta - c'è un sindaco che invece ha fatto dell'accoglienza ai rifugiati il simbolo della lotta alle mafie, resistendo a intimidazioni e critiche. Domenico Lucano ha riempito il paese di afgani e africani ed è stato rieletto per tre volte consecutive. Coppie miste e bimbi calabro-africani, che l'Italia ha dimenticato di RAFFAELLA COSENTINO


Domenico Lucano, sindaco di Riace 



RIACE - I due fori di proiettile lasciati da anni in bella vista sulla porta dell'associazione "Città Futura", con cui gestisce i progetti del Sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo, sono la medaglia appuntata sul petto di Domenico Lucano. Neanche il fuoco delle 'ndrine ha potuto distogliere il sindaco di Riace dal suo sogno di creare un borgo solidale e "glocal", in cui cittadini di ogni parte del mondo contribuissero a far rivivere gli ideali di mutuo aiuto della civiltà contadina. Così, il paese dei bronzi è diventato il paese dell'accoglienza, come rivendicano orgogliosamente i cartelli di benvenuto lungo la strada. E i riacesi, per la terza volta, hanno rieletto primo cittadino l'uomo che gli ha riempito il paese di africani e di afgani.
Prima chiuso per spopolamento e poi... Lucano ha cambiato volto al suo paese. Dal borgo affacciato sullo Jonio in provincia di Reggio Calabria se n'erano andati quasi tutti. Perfino le preziose statue greche dei guerrieri, dopo il loro ritrovamento in mare, furono portate altrove. Le attività commerciali morivano una dopo l'altra, la scuola stava chiudendo per mancanza di bambini, il paese rischiava l'estinzione per spopolamento. L'idea di riempire le case lasciate vuote dagli emigranti con le famiglie di rifugiati, preferibilmente con tanti bambini, nasce alla fine degli anni Novanta, quando i perseguitati curdi sono i primi a sbarcare in massa sulle coste calabresi. Badolato, paesino provocatoriamente "in vendita", è il primo a offrirsi. Ma lì il progetto non decolla. Dieci anni dopo, grazie all'azione di Domenico Lucano, Riace invece riesce a diventare un presidio fisso dell'accoglienza nel periodo dell'emergenza umanitaria a Lampedusa. Così la popolazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico arriva a diverse centinaia su neanche duemila residenti.
I simboli antimafia. Ai simboli Lucano tiene particolarmente e ne ha tappezzato il piccolo centro storico. Una porta "africana" sulla piazza principale. Un'aiuola in cui la sagoma nera di una donna che ricorda le statuette tribali raffigura la speranza. Murales di ogni tipo: nuvole, impronte di mani "contro la 'ndrangheta", dediche a Giuseppe Valarioti, giovane comunista ucciso dai boss a Rosarno, ma anche alle portatrici d'acqua vestite in abito tradizionale con le brocche sulla testa.
Il ripopolamento. Sono nate le botteghe di artigianato, dal ricamo al telaio, in cui lavorano donne del posto e rifugiate. In questo scenario colorato si muove lentamente una comunità eterogena. Anziani pensionati e giovani disoccupati. Bambine di origine afgana che parlano con accento reggino e scorazzano per il paese con lo zaino in spalla. Somali di sessant'anni e nigeriani di venti, cristiani e musulmani, vecchine rugose vestite di nero e mamme, col velo o senza, che accompagnano i figli a scuola. Africani che raccolgono la differenziata porta a porta in cooperativa con un anziano del paese che bada ad alcuni asini rigorosamente autoctoni. Il ripopolamento è il chiodo fisso del sindaco. Che non si è fermato agli esseri umani e ha deciso di puntare sui somarelli. Erano scomparsi anche loro.
Premi internazionali e tre volte sindaco. "Sia chiaro: questo modello si basa su un'economia solidale, sui valori di sostegno reciproco della civiltà contadina - dice il sindaco - Inoltre penso che abbiamo una responsabilità verso quei Paesi del sud del mondo a lungo depredati dall'Occidente. Per questo ospitare chi fugge dall'Africa è un dovere". Taglia corto con i giornalisti che ormai è stanco di incontrare. Da anni c'è un via vai di ricercatori, e fotoreporter stranieri, che continuano a spingersi fino alla punta dello stivale, attratti da questa storia. A livello internazionale gli sono stati tributati onori di ogni genere. Dal terzo posto come miglior sindaco del mondo, ottenuto nel 2010 con la motivazione di essere un "Gandhi dei nostri tempi", alla dichiarazione del regista Wim Wenders, secondo cui "la vera utopia non è il crollo del muro di Berlino, ma quello che è stato fatto a Riace".




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