“Io e mia sorella perdute e ritrovate dopo ventisei anni” La scoperta di Giulia, iniziata con un pezzo del 1989 di “Repubblica” “Adottate in Italia dal Brasile e separate, ora insieme per sempre”il gioernLE DEL

A  differenza  di altre  storie  simili  che  ho ripreso sull'aonda  emotiva  o forse  perchè essendo   del '76   sono cresciuto  a feuilleton \ romanzi d'appendice televisivi  e  letterari  ,  questa  storia  non lo  è  o almeno o  è  in parte   Essa  è piuttosto  un caso alla  Serena Cruz   ( vicenda  raccontata in Serena Cruz o la vera giustizia (1990), saggio, Einaudi, ISBN 88-06-11749-1 di Natalia Levi Ginzburg  (  1916-1991 ) . 
Insomma una  Grande  ingiustizia  e  pessima conduzione  delle  famiglie addottive    delel due  protagoniste  .   

  la  vicenda  dela madre  
da repubblica  del  6\2\2015

“Io e mia sorella  perdute e ritrovate dopo ventisei anni” La scoperta di Giulia, iniziata con un pezzo del 1989 di “Repubblica” “Adottate in Italia dal Brasile e separate, ora insieme per sempre”


Giulia e Maria Grazia,di nuovo insieme.

                           STEFANO COSTANTINI

ROMA. Eccola Giulia. L’appuntamento è in un bar del Portuense,a Roma. Fuori diluvia. Non ci conosciamo,ma le nostre vite si sonoincrociate il 10 settembre di  26 anni fa. Scrissi per Repubblica dell’adozione di due sorelline brasiliane. La madre naturale stava venendo in Italia per riportarle a casa, aveva denunciato che le erano state sottratte. Poi più nulla fino ai primi di gennaio
di quest’anno, quando sulla scrivania trovo l’appunto di una collega. «Ciao Stefano, ti sta cercando una signora, Giulia Aigotti. Ha lasciato il suo numero, dice che ti sei occupato di lei tanto tempo fa, ti ho stampato l’articolo. Lei è una delle bambine di cui parli. Accidenti che storia. Fammi sapere.Ila».
Era il 1989 e non ricordo di aver scritto quell’articolo. Chiamo, risponde Giulia. È nata a Bahia nel 1977 («o almeno così c’è scritto sui miei documenti»), e si chiamava Dilma. È stata adottata a Pinerolo, vicino a Torino, da una coppia di insegnanti che le hanno cambiato nome e destino. La madre naturale era una domestica di 46 anni.  ha vissuto  protetta, ha studiato pianoforte
IL GIORNALE DELL'EPOCA 
e preso una laurea in Scienze infermieristiche. Oggi lavora in un ospedale di Roma. Ha due figli e un marito militare. È serena,ma dentro ha una voragine lunga quasi trent’anni.
«Pronto? Sì, sono Giulia. Ho trovato in Rete il suo articolo e a quel punto ho capito che non potevo più far finta di niente. Sapevo di essere stata adottata, che ero nata in Brasile. Stop. All’epoca avevo dieci anni. Ignoravo la battaglia legale tentata da mia madre naturale, non sapevo che era venuta in Italia per riavermi.
Le impedirono di incontrarci. Ricordavo di essere stata in diversi orfanotrofi. E ricordavo di una sorellina che tenevo sempre per mano, che mi facevo picchiare
pur di proteggerla. Niente altro. Troppe domande fatte ai miei genitori adottivi sono rimaste senza risposta, fino a quando abbiamo smesso di parlarci, una quindicina di anni fa per delle mie scelte che non hanno condiviso. Ora so che mia sorella esiste. Se è viva,la voglio ritrovare. Mi aiuta?».
Bastano poche ore per rintracciarla. La sorella che si chiamava Debora ora è Maria Grazia Grasso e non si è mai spostata da Giugliano,Napoli. Risponde al telefono
quando Giulia chiama.Scopre così di avere una sorella.
«L’ho trovata, è lei - mi avverte Giulia in preda a una felicità ormai incontenibile - e sabato prossimo
(il 17 gennaio, ndr) ci vediamo.Mio marito è originario di Caserta, lì vive mia suocera, vicino a dove abita Maria Grazia».
Sono passate due settimane e con Giulia ci incontriamo nel bar.Riprende il filo. «Grazie a Repubblica e alla Rete è avvenuto un miracolo.
Sono frastornata e felice. Mia sorella ha saputo di essere stata adottata quando era già grande e per caso. Ha cercato tracce della nostra famiglia, ha trovato dei parenti con i quali siamo ora in contatto. C’è un cugino che vive negli Stati Uniti e un’altra sorella rimasta a Bahia, più grande di me di un anno. Ci siamo scritte, in inglese, perché noi il portoghese lo abbiamo dimenticato. Sappiamo di avere avuto due fratelli maschi, che sono morti, e un’altra sorella, che oggi  avrà 43 anni. Nostra madre è morta tre anni fa e il cugino americano ci ha fatto vedere una sua foto. Maria Grazia aveva dei ricordi confusi. Quando ci siamo incontrate ci siamo abbracciate e abbiamo pianto, poi avevamo bisogno di una conferma. E allora dal passato sono spuntati dei particolari,uno decisivo: le mattonelle gialle dell’ultimo orfanotrofio in cui siamo state insieme. Ci siamo messe a ridere, perché è bastato guardarci per capire che siamo sorelle. Altro che prova del dna, siamo identiche ».
«Anche i suoi genitori adottivi - prosegue Giulia - non le hanno mai detto di me e sono stati sempre molto vaghi, come se anche loro avessero qualcosa da nascondere.
Ho chiamato i miei genitori, loro non rispondono, hanno il filtro della segreteria telefonica. Ho lasciato un lungo messaggio con le novità, mi hanno risposto con un telegramma: “Stai attenta a chi incontri”. Ora nella mia vita è tornata Maria Grazia: non vogliamo più lasciarci. Lei si sente brasiliana, l’ha sempre avuta dentro questa passione e da quando conosce le sue origini ancora di più: pensi che insegna un ballo tradizionale. Lei vorrebbe partire subito per il Brasile. Io  ho un po’ paura, finora avevosempre evitato di conoscere le mie radici. Un anno fa mia nonna adottiva mi accennò la storia di una donna che era venuta dal Brasile a riprendermi. Io non le volli credere. Poi mia nonna è morta e mio marito che aveva intuito qualcosa ha fatto il resto. Quando un giorno sono tornata a casa mi ha detto: “Giulia, guarda su Internet cosa ho trovato ”. E mi ha lasciato da sola davanti allo schermo. Dovevo scegliere, ho esitato prima di spingere quel tasto. E alla fine ecco, ho letto il suo articolo e si è spalancato un baratro. Il viaggio nel mio passato èappena iniziato». Buon viaggio,Dilma



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