rottura di un tabù e di un luogo comune anche i down si sposano la stria di Mauro& Marta i primi in Italia

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Consapevolezza senza pietismo per combattere la paura dell’handicap. Un messaggio importante ed ironico da parte di chi l’handicap lo vive dalla nascita. – intervista a DAVID “ZANZA” ANZALONE attore, autore, regista e, come recita la sua carta d’identità alla voce professione “Handicappato”


E'  proprio  vero  che in Italia  ( eccetto qualche malpancista )   è più  avanti  la  gente delle istituzioni Finalmente   si rompe  un tabù ed  una convenzione   consolidata  cioè che  per  sposarsi  si debba per  forza  di cose  essere  sani  . ma  purtroppo..... c'è  retrogusto amaro a  tutta  la  vicenda  ma  qualcuno gli aiuta  
Ma iniziamo  dal   lato bello  preso da  diverse pagine del web  ( non ricordo i  siti , ma come  già detto  nel  manifesti   e  faq  del  blog  ,  ripeto    se qualcuno\a   degli aventi diritto  o i loro rappresentanti legali  si  faccia avanti   e il post  sarà modificato  con le  aggiunte  o la cancellazione


L’amore non ha sesso, non ha età e nessun confine. La storia che nelle ultime ore sta appassionando tutta Italia ha come protagonisti Mauro e Marta, 40 anni lui, 30 anni lei, affetti dalla sindrome di Down che domenica 6 luglio nella chiesa di San Bonaventura al Palatino, a Roma, hanno coronato il loro sogno d’amore e si sono finalmente sposati ( scopri qui la proposta di matrimonio a una ragazza malata di tumore).A darne la notizia è stata L’AIPD Nazionale che si occupa persone affette da questa patologia aiutandole a vivere serenamente, conducendo una vita completamente normale e, tra le altre cose, segue i ragazzi nell’avventura della vita di coppia e della convivenza, aiutandole ad arrivare al fatidico “Sì”. Quello di Mauro e Marta è il primo caso assoluto di matrimonio tra persone Down in Italia all’interno dell’Associazione Italiana Persone Down, “ma non resterà l’unico: l’amore è democratico e sono molte le coppie che negli anni si sono formate” – ha dichiarato Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell’AIPD, al Corriere della Sera ( guarda qui la foto degli sposi con un ciclone alle spalle ). “Da noi l’indipendenza è una conquista recente. Questi ragazzi e le loro famiglie hanno cominciato soltanto da poco a sperimentare percorsi di autonomia” sottolineando con orgoglio il risultato ottenuto dai due giovani e del cammino di felicità che hanno iniziato a percorrere insieme.Insieme da 10 anni, conviventi da tempo Mauro e Marta hanno fatto il grande passo sposandosi stabilendo in Italia il primato di coppia down sposata che fa parte dell'Associazione Italiana Persone Down. I due lavorano e hanno vissuto insieme a Casa Petunia, una casa famiglia a bassa assistenza per le persone affette dalla sindrome di Down.Le foto delle loro nozze hanno conquistato il web che si è congratulato con la coppia e ha augurato loro tanta felicità. PROGETTO DI VITA – Marta e Mauro, lei receptionist per Adecco lui impiegato all’Asl, si sono scambiati le fedi nuziali  dopo 10 anni di fidanzamento e dopo 4 anni di convivenza passati nella casa famiglia Petunia, progetto della Fondazione Italiana verso il Futuro: “Ci siamo conosciuti ad una festa di compleanno: prima è nata un’amicizia, poi lui si è dichiarato…” confessa Marta, “La cosa che più ci trasporta è la fiducia. Ci sappiamo sopportare, e se litighiamo troviamo un punto d’incontro. Da quando l’ho conosciuta ho avuto subito la voglia di creare il mio nucleo familiare” spiega Mauro.La coppia, prima ancora di decidere per il grande passo, aveva già raccontato la propria storia a XLove, programma di Italia 1 spin-off de Le Iene. Sul tema suggerisce  http://www.giornalettismo.com/  (  mi sembra  di ricordare  )  anche l’ottimo Hotel 6 Stelle, docu-fiction di Rai3 prodotta da Magnolia cui l’AIPD ha collaborato.Questa coppia felice, come tante se ne vedono il giorno del matrimonio, ha però segnato la storia del nostro paese.


20140714 74104 10492155 10152539348029841 4407641787110 478x289 Mauro e Marta sposi: sono i primi in Italia… ecco perché





le foto sono prese da http://www.direttanews.it/2014/07/14/







il lato brutto della cosa è  che  Mauro e Marta non avevano programmato di vivere la loro nuova vita a “Casa Petunia”.

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Mauro e Marta non avevano programmato di vivere la loro nuova vita a “Casa Petunia”. La sua indisponibilità è diventata un problema perché fino a ora non sono riusciti a trovare un appartamento in affitto. “Molti proprietari - sottolinea l'Associazione persone Down - si rifiutano di affittare quando sanno che nella casa vivranno persone con disabilità”. La conferma viene dai genitori di Marta: “Non chiediamo un servizio gratuito da parte delle istituzioni – hanno dichiarato – ma ci piacerebbe che i nostri figli potessero trovare un'abitazione che abbia costi sostenibili per i loro stipendi e per il loro stile di vita”.Non esiste solo il “dopo di noi” (cioè il problema dell'organizzazione della vita dei disabili dopo la scomparsa dei genitori), ma esiste anche un “durante noi”, la possibilità di avere le stesse opportunità delle persone “normali”. Non è un problema da poco. In Italia, il 60 per cento delle persone Down ha superato i 18 anni di età e molte di loro, con qualche sostegno, sarebbero in grado di condurre una vita autonoma, in una casa.
Ma solo in pochissime realtà (a Pisa e a Venezia, per esempio) le Asl o gli istituti per le case popolari hanno reso disponibili delle abitazioni consentendo l'avvio di esperienze di preparazione alla vita indipendente. Casi isolati. “Il tema dell'abitare – commenta Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell'Aipd – ci interroga con urgenza e possiamo affrontarlo solo con creatività, individuando soluzioni con e per le persone Down, integrando professionisti e volontariato, valorizzando tutte le risorse possibili. Ci piacerebbe che qualche ente uscisse allo scoperto”.
Tanto più che in questi tempi di tagli al welfare, quando le risorse sono sempre più esigue, investire sull'autonomia significa dover ricorrere con meno intensità alle struttura assistenziali nel “dopo di noi” e, quindi, determinare risparmi notevoli per la collettività. Il lieto fine della storia di Mauro e Marta ci riguarda tutti.

ma  

A lanciare l'appello è stata Anna Contardi, la presidente dell'Aipd: “Il mercato pubblico e quello degli enti – ha detto – si attivino, per evitare di dover ricorrere ai privati. I quali in questi casi nutrono sempre molti dubbi perché recidere un contratto di affitto fatto a persone che presentano disabilità risulta più complesso. La storia di Mauro e Marta – ha continuato .- non è una storia eccezionale. E potrebbe spianare la strada a tante persone che un giorno si troveranno nella loro stessa situazione”.

L'Aipd propone una soluzione di buon senso: che gli enti proprietari di un patrimonio immobiliare ricavino dagli stabili in disuso soluzioni di 'sperimentazione abitativa'. Pieno il sostegno della trasmissione Baobab che ha messo a disposizione la propria mail (baobab@rai.it) per chiunque voglia offrire un contratto d'affitto ai due giovani.Ad aggravare il problema di Mauro e Marta, una delle tante conseguenze dei tagli al welfare. Infatti la casa-famiglia dove nel 2012 avevano cominciato a convivere, dopo un fidanzamento durato otto anni, non può garantire più il servizio. Non c'è quindi una soluzione-ponte in attesa dell'arrivo di un contratto d'affitto, a parte il ritorno nelle case di famiglia. Dove, ovviamente, sarebbero accolti a braccia aperte. Ma sono gli stessi genitori a sostenerli nel loro percorso di autonomia. “Ci piacerebbe – ha dichiarato la madre di Marta - che i nostri figli potessero trovare un'abitazione che abbia costi sostenibili per i loro stipendi e per il loro stile di vita”.

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