non c'è lavoro ? me lo creo e m'arrangio ed allo stesso tempo aiuto l'ambiente e gli altri . gli aggiustatutto e il caso del " codista " Giovanni Cafaro



In tempo di crisi  e  di calo dei consumi  alimentari  e   e  aumento di auto produzioni    sta prendendo  ( anzi riprendendo  )  quota  il fai da te    e  i riuso e  l'auto riparazione   d'oggetti e  quindi la figura    degli aggiustatutto  e  di   chi fa la  fila  al posto tuo  ,  o  quella  (poco ci manca   ) del  rimpiazzo  raccontata  nel  film  ( locandna  a sinistra  )  L'intrepido  di  Gianni Amelio con Albanese 
Infatti   Se fino a qualche tempo fa  -- come dice la  pagina  buone notizie di  msn.com  da  cui  ho preso sian uisto articolo  sia  la storia    che racconto  sotto  --  quando ancora non c'era la crisi economica, quando in casa si rimpeva qualcosa correvamo a comprare il nuovo modello, ora tutti sono più attenti a quanto si spende e cercano alternative meno dispendiose rispetto all'acquisto.
Ugo Vallauri e Janet Gunter, sono i nomi di due persone che hanno dato vita ad un progetto "furbo" e molto interessante: il "Restart Project".  Sulle orme dei "Repair Café" di Amsterdam o dei "Fixers Collective" di Brooklyn, organizzano infatti a Londra dei "Restart Party": non sono altro che dei corsi itineranti a cadenza mensile dove si insegna gratuitamente a riparare il proprio gadget elettronico o elettrodomestico rotto.
C'è chi arriva lamentandosi della lentezza del proprio portatile per poi scoprire che basta aumentarne la memoria o chi si presenta con un rasoio elettrico malfunzionante e, con l'aiuto dei volontari e di qualche tutorial pescato su Internet, riesce a farlo operare nuovamente. Con un po' di pazienza e di fortuna, alla fine si trova una soluzione all'80 percento dei problemi. E senza spendere un centesimo. "L'idea - spiega Vallauri, trapiantato a Londra da Bra - mi è venuta dopo la mia collaborazione in Africa con la organizzazione non governativa britannica Computer Aid. In Kenya ho imparato approcci meno spreconi dei nostri. Lì non ci si sbarazza facilmente di qualcosa che può essere riparato. Si aggiusta tutto. Mentre noi spesso compriamo oggetti non dettati dalla necessità, ma dalla pigrizia e dalla mancanza delle conoscenze necessarie per la manutenzione di quelli che abbiamo già. Il nostro obiettivo non è offrire delle riparazioni gratuite, ma sconfiggere l'obsolescenza programmata e recuperare la manualità in una società esasperata dal consumismo".
IL primo Restart Party si è tenuto alcuni mesi fa ed è stato subito un successo. "Sin dall'inizio abbiamo raccolto l'interesse - continua Vallauri - non solo di chi spesso è frustrato dalla macchinosa e scoraggiante burocrazia delle garanzie previste dalle aziende produttrici, ma anche di chi vuole mettere la propria manualità e il proprio saper fare al servizio degli altri". E il prossimo passo dell'organizzazione sarà proprio creare sul sito therestartproject.org una rete che metta in contatto chi cerca servizi con chi li offre: appassionati di riparazioni, sviluppatori di software, etc.
Complice la crisi economica, la cultura della riparazione sta soppiantando quella dell'usa e getta anche Oltremanica. In Olanda gli antesignani Repair Cafe sono oramai una trentina e hanno persino ricevuto una sovvenzione governativa di quasi mezzo milione di euro.
Gli australiani imparano a recuperare i loro gioielli agli incontri mensili organizzati da "The Tresaury" a Melbourne o ad aggiustare e reinventare i loro oggetti al Bower Reuse and Repair Centre di Sidney. Mentre a New York i Fixers Collective si incontrano una volta a mese.
Anche in Italia, dove ogni anno vengono prodotti un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti elettronici, non mancano iniziative simili. Come la PcOfficina che organizza incontri settimanali a Milano dove, sul modello della ciclofficina, si riparano computer tra una birra e una chiacchiera. O come l'Oratorio digitale lanciato dall'associazione Ohibò che insegna ai ragazzi sopra gli 11 anni ad allungare la vita del cellulare o del lettore mp3 che già possiedono invece di inseguire le pubblicità dell'ultimo modello. La riparazione insomma è diventata un vero e proprio movimento. Perché fa bene all'ambiente e al portafoglio.

la seconda storia invece invece è quella di Giovanni Cafaro  umo che il lavoro se l'è inventato

Non trovi lavoro? Inventane uno come Giovanni Cafaro

Disoccupato salernitano e creativo è diventato il primo codista italiano. "La tua coda allo sportello? Da oggi la faccio io". Un buon esempio per combattere la crisi


"Basta poco, una semplice intuizione e puoi inventarti un lavoro". Giovanni Cafaro è partito da questo concetto e dadisoccupato ha ideato una professione e sconfitto la crisi: oggi è il primo codista italiano e la sua storia ha ridatosperanza ed è divenatata un esempio per molti.
"Un giorno ero in fila in un ufficio postale - racconta il salernitano - e mi si è accesa una lampadina: una persona che fa la coda per gli altri, per chi non ha tempo o voglia di farla, può essere un servizio utile da offrire quotidianamente".
Tutto è iniziato quando Giovanni Cafaro è tornato a casa. Realizzati dei volantini li ha distribuiti nella città di Milanoe ha così trovato i primi clienti.'Dopo la laurea, un master alla Bocconi e undici anni di esperienza nell'area marketing e comunicazione ero rimasto senza lavoro perché l'azienda dove lavoravo si è trasferita all'estero' ha raccontato Giovanni Cafaro.'Ho iniziato a inviare centinaia di curriculum ma
dopo circa sei mesi avevo fatto pochissimi colloqui. Le opportunità di lavoro erano quasi nulle anche perché avevo superato i 30 anni e non potevo usufruire degli sgravi fiscali da parte delle aziende. A quel punto il lavoro me lo sono inventato'.
Il salernitano sbriga ogni genere di commissione dal pagamento dei bollettini alla richiesta di documenti nei vari uffici pubblici o l'iscrizione all'università, e a volte capita che gli chiedano anche mansioni più stravaganti.'Una signora una volta mi ha chiesto di andarle a fare la spesa, ma la fila più strana è stata sicuramente quella per comprare il libro di Belen Rodrìguez'.
La richiesta era arrivata da Bari. Durante la presentazione del volume della showgirl argentina a Milano in palio, per le prime cento persone che lo avessero acquistato, c'erano i biglietti per uno spettacolo.
'Il ragazzo, data la distanza, non poteva andare - racconta Giovanni - e così ha mandato me. La coda è durata circaquaranta minuti ma è stata divertente ho conosciuto varie persone'.L'utilità del codista è quella di far risparmiare tempo e denaro ai clienti. Con un contributo non altissimo unapersona può far sbrigare a un'altra una pratica in scadenza che altrimenti non sarebbe riuscita a evadere in tempo oppure può evitare lunghi e costosi viaggi.
'Una ragazza di Roma mi ha inviato la delega e mi ha chiesto di andare a fare l'iscrizione all'Università Cattolica di Milano - ha spiegato Giovanni Cafaro - lei ha recuperato varie ore e anche in termini economici ha risparmiato rispetto al costo del biglietto di treno o aereo per la trasferta'.Il lavoro del codista è un'occupazione di grande responsabilità, tra Giovanni e il cliente si deve instaurare un rapporto di fiducia perché le persone affidano soldi, documenti e pratiche delicate da sbrigare.
'Il codista può risolvere vari problemi - ha spiegato Cafaro - per questo sto pensando di creare delle agenzie in varie città d'Italia che forniscano questi servizi che possono essere utili alle singole persone per questioni private ma anche alle imprese'.
Il primo cliente del salernitano è stato proprio un professionista che aveva bisogno di alcuni permessi e ha preferito contattare Giovanni piuttosto che far perdere una giornata dentro gli uffici alla segretaria.Da quando ha iniziato questo lavoro a oggi Giovanni Cafaro è diventato quasi una celebrità e un modello per altrepersone in difficolta.
'Ho ricevuto vari messaggi di ragazzi e adulti che volevano conoscere la mia storia, mi chiedevano qualche consiglio'.
Così il codista ha avuto un'altra idea, organizzare un workshop formativo per raccontare e spiegare la sua attività.Il workshop è durato una sola giornata e chiunque poteva partecipare gratuitamente previa iscrizione. Le registrazioni sono arrivate da tutta Italia e hanno superato le 300 persone.
'Alla lezione del 7 maggio a Milano si sono presentati in 12, ma altri mi hanno chiesto di replicare in altre città'.Il workshop è stato il primo passo di un percorso più lungo che vuole arrivare alla realizzazione di agenzie dicodisti che assumano persone in tutta Italia.
'Sto parlando con imprenditori e finanziatori per poter portare avanti il progetto - ha detto Giovanni Cafaro - in questo modo potremmo creare occupazione, tanti disoccupati si sono dimostrati interessati a diventare codisti'.Il messaggio che Giovanni Cafaro vuole dare con la sua storia ai giovani e meno giovani è 'non abbattersi'.
'Bisogna credere in sé stessi, portare avanti le proprie idee perché, a volte, delle semplici intuizioni si possono trasformare in progetti creativi - ha spiegato il codista - il moIl consiglio di Giovanni Cafaro è quello di 'guardarsi intorno, fare una fotografia di ciò che ci circonda e cercare di capire se ci può essere qualcosa che può farti essere utile ad altri. A quel punto crei il servizio'.
E il messaggio sembra essere arrivato. Sul web sono tantissimi gli attestati di stima ricevuti dal professionista innovativo e altrettante sono le richieste di consigli e successivi workshop.
Come Daniele che sulla bacheca Facebook di Cafaro racconta di essere sul punto di perdere il lavoro e lo ringrazia perché 'comunque non bisogna abbattersi, dobbiamo rimboccarci le maniche'.mento è difficile però dobbiamo guardarci intorno, un'idea banale può diventare un'opportunità di lavoro'.

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