Ucciso dai nazisti fu seppellito a Kanalski Lom, in Slovenia Ora l’Anpi di Nuoro ha riportato i suoi resti in Sardegna Dopo settant’anni su pitzinnu “Varadda” ritorna nella sua Bitti


 musica  in sottofondo  


  ci sarebbero anche    consigliatimi da  Roberto Ansaldi del gruppo di radiofaber ( radio dedicata a fabrizio de Andrè )


Mi  vengono i mente  anche    il battaglione  alleato  sempre dei modena  e  il  film musicale    \  e  disco  "materiale resistente"  di Guido  chiesa




Ucciso dai nazisti fu seppellito a Kanalski Lom, in Slovenia  Ora l’Anpi di Nuoro ha riportato i suoi resti in Sardegna   Dopo settant’anni  su pitzinnu “Varadda” ritorna nella sua Bitti


di Natalino Piras 

Questa è la storia di Joglieddu (Giorgio) Sanna. Era nato a Bitti il 30 giugno 1924. Aveva appena vent'anni quando fu ucciso a Tolminski Lom, Slovenia, il 28 novembre del 1944. Era partigiano, nome di battaglia “Varadda”, nella Brigata triestina d'assalto, una sezione della Brigata Garibaldi che in Slovenia combatteva i nazisti insieme con le forze della Resistenza jugoslava guidata dal maresciallo Tito. Joglieddu era cresciuto ragazzo-pastore, nella dura campagna. A 19 anni venne mandato alla guerra di Mussolini e Hitler ma si trovò a fare il partigiano. Cadde in battaglia e fu sepolto a Kanalski Lom.




 Non se ne sapeva niente fino a due anni fa. Poi come un miracolo. Di questi giorni, in tempo di Pasqua, siamo andati a riportarlo a casa, familiari bittesi e gente dell'Anpi (l’Associazione nazionale dei partigiani italiani) di Nuoro. Eravamo Rosetta Sanna, mia moglie, nipote del partigiano Giorgio, Bianca mia figlia e Pietro Dettori, presidente dell'Anpi nuorese. Da diverso tempo, con Dettori e altra gente dell'Anpi lavoriamo insieme per questo ritorno: Maria Giovanna Piras, Domenico Cabula, Bore Muravera e Piero Cicalò questi ultimi due coautori con Pietro e me del libro Pitzinnos Pastores Partigianos. Ragazzi a indicare i ventenni mandati a combattere, classi 1923-24, che provenivano da Bitti, Orgosolo, Orune, Dorgali, Orosei, Galtellì. Dopo il tragico 8 settembre 1943 si ritrovarono a "banditare senza causa" nelle campagne dell'alto Lazio. Furono arruolati tra i repubblichini di Salò e inviati da Roma al confine tra Friuli Venezia Giulia e terre slave. Una notte del gennaio 1944 i pitzinnos sardi scapparono in massa dalla caserma di Villa Opicina, in quel di Trieste. Diventarono partigiani. Il ritorno a Bitti di Joglieddu caduto in battaglia sembrava cosa impossibile. Due anni di ostacoli, specie burocratici, da quando abbiamo saputo del luogo di sepoltura, Kanalski Lom. Ma ci siamo riusciti. 15 aprile. Anton Bavdaž se ne sta appoggiato al muro di cinta del cimitero di Kanalski Lom. Da là si vede la risalita per Špile, a 900 metri, nido d'aquile, crocevia di sentieri. A Špile cadde Joglieddu e là andò a riprenderlo Anton Bavdaž. Oggi Anton ha 88 anni. Ne aveva 18 nel 1944. Sole freddo su Kanalski Lom, quel 28 novembre di settant'anni fa. Dal basso, a 700 metri, si sentivano il crepitare dei mitra e altri rumori di battaglia. Venne giù dalla montagna uno che commerciava in cavalli, per dire che a Špile c'era un uomo morto, ucciso dai nazisti. Anton fu incaricato di andare a recuperare il corpo. Disponeva di un carro con un bue. Arrivò a nel crocevia e vide l'ucciso, un fianco completamente squarciato, faccia al cielo. Stringeva nel pugno una medaglietta, una Madonnina. Aiutato da un forestiero che poi sparì, Anton caricò l'ucciso sul carro. Ci volle un'ora di viaggio per il ritorno. Nel cimitero di Kanalski Lom il parroco Štanko Sarf frugò nelle tasche dell'ucciso e così scoprì l'identità di Giorgio Sanna. Ora Anton è là, appoggiato al muro di cinta del cimitero, i gomiti che premono sulla pietra. A Špile ci aveva mostrato il punto in cui ritrovò Joglieddu, un albero tra i rovi, il fusto tutto crivellato di proiettili. Nel camposanto di Kanalski Lom si sono fatte quasi le 10 quando inizia lo scavo. Terra scura impastata con schegge di granate, residuo della prima guerra mondiale che qui ha infuriato cent'anni fa. Poi la seconda guerra, le battaglie dei partigiani contro i nazifascisti. Mitja, di Nova Gorica, e il suo aiutante mettono tavole di recinzione intorno alla tomba di Joglieddu. Poi iniziano a spaccare le pietre dell'aiuola. I colpi risuonano dentro il silenzio partecipe di una piccola folla di italiani e di sloveni. L'operaio continua a scavare e a un certo punto smette con la pala. Va a prendere una cazzuola. Siamo a 90-100 centimetri di scavo. Ancora terra. La cassa, quattro tavole messe su alla bell'e meglio, raccontava Anton Bavdaž, sono diventate anch'esse terra. Compaiono ossa. Un brivido. Smette il brusio. Ci si guarda fissi negli occhi. I sardi del Circolo di Gorizia hanno portato panni candidi per adagiarci sopra le ossa del partigiano. Ci sono tutte: la testa, le ossa lunghe, il femore, il bacino. Poi, all'altezza di una delle mani, compare una medaglietta. È quella che a Joglieddu, lo scrive nelle lettere che aviere a Perugia spediva a casa, gli aveva mandato da Roma zia Lucia, suora di clausura, morta nei bombardamenti alleati del 1943. 18 aprile. Lungo Venerdì Santo. Siamo appena tornati dalla Slovenia e fra un po' ripartiamo per Olbia dove intorno alle 19 atterrerà l'aereo proveniente da Verona. Poi, direzione Bitti. Arriveremo a sera inoltrata. Giorgio Sanna torna finalmente a casa. Per settant’anni i suoi famigliari hanno elaborato un lutto a corpo assente. Ora invece Joglieddu torna e nessuna parte del suo corpo manca. Tutto è composto in un'urna. Penso all'esumazione. Eravamo là nel cimitero Spoon River di Kanalski Lom. Prima dello scavo avevamo coperto la tomba con la bandiera dell'Anpi nuorese, fermata agli angoli da quattro copie del nostro libro. Il vessillo dei Quattro Mori, portato dai sardi del Circolo di Gorizia, lo abbiamo sistemato nel muro attaccato alla tomba, dietro la croce di legno, un lembo a contatto diretto con la bandiera della Slovenia. 20 aprile. Pasqua. Joglieddu sta nella chiesa della Pietà, al centro del suo paese natale. È tornato. Come fosse risorto.Anton Bavdaž ci aveva detto che, settant'anni fa, quando Joglieddu venne calato nella fossa, come all'improvviso comparvero partigiani sulle creste collinari intorno a Kanalski. Spararono in aria per rendere gli onori al compagno caduto. 

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