Una battuta sbagliata di quel 2 novembre 1975 di Leonardo Pisani



Non riuscendo a trovare le parole per celebrare il 37 anni di questo evento lascio che a farlo sia questo scritto del mio contatto di facebook pubblicata da Leonardo Pisani il giorno Venerdì 2 novembre 2012 alle ore 8.32

 Una battuta sbagliata, avevo poco più di 6 anni quel 2 novembre del 1975. Sembra preistoria, la tv era la paleotelevisione alla Eco, due canali, i programmi iniziavano tardi e finivano prestoe la sera si andava a letto con carosello. Vivevamo in 5  in una casa a confine del mio quartiere natio “Lu Suritiedde” e quello medievale “Gret a rocc” : una camera da letto comune dove dormivamo tutti, compreso mia sorella di un anno.Si andava a scuola con il grembiule blue e fiocco rosso, le caramelle golia sostavano una lira, il gelato solo di domenica e l’arcobaleno era il più gettonato. I più“ricchi” semmai compravano  il camillino oppure la coppa rica all’amarena.

Era il tempo dei ciccio polenta, di patatine in busta, del superga o super santos, di Domenica In e delle lezioni di inglese in Tv, di Belfagor e di Gamma quei bei sceneggiati che non trasmettono più.
 I giocattoli quasi inesistenti, ma bastava un pallone di pezza per diventare Rivera o Mazzola, un barattolo per giocare a lu scatiliedde, una specie di nascondino aviglianese, e poi cerbottane con le canne di plastica da elettricista. Quando eravamo fortunati ci costruivamo i “carruozzi” o qualche capann rubando materiale edilizio con la  finta disattenzione dei muratori. Altri tempi, forse bei tempi.
Ma quella battuta sbagliata  degna della cattiveria dei bambini  me la ricordo, appena sentita la nostzia al telegiornale perchè mia madre mi mise un ceffone, anzi alla aviglianese nu “scurzone nand a gret ” in faccia – una veloce doppietta- e le parole :” nun s’ pazzeja cu chi more”. Da bimbo impertinente e vivace conoscevo quel nome, ma non sapevo ancora il valore della vita e della morte. Ora lo conosco e capisco quello schiaffo educativo. Era il 2 novembre e il telegiornale lento, con mezzo busto e studio in bianco e nero diede l’annuncio della atroce morte di Pier Paolo Pasolini.Una battuta sbagliata ed una storia sbagliata come cantava “l’artigiano delle parole”.



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