Innocente



Voglio immaginarlo forte, Carmine. Di quella forza che solo gli insegnanti, i colleghi possono conoscere: quella forza fatta di sguardi, di costanza, di notti affaticate e piane, di voci appassionate e calde. Aeree, stellate. Perché così sicuramente doveva sentirsi Carmine di fronte ai suoi studenti: un albatro nei territori della conoscenza, e l'aula diventava emozione, pianeta. Carmine aveva tutta la sua vita lì e anche di più. Insegnante, artista della pazienza. I suoi erano sogni di radici. Perché senza la scuola non si vive, tutt'al più si esiste.Carmine non ha più r-esistito. Si è reciso la giugulare con un colpo netto, alcuni giorni fa, dopo la constatazione che in quell'aula non sarebbe più tornato, che era condannato a restare un precario per sempre, "ammettendo di essere fortunato", chiosava poi, amaro. Aveva appena conseguito la laurea specialistica: "E dovrei essere gioioso ma sono triste perché il ministro Profumo ci sta distruggendo il futuro". Con l'elevazione a 24 ore settimanali di servizio lui era tagliato fuori, addio supplenze annuali. I giornali raccontano che era passato a scuola a salutare i colleghi.Quel nodo in gola, quella minuscola bolla di silenzio che lo ha preso, fino a soffocarlo, proprio lì, nella gola, io la conosco bene. Io che, come lui, ho attraversato vent'anni di precariato, più fortunata solo perché, probabilmente, nata e vissuta al Nord. Hanno scritto, della sua, "vita precaria". No. Era una vita lacerata. Quella bolla è diventata gigante non solo per l'ultimo colpo, quello che lo ha ucciso. Lo è diventata perché la pazienza si era lisa, sfibrata, umiliata. Dopo anni di silenti sopportazioni sulla presunta pigrizia dei docenti, invettive sulla nobiltà del suo impegno, mentre nessuno, come noi, sa quanto appassionante e doloroso sia occuparsi di altri esseri umani, giovani, fiorenti, quelli che proseguiranno il nostro cammino. Cultura è coltivazione, è prosecuzione nell'orto dell'umanità. Un atto comunionale. Quando la comunione s'interrompe, la vita cessa di essere umana.Di quanta violenza è fatto questo disperato amore degli intellettuali! Una fine come Seneca: o, forse, flaubertiana, nel senso di scioccante e impudica e "illetterata". Non esiste alcuna letterarietà nello svenarsi, è qualcosa di convulso e barbaro e primordiale. Quel gesto ferino è stato compiuto proprio sull'organo che trasmetteva conoscenza. E' stato un assassinio della parola e dell'arte. Ha testimoniato la resa dell'umanità. Non son più io, non son più uomo.Pochi giorni fa lo pseudo-intellettuale Giuliano Ferrara, direttore del "Foglio", berciava in tv: "Dài, su! l'Italia è ricchissima, vanno tutti in Bmw, il Paese è pieno di champagne e caviale... Voglio sapere una cosa: perché non si suicida più nessuno? Forza! Suicidiamoci! Adesso sono 6 mesi che non si suicida più nessuno ... Esigo un suicidio al giorno! Anzi, due!".Dall'altra parte, il silenzio. Contemporaneamente a Carmine si è tolto la vita un operaio sardo, anch'egli cinquantenne, che aveva perso la moglie due anni fa in seguito a un tumore e che doveva badare ai due figli, anch'essi disoccupati. Non trovava lavoro da sei anni.Perdonatemi, avrà sicuramente pensato, non sono degno di fare il padre. Non ne posso più.No, Carmine, no, ancora ignoto lavoratore: non siete voi gli indegni. Se il moloc post-capitalista oggi è stato saziato, sappiate che non siete morti invano. Sembrano vuote parole, e forse lo sono; inadeguate, senz'altro. A voi le hanno tolte, e voi avete creduto di rimanere muti per sempre. Ma il vostro urlo silente le ha restituite a noi. I funerali di Carmine si svolgeranno oggi alle 13, nella Basilica di San Tammaro a Grumo Neviano. Se costoro si tacciono, grideranno le pietre.

Commenti

nheit ha detto…
e si muore. di non lavoro. di vuoto di progetti di vita. di assenza di uno Stato ."Dài, su! l'Italia è ricchissima, dice Ferrare... e io dico che in Italia una buona percentuale sta molto bene e non viene toccata da leggi e problematiche economiche. sul male degli altri costruisce li suo futuro . e lo difende a denti stretti -lotta di classe. la loro. quella dei bene stanti. gli altri crepano. divisi gli uni con gli altri.L'operaia Fiom che dice e ridice e i compagni la sostengono"
Noi non vogliamo lotte di sindacati contro il padrone. Noi vogliamo solo il nostro posto di lavoro " ha già perso

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