Il futuro è ad aria compressa, nasce in Sardegna la tecno-auto. auto del futuro o bufala ?

raccattando in casa  i giornali vecchi  , per  prepararli per  la  raccolta  differenziata , sull'unione del 11 c.m   ho trovato questo  interessante  articolo  . Sperando che non sia  una delle  solite  bufale in particolare questa   denunciata  da  Paolo Attivissimo ( http://attivissimo.blogspot.it/ )   o bolle  di sapone


Il futuro è ad aria compressa, nasce in Sardegna la tecno-auto
di GIORGIO PISANO (  pisano@unionesarda.it )

Sembra un uovo ipertecnologico, un insetto marziano, un guscio per andare ventimila leghe sotto i mari. Non ha volante e neppure portiere, almeno quelle che siamo abituati a vedere. Non ha batteria e neanche un motore vero e proprio. Volendo, si ricarica a casa: basta avere a portata di mano una presa elettrica. A guardarlo, si resta sospesi: è la grande rivoluzione del futuro o un pio naufragio del XXI secolo?
Si chiama Airpod, foto , sotto  al centro  , sbagliato definirla automobile anche se può ospitare a bordo tre persone. Siccome pesa meno di quattrocento chili, è classificata quadriciclo. 

 Funziona ad aria compressa, come i carrelli delle miniere a fine '800. Rappresenta l'evoluzione di un'idea già nota che, per ragioni sulle quali è meglio non indagare, hanno preferito tenere in un cassetto mentre fiammeggiava all'orizzonte il motore a scoppio. Di qui a poco potrebbe cambiarci la vita.
Nata da un'idea di Guy Negré sviluppata da suo figlio Cyril (  foto  a sinistra ), Airpod sarà costruita in Sardegna e contemporaneamente nei pressi di Nizza. Si comincerà con assaggi sul mercato europeo (gli stabilimenti in Italia dovrebbero essere quattro in tutto) per poi passare ad una politica più aggressiva di vendita. Tutto dipende dalla risposta del mercato. E dalla capacità di opporsi di chi metterebbe volentieri in freezer un'iniziativa come questa.Di sicuro il professor Massimo Locci (  foto a destra ) , cagliaritano, 51 anni, due figli, sta facendo la scommessa della sua vita. Quando parla di Airpod s'illumina di speranza e pare trasformare la sua scrivania in un quartier generale d'alta ingegneria. Figlio di un ferroviere insegnante di elettronica in una scuola superiore, sta provando da sempre a fare l'imprenditore
. Ha cominciato con la riparazione dei piccoli elettrodomestici per mettersi in grande non appena è iniziato il boom del fotovoltaico. Titolare (assieme ad un socio) della Chip elettronica, è in squadra anche con un'altra azienda (Esolar). Quattordici i dipendenti e fatturato massimo di nove milioni. Senza scender dalla cattedra (continua ad insegnare ancora oggi), s'è impegnato a resistere quand'è cambiato il vento sulle energie alternative e si prepara adesso «a una conversione». Il nuovo mito, stavolta, è l'aria compressa, propulsore di un'automobilina che potrebbe imprimere una svolta clamorosa alla sua vita e a quella di molti altri.
Colpa di una passione che non poteva morire nelle aule scolastiche, Massimo Locci ha voluto incontrare Negré, discutere a lungo con lui della possibilità di passare dalle parole ai fatti. Airpod, che ha già ottenuto l'omologazione in Lussemburgo, viene utilizzata per il trasporto del personale nell'aeroporto di Amsterdam. «Mi chiedevo se si potesse fare un altro salto, trasformare questo quadriciclo in quelle che oggi si chiamano city-car, auto da città. Sì, si poteva, si può. Dunque ci proviamo».
Impossibile valutare il costo dell'operazione. «Vi ricordate quando il telefonino cellulare era un capriccio per pochi? Airpod, se la fortuna ci assiste, potrebbe avere lo stesso destino». Con quali conseguenze, quali reti di assistenza, quali prospettive nello smisurato ventaglio dell'offerta automobilistica? Ecco il senso di una grande sfida.

Pensate di sbaragliare il mercato?

«Visto che i sogni non sono tassati, rivendichiamo il diritto a sognare. Coi piedi per terra, però. Ipotizziamo che uno spazio di mercato ci sia. Esordiremo con autovetture leggere, l'importante è favorire un cambiamento di mentalità».

Cioè?

«Siamo abituati a portarci dietro una tonnellata d'automobile per spostare ottanta-cento chili, il peso medio di un passeggero. Tenuto conto della crisi che stiamo vivendo, forse è il caso di riflettere su questo aspetto».

I numeri dell'operazione?

«Partiremo in piccolo, aprendo una fabbrica che produrrà fra i mille e i duemila pezzi l'anno. Nel frattempo cercheremo di capire se il mercato accoglie volentieri la nostra piccola rivoluzione. In questo caso, i numeri si moltiplicheranno in misura sensibile con l'apertura di stabilimenti in altre tre regioni italiane».

Quando ha incontrato Negré?

«Tre anni fa, grazie ad un amico comune, ho potuto conoscerlo. Abbiamo pensato che i tempi per mettere in piedi una fabbrica fossero maturi. Negré è un personaggio-chiave: sua l'invenzione dell'Airpod, suo il brevetto».

Chi lo ha sostenuto?

«La Tata motors, gigante indiano del settore. Che ha svolto studi e sperimentazioni».

Come mai il brevetto non è stato venduto ai francesi?

«Negré non ha venduto e non intende vendere il brevetto. Anche perché sa molto bene che lo acquisterebbero per non fargli vedere la luce. A lui interessa altro: vuol vedere la “sua” macchina sulle strade, non diventare ricco».

Questo è un investimento da?

«Aprire la fabbrica in Sardegna costerà fra i cinque e i sei milioni di euro. Tuttavia la spesa sarà doppia perché puntiamo a fare in modo che gli impianti, proprio come l'Airpod, siano anch'essi ad emissioni zero. Il fabbisogno energetico per realizzare l'auto verrà da fonti rinnovabili».

Contributi pubblici?

«La Regione ha mostrato interesse. Sfruttiamo incentivi di legge. Opereremo a Ottana-Bolotana dove possediamo alcuni capannoni. Faremo base, insomma, in una piana industriale da dove sono fuggiti perfino i topi. Andiamo in controtendenza: porteremo acqua al deserto».

Dipendenti?

«Nella prima fase, saranno una trentina. Poi si vedrà».

Quando si parte?

«Nella primavera del 2013. Contiamo di mettere in piazza la prima auto alla fine dell'anno o al massimo agli inizi del 2014. A fine mese abbiamo l'ultimo incontro per definire nei dettagli la linea di produzione».

C'è fretta?

«Sì, perché il momento è ideale. Secondo noi si sente il bisogno di un'auto come la nostra. Bisogna cavalcare l'attimo».

Avete anche un'opzione nell'area industriale di Cagliari.

«Sì ma riguarda la fase 2. Se la partenza andrà bene, pensiamo di aprire in tempi rapidi un secondo stabilimento in quella che, speriamo, dovrebbe essere dichiarata nel frattempo zona franca. Lì costruiremo un nuovo modello di Airpod».

Quanti ne avete previsto?

«Quattro. L'Airpod tradizionale, tre posti. Poi c'è l'Airpod-baby, che si potrà guidare a quattordici anni, l'Airpod-family (quattro posti) e una versione cargo».

Come mai è stata scelta la Sardegna?

«Credo sia stato determinante l'incontro con Negré, che è un visionario. Io stesso sono considerato tale. Per fare questa operazione serve un pizzico di sana follia».

D'accordo ma la Sardegna? Qui si viene per rapinare fondi pubblici e scappare.

«La situazione, nel nostro caso, è molto diversa. Superando un vecchio tabù, siamo riusciti a consorziarci, ossia mettere insieme un gruppo di imprenditori che credono in questo progetto. Il tempo dirà se abbiamo ragione».

Negré ha affermato che la Sardegna è l'area ideale per questa innovazione .

«Esatto. Ha detto proprio così perché ci crede».

La Sardegna è area ideale solo per la miseria. O no?

«Negré si riferisce al fatto che, inizialmente, Airpod può essere utilizzata in campo turistico, cioè un'auto destinata ai vacanzieri».

Profilo del possibile acquirente?

«Airpod è l'ideale per un turista che, arrivando a Cagliari, voglia visitare liberamente la città. Pensiamo poi a chi vive nella cintura urbana, a chi ha bisogno di fare economia di spazi e di mezzi. Col prezzo della benzina che vola alle stelle, ecco una risposta concreta e pulita».

S'è già fatto sentire qualche politico per chiedere posti di lavoro?

«Per il momento, no. Comunque, non mi fa orrore una raccomandazione; mi fa orrore raccomandare qualcuno che non vale nulla».

Raccontano Negré sotto pressione perché non vada avanti.

«Certo. Sappiamo di trovare diffidenze e paletti che si alzeranno sempre di più. È inevitabile: stiamo proponendo un'auto a emissioni zero che costerà da sette fino a un massimo di diecimila euro nelle versioni più sofisticate».

Qual è l'autonomia di Airpod?

«Cento-centoventi chilometri, velocità massima ottanta km/h».

A chi dà fastidio questa macchina?

«Sicuramente, e tanto, al mondo del petrolio».

E alle grandi case automobilistiche.

«Potrebbe. Per il momento è una macchinetta di nicchia, per cui all'inizio il fastidio sarà quello di un moscerino. Se però questo moscerino va in giro e ronza sempre di più, allora diventerà un problema. L'importante è creare quello che gli americani chiamano appeal».

Vale a dire?

«I migliori passaparola dovranno essere gli acquirenti. Liberarsi per sempre dalla benzina, dal dover andare a un distributore, cambiare olio o batteria, li convincerà della bontà di un'auto che praticamente non ha costi di gestione. Credo sia una proposta rivoluzionaria».

E l'aria compressa?

«Si può ricaricare avendo a disposizione una presa di corrente. Un po' come si fa per qualunque auto elettrica».

Tempo?

«Quattro ore. Ma noi confidiamo in una distribuzione che garantisca il pieno in tre minuti. Costo, intorno a uno-due euro. Non solo: stiamo studiando, nella prima fase, un servizio di ricarica a domicilio. Pensiamo di creare siti di stoccaggio dell'area compressa (dopotutto, si tratta di bombole) per avere, quando occorre, il pieno in pochissimo tempo».

Standard di sicurezza?

«Sono legati alla tipologia del quadriciclo. Quello che andiamo a costruire, più leggero di quattro quintali, avrà i sistemi di routine previsti per questo genere di veicolo».

Niente volante, giusto?

«Airpod si guiderà con un joystick, e questo - secondo noi - sarà un grande richiamo per i giovani. Il joystick, una manopolina che somiglia a quelle della playstation, conquisterà anche i meno giovani perché è facile da usare. Solo la versione Airpod-family avrà un volante».

Altro?

«L'aria condizionata è compresa, anzi naturale visto che fa parte del motore della macchina. Sfruttando la decompressione, siamo riusciti anche a realizzare un piccolo frigobar. C'è infine un optional che ho suggerito io».

Sarebbe?

«Visto che l'auto emette aria a zero gradi, diventa facile, grazie ad un filtro, fare in modo che lo scappamento irrori aria profumata: chessò, al mirto o al timo. Quindi, oltre a non inquinare miglioriamo la qualità dell'aria».

Secondo lei, siamo di fronte a una svolta epocale.

«Senza dubbio. Questa tecnologia esiste dagli inizi dell'altro secolo ma è stata abbandonata per ragioni, come dire?, strategiche, industriali. È accaduto lo stesso coi motori elettrici, che esistevano dai primi del Novecento ma non si è mai portata avanti la ricerca».


Altra novità, niente concessionari.


«Vogliamo ridurre i costi al minimo e quindi evitiamo tutto quello che può appesantire il listino».

Carrozzeria in alluminio e vetroresina: garanzie?

«A parte la leggerezza, è l'equivalente di una qualunque city-car oggi presente sul mercato. L'aria compressa tra l'altro ci consente di mettere a punto airbag della migliore qualità».

Controindicazioni?

«Al momento non riusciamo a vederne. Eppoi, non sono la persona giusta a cui fare questa domanda. Io, queste macchine, devo venderle».


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