Donatella Turri la Bardot sardo-veneta: «Così salvo i cani torturati»


 Come  si può desumere sia    da quest'altro articolo della nuova  sardegna   un attrice e  un appartenente  al mondo  dello spettacolo ha scelto     già  da tempi  non sospetti  , almeno cosi sembra, la  causa  animalista   


Dalla nuova sardegna del 4\11\2012 un artitcolo interessante di Pier Giorgio Pinna

INVIATO A SANPANTALEO
Ha vissuto cinque vite. Nell’ultima salva cani torturati,feriti,abbandonati. «Fellini mi diceva che ero troppo “pispoletta” per la parte che nella Dolce Vita fu poi affidata a Valeria Ciangottini, eppure nonostante gli occhi malandrini e quella mia aria sbarazzina io già allora avevo un’unica grande passione: non il cinema, ma gli animali. I randagi.I gatti.Tutte le bestie.Persino i topi». L’ex attrice Donatella Turri, due matrimoni alle spalle e nessun figlio,ha 69 anni,ne dimostra 20 di meno ed è sempre bellissima. Sardo-veneta, sin da piccola legata all’isola, abita da decenni in Gallura.Prima a Porto Cervo. Adesso sulle colline di San Pantaleo. Dopo tante esperienze internazionali fatte alleSeychelles, a Ischia, a Saint Tropez e tra Roma e Milano anche nella moda, oggi è questo il suo
regno: un gommone di cinque metri all’ancora e una casa con una meravigliosa vista sul mare
della Costa, popolata da undici meticci raccolti per strada e tre micioni dimenticati dai vecchi
padroni che ti guardano con l’aria di saperla lunga.
La prima vita. Sembra uscita da un romanzo la storia di Maria Donatella Turri Gandolfi,(  foto sotto al centro  ) questo il suo nome completo.

Donatella Turri con alcuni dei suoi undici cani nella casa sulla collina di San Pantaleo (Foto servizio Gavino Sanna)
Di madre veneziana (la signora Aldina,che poi avrebbe spesso accompagnato la figlia minorenne sul set), l’ex attrice è nata nel marzo 1943, due mesi dopo la morte improvvisa del padre,padovano. «Mamma al momento del parto venne trasportata in calesse da Riccardo Bacchelli,
l’autore del Mulino del Po», ricorda lei oggi tramandando i racconti di famiglia. «E sin da bambina ero scatenata: via, in strada, sempre dietro a barboncini e cuccioli»,aggiunge.
La seconda vita. «Quando avevo 14 anni,dopo un primo trasferimento a Bologna, mia madre si sposò con quello che sarebbe poi diventato il mio papà per sempre,l’imprenditore Gandolfi: politicamente vicino al Partito liberale italiano,operò in Sardegna con cantieri a Oristano e divenne a lungo il presidente regionale dei costruttori – continua l’ex attrice – È da quel momento che è nato il mio amore per l’isola.
Mio papà, d'altronde,non era il tipico miliardario che pensa solo a fare soldi: si trovò un socio, lavorava 15 giorni al mese e i restanti li passava viaggiando con noi: “Perché dovrei faticare a far soldi se poi non ho il tempo per spenderli?”, era la sua frase preferita».La terza vita. E il cinema? «Il debutto avvenne nel 1960 a Roma con “I dolci inganni” dopo un provino fatto al Liceo Internazionale dove ancora studiavo» - dice Donatella Turri–Lo stesso anno ho partecipato a “Risate di gioia”,nel 1961 a“Che gioia vivere” e nel ’62 ho fatto la protagonista in “La cuccagna”. È sul set di quest’ultimo film, ritratto in controluce dell’Italia del boom economico, che ho conosciuto Luigi Tenco.
All'inizio mi considerava una pariolina antipatica.
Poi, prima che si uccidesse a Sanremo,siamo diventati amici. Ma non siamo mai stati fidanzati, com'è stato scritto».
La quarta vita. Perché è finita così presto con il mondo della celluloide? «Guadagnavo bene, lavoravo poco, ma non faceva per me: in giro c’erano troppi palloni gonfiati. E la mia famiglia era più che benestante di suo. Mi sono guardata attorno. Ho frequentato il Piper. Sono diventata una delle ragazze di Bandiera Gialla. E mi sono divertita un sacco con Arbore e Boncompagni. Più avanti, con un’amica,
ho rilevato la Documento film.
C’erano frammenti in bianco e nero di estremo interesse,anche sulle miniere del Sulcis. Dopo averli catalogati e sistemati,li abbiamo venduti al Dipartimento storia-educazione della Rai».Negli anni’80 e’90,mentre si dedica a creazioni di moda e franchising,sposa Giancarlo Gorrini,assicuratore che dopo Tangentopoli chiamò in causa Di Pietro per il famoso caso della Mercedes ( l’allora pm venne inseguito scagionato da tutte le accuse).Da lui si è separata anni fa. La quinta vita. Molto prima, però, il trasferimento definitivo nell'isola. «Ho avuto a lungo un appartamento a Porto Cervo, ma l’ho venduto per comprare questa tenuta di quasi due ettari a San Pantaleo dove i cani possono stare meglio–spiega oggi Donatella–Qui a casa,l’ho chiamata AbbaIlde,vivono randagi che in passato sono stati sotto posti a sevizie feroci». Adesso hanno età comprese tra i 10 e i 2-3 anni.Con loro,un paio di cuccioli che presto saranno dati a nuovi proprietari.Mentre due cani da caccia abbandonati da automobilisti sulla provinciale che porta al paese sono stati “alloggiati”,
sempre a cura di Donatella,in altrettante cucce lungo la viuzza che porta alla sua abitazione.Ma per via dei continui Sos che arrivano dalla Lida di Olbia la residenza dell’ex attrice è una specie di polo per aiutare animali sofferenti .Dove i super felini Alice, Zazà e Taitù dimostrano come a volte sia una leggenda il perenne conflitto cane-gatto. Dei randagi che tiene con lei Donatella conosce tutto: «Si chiamano Natalino, Virgola, Schumy,Ciro, Tobia, Belinda, Lothar, Arturo, Rambo, Lulù e Minnie.
Uno era stato scaraventato nella campana del vetro: per segare il cassonetto abbiamo dovuto pagare il Comune.Un altro sepolto incaprettato, solo la testa fuori dalla terra.Un altro era finito nel laccio di un bracconiere. Un altro ancora aveva la colonna vertebrale frantumata, solo il 50% di possibilità di sopravvivere a un intervento durante il quale gli hanno applicato tante placche metalliche: per mesi sono stata china sul pavimento con lui per aiutarlo a camminare, è lui Schumy, ora è veloce come una lepre». Lei non lo dice, ma pur di salvarli ha speso decine di migliaia di euro.«Adesso non sono più ricca,eppure quando vedo un animale soffrire non so resistere e lo aiuto»,si limita ad aggiungere prima di corrervi a verso la sua sesta vita.

sempre  dalllo stesso giornale

Successi  e  mondanità Quei film con Chabrol e Monicelli Negli anni’60 ha lavorato anche per Lattuada e René Clement


È durata un decennio l’avventura nel cinema di Donatella Turri.Intutto ha partecipato a 11film.
Il primo diretto da Lattuada, il secondo da Monicelli,ilterzo da Renè Clement e il quarto da Luciano Salce(  foto  a destra )  Per il grande regista  francese Claude Chabrol  ha girato nel 1969 «Una moglie infedele”.«Mi hanno attribuito tanti fidanzamenti , ma uno è vero: ho
avuto un flirt con Ugo Tognazzi», racconta oggi Donatella.
«Lui – prosegue – non voleva : per via della differenza d’età,diceva. Così sono stata io a a conquistarlo», racconta ancora lei.
Che, sino al primo matrimonio  con lo sceneggiatore Maurizio Bonuglia,d aneddoti di quel periodo potrebbe fare un elenco sterminato:«... come quella volta che mia madre lanciò una secchiata d’acqua contro Celentano e Don Backy: loro volevano farmi una serenata sotto il nostro albergo mentre insieme giravamo “Uno strano tipo” , ma avevano sbagliato stanza e con le chitarre si erano piazzati per due ore davanti alla sua camera anziché sotto la mia ».
In quella fase della sua carriera, Donatella ha conosciuto Claudia Mori, «non ancora mo gliedi Adriano», Sylva Koscina e tanti altri protagonisti di Cinecittà.C’era scritto da allora nel suo destino che sarebbe diventata
una Brigitte Bardot in difesa degli animali? «Macché, macché...io BB l’ho conosciuta,era nostra vicina Saint Tropez,stupenda,fantastica, una meraviglia della natura. In quel periodo stava con l’attore e playboy Gigi Rizzi. Non facevano che litigare. Noi sentivamo le urla ogni notte.Lei alla fine lo ha sbattuto fuori dalla sua villa:ce lo siamo ritrovati nudo sulla terrazza del nostro residence».(pgp)





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