questa non critica ma insulto [ insulti di Stefano Menichini d'Europa a Salvatore Borsellino ]







Leggo sul sito   ( http://www.19luglio1992.com   )  di Salvatore Borsellino di Questo inutile arrampicatore sociale per avere un attimo di visibilità non ha esitato ad infangare ed  a  mancare di rispetto  (  neppure  io condivido   tutto quello che dice  Salvatore  , ma mica  mi metto ad insultarlo , per  giunta pubblicamente  cosi   mancandogli di rispetto   )  una famiglia che con grande coraggio cerca giustizia e verità, verità di cui anche noi abbiamo diritto. Solidarietà e stima alla famiglia . In ricordo ( anche se sono del 76) ricordo di Paolo Borsellino e della sua integrità professionale e morale .
Ora  due  parole   sono poche  ed  una  è troppa   a  voi  ogni giudizio in merito   sui  questa  vicenda sotto riportata 

Scritto da Benny Calasanzio Borsellino
Mercoledì 04 Luglio 2012 19:16

Stefano Menichini è uno di quei direttori di quei giornali che vendono pochissimo ma hanno sempre voce in capitolo in dibattiti e talk-show, senza che nessuno ce ne spieghi il motivo. Un Sansonetti insomma. Dirige “Europa”, un ogm sopravvissuto alla decomposizione della Margherita, un giornale (evidente pseudonimo di gusto letterario) che vende circa mille copie al giorno e che nell'ultimo anno ha ricevuto 3.527.208 euro come finanziamento pubblico. Potreste dirigerlo anche voi un giornale a queste condizioni, anche se un giornale non sapete farlo. Di queste mille copie non sappiamo quante ne vengano effettivamente lette, perché, a quanto emerge nell'inchiesta che riguarda il ladro-tesoriere della Margherita, Renzo Lusi, con i soldi del partito disciolto nel Pd il tesoriere ne acquistava delle copie per far lievitare le vendite. Immaginiamo che ovviamente Menichini fosse all'oscuro di tutto.
Menichini è uno di quei giovincelli scapigliati che su Twitter giocano a fare gli intellettuali contro corrente con i suoi pari livello, tipo Giuliano Ferrara; dei Cecco Angiolieri che si incontrato nei salotti virtuali per sfogare invidie e frustrazioni senza nemmeno dover pagare l'onorario allo psicologo. Il 22 giugno scorso, complice il caldo e la necessità di salire sul podio delle velleità, contendendo il gradino più alto a Riotta e affini, ne ha sparata una così grossa e volgare che ha stracciato, nell'incredulità generale, l'agguerrita concorrenza: linkando la richiesta di impeachment a Napolitano avanzata da Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso in via D'Amelio, il direttore del foglietto che la Margherita vende e che la Margherita compra, commenta: “Di questa famiglia (riferendosi inequivocabilmente ai Borsellino) l'unico col sale in zucca l'hanno ucciso”.
Ora, i familiari delle vittime di mafia non godono e non devono godere certo di “intangibilità”, ci mancherebbe. Ma in questo caso cosa avrebbe fatto di male Borsellino Salvatore? O meglio, cos'altro poteva dire il fratello del giudice ammazzato appena in tempo per continuare la trattativa tra Stato e mafia? Cosa doveva fare di fronte a telefonate imbarazzanti in cui un consigliere giuridico del Quirinale garantisce ad uno di quelli chiamati in causa nelle indagini,Nicola Mancino, che il Presidente della Repubblica si sta interessando e che ha la sua situazione a cuore? A cuore non certo per favorire le indagini, ma per salvare l'ex ministro dalle indagini, tentando addirittura di intercedere presso il procuratore nazionale antimafia, il procuratore di Palermo Messineo e l'ex procuratore generale della Corte di Cassazione Esposito.
Be', semplice; per rimanere nelle grazie di Menichini e degli altri scapigliati, doveva tacere, perché Napolitano è il Presidente, perché Napolitano non si tocca e Borsellino Paolo si fotta. Doveva tacere per "ragion di Stato", come hanno fatto tacere il fratello, Paolo, l'unico con il sale in zucca.
E questo, miei cari, dirige un giornale. O quel che ne resta e che continuano a chiamare così.













Commenti

Post popolari in questo blog

MA CHE C’ENTRANO QUESTI CODARDI CON NOI?

"Meglio in cella che testimone senza scorta" Ex pentito della banda di Is Mirrionis ruba un furgone e si autodenuncia in questura

la canzone preghiera dei cugini di campagna racconta di Jole ed Ettore, i fidanzatini sassaresi lei morì di leucemia, lui si uccise