Gallurese rischia la vita nel Bahrain Pasquale Lattuneddu, braccio destro del capo della Formula 1, coinvolto negli scontri: ferito da una bottiglia incendiaria


  fonte  la nuova sardegna 


di Guido Piga


OLBIA. «Mi sono bruciato le sopracciglia...». Non è una battuta: Pasquale Lattuneddu, numero 2 della Formula 1, la fiammata se l’è vista davanti agli occhi. Stava andando dal circuito di Sakhir al centro della capitale del Bahrain, quando la sua auto blindata è finita al centro della rivolta degli sciiti contro la famiglia regnante degli Al Khalifa, di confessione sunnita. E’ uno scontro religioso e politico che va avanti da un paio di anni, nel solco della primavera araba, e che si è riacceso platealmente proprio in occasione del gran premio.

«Non sono stati momenti facili, per fortuna non mi sono fatto niente di serio. Non ero nel mirino, non sono tanto importante»: così Lattuneddu, tempiese, da 24 anni a Londra, ha rassicurato (con l’abituale ironia) familiari e amici. Insieme al gran capo della F1 Bernie Ecclestone, sapeva di essere (potenzialmente) uno degli obbiettivi delle proteste degli sciiti, che sono maggioranza in Bahrain ma non hanno alcun potere, e ha voluto tranquillizzare tutti. La polizia, dopo aver bloccato alcuni manifestanti, ha trovato un giornale, in lingua araba, in cui c’era un articolo con le foto di Ecclestone e del suo collaboratore principale. Ma sarebbe solo una coincidenza, secondo le fonti investigative. Anche perché il personale della F1, super protetto, in questi giorni sta seguendo numerosi accorgimenti.
I fatti. Alle 20 dell’altra sera Lattuneddu, accompagnato da un uomo della scorta, aveva appena lasciato il circuito. Era arrivato in Bahrain per primo, come al solito, subito dopo la fine del gran premio di Cina. E’ infatti lui che controlla tutto nel paddock: dai contratti alla sicurezza. Quella sera, con il sole già tramontato, aveva finito il suo lavoro e si stava dirigendo verso il centro di Manama, la capitale del Bahrain, dove alloggia nell’hotel Ritz, con vista sul Golfo Persico e sul vicino Qatar. Lungo l’autostrada, a un certo punto, la sua auto è finita in mezzo alla guerriglia. La strada è stata bloccata da un gruppo di manifestanti (molti dei quali ragazzini), che hanno cominciato a bruciare copertoni di auto, creando quindi una barriera insormontabile. Il traffico si è paralizzato, in pieno deserto. La polizia è arrivata in forze e ha cominciato a ingaggiare un duello con i manifestanti. I quali hanno lanciato sassi e bottiglie molotov contro tutti.
Lattuneddu ha abbassato il finestrino dell’auto per capire che cosa stesse succedendo e in quel momento una bottiglia incendiaria gli è esplosa a pochi centimetri. «Mi sono visto una fiammata davanti agli occhi: una luce pazzesca e un odore fortissimo di benzina - ha detto agli amici che l’hanno chiamato -. Non ho fatto neppure in tempo a realizzare che cosa realmente fosse successo. Poi ho capito di essermela vista brutta, perché sentivo odore di pelle bruciata». Quell’odore arrivava dalla sue sopracciglia.
Lattuneddu è sceso dall’auto e, assicuratosi che la sua guardia del corpo non si fosse fatta nulla, ha cercato di individuare da dove fosse arrivata la molotov. Tutto inutile: infuriava la battaglia. Un giornale tedesco, la Bild, ha scritto ieri sera che il braccio destro di Ecclestone ha cercato di mettere pace tra i ragazzini e la polizia, per evitare che la situazione degenerasse.
Sentito, Lattuneddu non ha voluto commentare la circostanza. E’ risalito in auto ed è ripartito, passando in mezzo alle gomme che bruciavano, ultimi bagliori della battaglia.

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