quando un post di un amico e una canzone ( sulla cattiva strada di de de anmdrè ) confermano il mio viaggio

la prima   è  un omaggio  fattomi sulla mia bacheca  fb   da un amica del gruppo  di  utenti di facebook   radio faber



e il post  del compagno di  strada  http://mattax-mattax.blogspot.com  essi confermano questa canzone  dei Modena City Rambles






Ma  ora  bando  alle  ciance  ed  eccovi  il post   in  questione  



                               La Solitudine con la "C" maiuscola

Maggioranze
smisuratamente organizzate,
talvolta armate

(Fabrizio De André mentre canta "Smisurata Preghiera", rielaborata da un poema colombuiano di Alvàro Mutis)

Quando si può rimanere soli con se stessi, credo che si riesca ad aver più contatto con il circostante che non è fatto soltanto di nostri simili, ma direi che è composto soprattutto di tutto il nostro universo, dalla possibilità di bere acqua a quella di drogarci con ansiolitici o Viagra (non parlo di me in senso stretto in questo ultimo esempio). Il nostro circostante che forse sarebbe meglio scriverlo con la “C” maiuscola, è composto dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle luminose che ogni notte si danno appuntamento allo stesso posto in cielo, dalle montagne ruvide come il masso alle acque spumeggianti che ci rendono tante piccole o immense isole, teatro di sconci mai narrati da uomo o donna. La realtà arriva sempre prima della fantasia, da anarchico spiritualista quale sono, rimango persuaso di questa rozza e materiale certezza, che la realtà abbia più fantasia della fantasia stessa. Bisogna arrendersi a tale obbrobrio, perché è nelle cose primordiali, noi non possiamo farci nulla se non ricordarcelo. Fra pochi simili a volte si è riuscito anche ad accordarci meglio col tutto il nostro circostante, persone, cose, libri, Mannerini, cieli, croci, mari, Calvino ne "Gli amori difficili", tutti i day hospital, i dilemmi di folle impazzite di nuovi "poeti", amica di Riccione per cui cancellerei ogni mio umile saper cianciare nelle ore sbagliate, per una tua giornata di pace fisica e d'anima.

                                                   Il diritto all'imprevisto

Abbiamo delle franchigie, noi, che non usiamo però, le lasciamo lì per chissà chì. Talvolta, siamo un pò fessi anche noi, suvvia, l'ignoranza mista alla pigrizia a codice a barre, come posso non capirvi?! Franchigie che ci permetterebbero di vivere meglio.Come l'esercizio del Dubbio in ogni istante della nostra vita, proprio per non cadere in ciò che Cristo stigmatizza, la vanità anche quando la navi da Crociere si spaccano su un Giglio. Segno che i tempi non sono stati rispettati, ne
dall'umiltà delle nostre vane glorie, ne dal rispetto verso il circostante, mari, monti e scogli anche. Nella solitudine invece tutto ciò, anche l'imponderabile, è ridotto alle proprie esigenze, quindi più potente, ma allo stesso tempo più gestibile in quanto maggiormente disillusi. Si riesce pensare meglio ai nostri problemi e credo si riescano a trovare nuove soluzioni. In quanto simili ai nostri simili, credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri, per chi è nel bisogno oggettivo: carceri, ospedali, l'eco-mostro le Vele a Napoli, solo per non finire sempre in Africa, anche girato l'angolo troverete in stazione qualcuno che vi dirà: "T'aspettavo". Lo scrivo perché è successo, non a me, ad altri, ad un prete di strada mio grande amico oltre che figura paterna, ora riposa in pace

(Paolo Conte in "Sparring partner", una sublime rappresentazione dello stato dell'arte)

Con questo non si vuol fare nessun panegirico riguardante l’assurdità degli eccessi del solipsismo (dal latino "solo se stesso") credenza secondo cui tutto quello che l’individuo percepisce venga creato dalla propria coscienza, o alcun birignao letterario sull’anacoretismo, oppure un calembour a doc sull’eremitaggio. Non è che s'immagini una società popolata da eremiti dediti alla scelta della solitudine come strumento e chiave di volta per illuminare ciò che non importa più nulla a nessuno ma continua a vivere, come è successo alla città di New Orleans. Tutto ciò, che cade in disuso, dalle armi alle giostre, dai Kinder ai Bulgari, dalle città ai popoli come quello libico. Ho saputo una cosa agghiacciante. Gli Stati Uniti d'America, quando concludono un teatro guerra, lasciano sul posto massacrato dalle bombe tutto il materiale bellico ancora funzionante. E' meno costoso farne altro e nuovo, cosicché quello vecchio va in mano ad altri. A chi?
                                               (Francesco De Gregori, mentre canta "Va in "Africa, Celestino")


Nascono così i massacri come quello in Ruanda, dove in 3 mesi vennero uccisi dagli Hutu 1 milione di Tutsi, improvvisamente le due etnie inscenarono per interessi di pochi vampiri uno dei genocidi più orribili, terribili e atroci che Storia ricordi, da fratelli divennero nemici dove l'odio no basta. Ho constato, attraverso la mia vita, ed è stata una vita, 48 anni credo d’averli vissuti, rendendomi conto che un uomo solo non mi ha mai fatto alcun timore, è mio fratello o sorella all'istante in quanto come me. Mentre, molti uomini e organizzati, spesso armati, mi terrorizzano, mi fanno una fottuta paura. Da far tremare i polsi dalle veni celesti per “caritare”. Ma non per quel che dicono le maggioranze non bisogna difendere il singolare diritto ad assomigliare al proprio intimo sentire. Esso, non è atto criminale per alcun verso. Lo diventa criminale quando qualcuno pone segni geografici precisi su cui quali rapportarsi e atteggiarsi in conseguenza. Come dire: so io come tu devi essere

Gli zingari sono i Cheyenne
sterminati dai generali Custer e Chiwington

No, non mi va. Sono Kit precisi del comportamento, li definiscono. L’imprevisto, da sempre e per sempre, è l’aspetto più scomodo di questa meccanismo incapace di accogliere ciò che non è identico alle maggioranze pre-costituite da valori che dovrebbero essere singoli e condivisi a priori, direi in silenzio per non desacralizzarli, non come segno di riconoscimento in mezzo ad un mucchio selvaggio che ignora un fiume indifeso come quello del popolo Cheyenne, il Sand Creek, annientato da "un generale dagli occhi turchini e la giacca uguale" e che tanto somiglia al George Armstrong Custer, un famigerato capo nordista a cui gli Indiani assegnarono diversi soprannomi come "Deretano duro" per la sua innata capacità di restare in sella a lungo, "Capelli Lunghi" per la capigliatura fluente e il piede fetente e "Figlio della Stella del Mattino" per la sua malsana abitudine e vigliacca e terribile!, di attaccare e sterminare i villaggi dei nativi americani alle prime luci dell'alba, i veri americani, gliIndiani che paragono agli zingari d'oggi per numerosi motivi che ora declino, ma inerenti alle due popolazioni così distanti fra loro come luogo geografico, tempistica e contesto sociale, ma tanto simili nel pianto, nei soprusi subiti. Nel video-clip qui sotto Faber descrive cosa successe la notte del massacro di Sand Creek, chiamato anche massacro di Chivington. Accadde in America, durante le guerre indiane la sera del 29 novembre 1864, quando alcune truppe delle milizie del colonnello Jhon Chivington attaccarono un villaggio di Cheyenne e Arapaho, massacrando donne e bambini e lasciati tagliati a pezzi sul fondo del fiume san Creek. Da sapere che i soldati non c'erano, perché impegnati in quel giorno nella caccia al bisonte per motivi di sussistenza delle loro famiglie.

(Fabrizio De Andrè al teatro Brancaccio di Roma mentre canta "Fiume san Creek")

Commenti

matteo ha detto…
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