Il Crocifisso: braccia aperte per ogni uomo

Vi sottopongo un'altra interessante riflessione.

In queste settimane noi pastori siamo stati più volte interrovati da cristiani e non cristiani sulla vicenda del Crocifisso. In molti siamo stati toccati dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che ne proibisce l'esposizione nelle aule scolastiche italiane perché sarebbe contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni e per salvaguardare il pluralismo educativo di una società democratica.

Ci pare opportuno offrire a tutti queste considerazioni:

- Condividiamo le parole dei nostri vescovi e di tutti coloro che hanno espresso amarezza e perplessità sulla sentenza che ha colpito il segno che più rappresenta una grande tradizione, non solo religiosa, del Continente europeo. Con tale miopia come può l'Europa camminare?

- Facciamo nostro l'invito del Papa ai cristiani di avere coraggio nell'esprimere la propria fede, anche nelle forme pubbliche: troppe volte è pavido l'atteggiamento del cristiano ed insignificante la testimonianza di una fede che feconda tutti gli ambiti di vita.
Gerusalemme, via Dolorosa: un artigiano palestinese vende croci per la settimana della Passione.


- Ci sta a cuore domandare ai cristiani: questo segno del Crocifisso ha un senso vero per la tua fede, per la tua vita? Davvero richiama, appeso nelle nostre case o portato al collo, quella fiducia in Dio e quell'amore senza confini che sulla croce Gesù ci ha mostrato? Qui c'è la radice dell'identità del cristiano della quale, nella mitezza, siamo fieri.


- La rappresentazione della passione e della morte di Cristo, concentrata nel segno del Crocifisso, nei secoli è divenuta anche un simbolo umano, culturale, oltre che religioso. Il Crocifisso indica il prezzo pagato per creare pace, giustizia, fraternità, rispetto del valore di ogni persona. In questo senso non è offensivo né discriminatorio per nessuno ed è giustamente riconosciuto nel nostro ordinamento come un segno della nostra cultura, e non solo il segno confessionale della maggioranza degli italiani. Ecco il perché dell'opportunità dell'esposizione del Crocifisso nei luoghi pubblici ed istituzionali, in particolare nelle scuole: un segno a favore di tutti e mai contro qualcuno.

- La non cristiana Natalia Ginzburg scriveva nel 1988 in un articolo dal significativo titolo: Non togliete quel crocifisso: è il segno del dolore umano: "Il crocifisso non genera nessuna discriminazione, è l'immagine della rivoluzione cristiana che ha sparso per il mondo l'idea dell'uguaglianza fra gli uomini fino allora assente". E aggiungeva: "Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo".

- Per questo motivo non sono condivisibili dalla comunità cristiana atteggiamenti che fanno del Crocifisso un segno identitario brandito contro qualcuno: il Crocifisso non va strumentalizzato, né può essere usato in alcuna battaglia; né contro alcuna persona. Anche la storia lo ha insegnato. E' l'icona di chi alla violenza e all'ingiustizia risponde con parole di pace e gesti d'amore. Quelle braccia aperte sulla croce lo dicono più di molte parole.

- Eco perché difendendo il Crocifisso sui muri non si può restare indifferenti a quei "crocifissi" della vita (poveri, disoccupati, immigrati, disabili...) che esso tutti abbraccia: lui chiede a noi di fare altrettanto. Questo vale per tutti.

Affidiamo con amicizia queste parole alla riflessione dei cristiani e di chi non si riconosce in questa fede; crediamo infatti che il Crocifiso abbia la capacità non tanto di scaldare e dividere gli animi, quanto di stimolarli a guardare a Dio come al nostro miglior alleato e agli uomini come a fratelli di cui prendersi cura.
Fraternamente.


I preti del decanato di Bresso, Cormano, Cusano ("Informatore San Carlo", dicembre 2009)

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