Come il pesce nell'acquario


Ti ho vista caricare i miei giocattoli sulle spalle, per non farmi render conto che il gioco può finire nella noia.



Le tue mani hanno spesso coperto i miei occhi affinché non mi accorgessi del buio intorno alla luna.



Ricordo che hai strappato le ore al tempo, pur di vedere i miei occhi aprirsi.















In tutto questo io ero fermo.



Mentre tu costruivi la nave, io ero a cercarmi.



E tu continuavi, instancabile, la tua opera.



Ero a cercare i pezzi di mollica lasciati da Hansel e Gretel; tu, nel frattempo, a montare le stelle nel cielo.



















I pesci nell’acquario pensano che il cibo cada magicamente dal cielo.



















L’ho vista spazzata via da un tuo semplice sguardo. Via.



Ho visto la mia baracca, quella costruita pensando ad altro.



Mi serviva solo per non affogare. L’avevo costruita durante un terremoto.



L’ammasso di lamiere pesanti e travi di legno, prese accanto ad un bidone, sono volate via lasciando solo l’ombra. Ma qui c’è tanta luce, scomparirà presto anche l’ombra.










Hai costruito un aeroplano sul quale sei salita insieme a me.



Io: tanto inutile in questa faccenda, non mi sono tirato neanche le maniche sù.



Non mi sono accorto che lo facevi per me.



Mi maledico per non averti aiutato.



Per essere rimasto lì a guardare stupito i tuoi occhi, senza muovermi.



















E dopo tutta la fatica che hai fatto, invece di maledire il mio nome.



Invece di maledirmi, ti avvicini alla mia faccia, sorridendo.



















E io non posso fare altro che ritornare a guardare stupito i tuoi occhi. Sorridendo.




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