Un giorno perfetto



"Un giorno perfetto"- L' ultima fatica cinematografica del regista turco Ozpetek,e lo so già, qui qualcuno sorriderà alla sola evocazione di tutto quanto possa avere attinenza ad una vicina realtà geografica,e  non solo, ha suscitato reazioni, nel pubblico della mostra di Venezia, di particolare spessore. Stando ai rumors, sussurri, urli e schiamazzi suscitati dalla pellicola, rilevano fondamentalmente due fattori: la presa emotiva della vicenda, che ricalca tanta quotidianità di "amori malati", quella che non di rado finisce purtroppo in cronaca nera, al centro l'inaudita violenza fisica e morale di donne sempre più vittime di maschi non più semplicemente sull'orlo di una crisi di nervi,ma già con un piede in manicomio giudiziario e l'altro pure, allorchè si rivelino, come sembra, sempre più incapaci di elaborare in modo sano il pur difficile percorso di elaborazione del "lutto da abbandono" , nel caso una "storia" giunga al capolinea, da un lato; la scelta, d'altro canto, tra le molteplici opzioni di casting possibili, secondo me davvero non casuale, delle "facce" di Mastandrea e della Isabella Ferrari per dare anima e corpo,ma soprattutto volto e plausibile espressività ai due protagonisti del film in questione. Mi ha colpito in particolare quanto rilevato da alcuni spettatori, intervistati all'uscita della sala. Molti si sono soffermati sulla presunta "angelicità" del viso dell'attrice, scoperta come ballerina appena adolescente, or sono almeno trent'anni, da quel grande talent-scout che risponde al nome di Gianni Boncompagni e lo "strappo", ritenuto in modo illuminantemente superficiale, confliggente proprio con la prima, della "lacerazione"  di vita cui, la protagonista della pellicola in concorso, dà luogo, al pari di quanto fanno le donne reali,nella vita di tutti i giorni,  in grado oggi, forti anche di acquisiti ruoli sociali prima loro denegati,  di darci un taglio netto a storie sentimentali esauste, com'anche, lo confesso, mi ha fatto specie, e non poco, il conflitto, rilevato da più di uno spettatore, tra il presunto sguardo d'ordinanza "da cucciolone", risaputamente in dotazione al bravo attore romano dianzi citato, felicemente scoperto da Maurizio Costanzo, e i "censurabili" o patetici comportamenti reattivi nei confronti della partner, da lui inscenati. Ma è qui il punto,passando dalla finzione recitativa alla realtà, cui la prima s'ispira. Lo stress della routinaria quotidianità che è poi pure quella che ammazza tanti amori, presunti e non, impedisce finanche di concepire speculativamente l'irruzione, nella vita, della sorpresa, della discontinuità. Ma dovrebbe, semmai, sorprendere  lo sguardo che superficialmente si lancia al prossimo, dando per scontato quanto affatto non lo è. Ed è già una gran fortuna se, di questi tempi, si trovi modo e agio, da parte di molti, di lanciare almeno uno sguardo già appena un po' più attento..... E non aggiungo altro.... Molte tragedie che si consumano tra le mura domestiche e che spesso non assurgono neanche agli onori o disonori della cronaca nera o giudiziaria, molte doppie o plurime vite di cui ci si onera e ci si obera, anche se non senza piacevolezze e ritorni di retribuzione emotiva, si potrebbero evitare se fin dall'infanzia, in particolare ai più vulnerabili,cioè a dire ai maschietti, anzichè ammannire ore quotidiane d' inutilità varie o disattenzione cronica, le "agenzie educative" primarie, quindi famiglia e scuola, innanzitutto, dedicassero spazi di ascolto e di educazione sentimentale full-time, nonchè momenti di palestra psicologica intensiva,per così dire. Oggi,invece, si preferisce continuare, imperterriti,ad anestetizzarli nei confronti degli urti della vita, per farne i perfetti bambocci- a tutto tondo-del domani, e bene pure che vada, quindi, non i partners di donne vere, ma i destinatari delle cure di fidanzate , conviventi, amanti o spose- a metà tra una badante e una baby-sitter di ritorno. Allora, ci si alleni e si allenino le giovani leve a vivere e godere la vita in modo meno malato e umbratile, meno monotono e noioso. Quindi, meno fast food anche nella sessualità, meno ripetitività, più fantasia, nessuna pianificazione erotica, più spazi per un sano relax, più comunicazione di fantasie senza autocensure, un cellulare che non squilli di continuo anche in quegli spazi di riconquistata felicità, agire senza dividere manicheisticamente le azioni in alte e basse, banali e sublimi, presenti e future, degne e indegne. Hic et nunc conta, qui ed ora, poi il resto è vita, direbbe qualcuno , intanto non ci pensiamo. Una buona misura di igiene mentale e non, eh.....: rinunciamo agli scopi, eh, chè la mente da cui facciamo dipendere veramente troppo, non ci è molto amica, quindi fare cose, ogni tanto, almeno, senza apparenti obiettivi, tornaconti o finalità di alcun tipo, aiuta, eccome ! e quando è finita è finita, senza stare a fare i matti o a dar di matto, imparando finalmente a far pulizia mentale dell'inessenziale. Pensiamo al dolore di un lutto irreparabile, esso ci fa crescere, ma poi passa. Niente davvero è per sempre, tanto più la sofferenza ! Chi può tentare di farla diventar tale è sempre e solo la macchina pesante, il caterpillar maledetto della mente che vorrebbe quasi rimanerle attaccata, per farci erroneamente identificare con essa. Anche quando siamo al culmine di un dolore, dobbiamo imparare ad arrenderci , a non resistergli. Solo così passerà senza sconquassi, perchè se lo guardiamo senza contrastarlo, vedremo a poco a poco che noi siamo sì esso,ma non solo....non solo, anche altro e molto di più. Quindi, che non sia "un giorno" il nostro, "perfetto", in assetto con la provocatorietà del titolo dell'ultima fatica di Ozpetek, semmai "un giorno" "possibile" ! davvero buona vita a tutti !          


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