Me, myself and the peace

Il mio primo post qui. L'inizio di una nuova avventura,certamente entusiasmante,come tutte le avventure che dividi con qualcuno,o come in questo caso con più persone,entusiasmante perchè ti permette di parlare di te stessa e di come vedi il mondo che ti circonda e confrontare tutto questo con gli altri. In un momento nel quale tante cose ci sono negate,credo che conservare ancora questa libertà sia fondamentale.
Inizio la mia storia di blogger qui su Compagnidiviaggio parlando di un simbolo: non è un simbolo a caso,chiunque lo conosce,ogni individuo l'ha incontrato,e più di una volta purtroppo ci si è scontrato contro: mi riferisco al simbolo della pace.
Nasce nel 1958,creato da Gerald Holtom,un artista britannico. Viene comunemente chiamato CND perchè nasce proprio per la Campagna del Disarmo Nucleare,ed è appunto l'unione della D di Disarm e N di Nuclear (secondo il codice nautico delle bandiere a mano). Per gli anni a venire,specie i '60 ed i '70 sarà simbolo senza pari di tutte le attività pacifiste ed antimilitariste.
Pacifisti,hippies e antimilitaristi di ogni tempo marceranno sotto questo simbolo,che nonostante il suo impatto mediatico non hai mai,purtroppo raggiunto i risultati sperati.
Oggi il simbolo della pace CND compie 50 anni. Ecco perchè ne voglio parlare. Neanche Holtom,il padre,avrebbe sperato per lui una simile fortuna. Ma la fortuna di questo simbolo rimane purtuttavia e disgraziatamente una fortuna di nicchia: presenza imprescindibile per tutti coloro che credono nella forza della non violenza,che auspicano la fine di ogni guerra e delle relative barbarie che vedono l'uomo come vittima e carnefice,non conterà mai per coloro che la pace la avrebbero dovuta garantire.
Milioni di uomini nel corse della storia hanno riposto fede nel significato profondo nascosto tra le linee essenziali di quel disegno,fede che ahimè,non è stata mai ripagata dai potenti della Terra: le guerre continuano a mietere vittime in ogni angolo del globo,ve ne sono di conosciute,come quella che strazia il Medioriente,e di taciute,come le guerre civili che da sempre dilaniano il volto dell'Africa.
Gli uomini continuano a morire,vengono mandati a morte in nome di altri simboli e altri ideali che infiammano gli animi,e che nulla regalano,se non una fine crudele e cruenta,oltre che l'avvicendarsi di giochi di potere sempre più oscuri. Quei simboli e quegli ideali non sono mai morti,ma hanno fatto molti morti.
E' inquietante pensare al fatto che parte dell'umanità pensa al simbolo della pace come a una ridicola ostentazione di fricchettoni senza speranza il cui unico scopo è quello di stordirsi di droghe: le persone che ironizzano sulla forza emblematica di quel simbolo dovrebbero forse fermarsi a pensare a quanto danno invece le cose nelle quali loro credono continui ad ingenerare nel mondo.
Il simbolo della pace non è solo il retaggio di ex sessantottini che non si rassegnano al tempo che passa: esso è intriso fino nel profondo di una verità della quale ognuno di noi dovrebbe prendere parte,affinchè l'umanità smetta di uccidere se stessa. Temiamo la fine del mondo: io temo che ce la stiamo procurando da soli.
Post utopico il mio,forse: ma anche un augurio,non solo a questo cinquantenne che non ha perso nulla del proprio smalto,ma anche a tutti coloro che,leggendo,avranno la curiosità di conoscere un pò la sua storia.
E quindi pace a tutti. E bentrovati.
Red Dalia.

Commenti

Post popolari in questo blog

MA CHE C’ENTRANO QUESTI CODARDI CON NOI?

"Meglio in cella che testimone senza scorta" Ex pentito della banda di Is Mirrionis ruba un furgone e si autodenuncia in questura

la canzone preghiera dei cugini di campagna racconta di Jole ed Ettore, i fidanzatini sassaresi lei morì di leucemia, lui si uccise