Senza titolo 1535

In base a questa news    di cui trovate sotto l'articolo  vi chiedo  per favore  dia  che   commentate   anoniumi o loggati   o  se scrivete di documentare bene  le vostre affermazioni o    articoli riportasti  grazie   , perchè a pèagarne le conseguenze sono io 




Blog. la prima condanna per diffamazione


Paola Zanca





Diffamazione on-line. La prima condanna contro le lesioni alla reputazione via web risale a qualche mese fa, precisamente al 26 maggio scorso, quando il Tribunale di Aosta ha condannato ad un risarcimento danni per diecimila euro Roberto Mancini, giornalista considerato titolare responsabile del blog del Generale Zuckov. Una sentenza che ha fatto scalpore perché per la prima volta in Italia un blog – una sorta di diario telematico in cui ognuno è libero di mandare commenti e annotazioni – viene disciplinato dalla legge sulla stampa. Una catastrofe per chi ormai si è abituato a sca
mbiare informazioni, a esprimere pareri, a utilizzare gli strumenti della democrazia digitale.
Vittima di questa sentenza, un giornalista di Aosta, già vicepresidente dell´Ordine regionale, colpevole di aver leso «con più atti esecutivi del medesimo disegno criminoso con gli articoli pubblicati sul sito web www.ilbolscevicostanco.com con il nickname di generale Zuckov e di anonimous l´onore di Caia, Mevio, Sempronio e Quinto» (ovviamente si tratta di nomi di fantasia).
Il procedimento penale
a carico di Mancini, verte su due pilastri. Il primo: il generale Zuckov, è lui. Il secondo, gli argomenti contenuti nei suoi post, così si chiamano in rete i commenti lasciati dall´autore e dai visitatori del blog, sono diffamatori. Sul primo punto, pare non ci siano dubbi, nonostante Mancini, restio a rilasciare dichiarazioni sulla vicenda, si dichiari un semplice imputato estraneo ai fatti: a casa sua sono state ritrovate scritte su un foglio username, password e istruzioni per la gestione del sito, senza tralasciare il fatto che la password corrisponde al nome della figlia di Mancini, ed è quindi, scrive il giudice Eugenio Gramola, «verosimilmente elaborata dall´imputato». Ma ciò sembra preoccupare i blogger nostrani sono le parole che proseguono il testo della sentenza: «Va subito rilevato – scrive il giudice Gramola – che, essendosi provato ut supra che Mancini era il soggetto che aveva in disponibilità la gestione del blog, egli risponde ex art. 596 bis c.p., essendo la sua posizione identica a quella di un direttore responsabile. O, megentiloni, ministro comunicazioniglio – sottolinea ancora il giudice – colui che gestisce il blog altro non è che il direttore responsabile dello stesso».
Una decisione che ha provocato anche la reazione del ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ( foto  a sinistra ) : sul suo sito, www.paologentiloni.it, il ministro si scaglia contro questi primi sintomi di «muraglie cinesi»: «Capisco l'allarme sociale creato dalla presenza nella rete di contenuti violenti, illegali, pericolosi per i minori – spiega il ministro – Ma non capisco come questo allarme possa tradursi nella tentazione di "controllare" o "filtrare" la rete». L´idea di una censura non piace al ministro, che spiega: «Non è possibile imporre blocchi o filtri centralizzati: sarebbe politicamente sbagliato, oltre ad essere tecnicamente assai poco praticabile. Non è possibile – conclude Gentiloni – equiparare i gestori dei blog ai responsabili delle testate giornalistiche e quindi applicare nei confronti dei blogger le responsabilità previste dalla legge sulla stampa del 1948». Il titolare di un blog diventerebbe così responsabile di tutti i commenti postati sulle sue pagine web, compresi quelli, come in alcuni dei casi contestati dal Tribunale di Aosta, inviati in forma anonima.
Sul carattere diffamatorio dei messaggi pubblicati sul vecchio blog, ora oscurato da Google ma già riaperto come ilbolscevicostanco.com, inoltre, non sono pochi i dubbi. Se è assodato l´interesse pubblico alla conoscenza – tutti i "diffamati" sono giornalisti o politici valdostani – restano da valutare la verità dei fatti e la correttezza del linguaggio. Pare che anche sulla veridicità degli avvenimenti riportati non ci siano grosse contestazioni – tranne in un caso, dove anziché di una condanna a 2 anni e 4 mesi si parla erroneamente di 4 anni di reclusione – l´imputato numero uno resta il linguaggio: il giornalista racconta delle varie vicissitudini dei colleghi, del loro atteggiamento con i politici piuttosto che con la proprietà dei giornali per cui scrivono, dei procedimenti disciplinari a loro carico, che Mancini conosceva per essersene occupato come vicepresidente dell´Ordine della Val d´Aosta. E li racconta, per usare le parole della sentenza «in termini scorretti, basati sul sospetto e sull´illazione». Ma subito dopo è lo stesso giudice a riconoscere «il carattere satirico della pubblicazione e il fondo di verità in linea generale ravvisabile in quanto esposto», che è comunque costato a Mancini un risarcimento danni di 10 mila euro.
In Pennsylvania, una sentenza (pdf in inglese) ha già affermato che un blogger non può essere responsabile per i commenti anonimi, ora resta da vedere quale strada seguiranno la giurisprudenza italiana ed europea, e quale posto assegneranno al diritto di critica nella netetiquette
.


Commenti

RIST1234 ha detto…
dipende da cosa si dice un blog. è chiaro che non è un luogo dal quale insultare nascondendosi dietro l'anonimato. del merito di cosa questo generale zuckov diceva non c'è traccia nel post. la sentenza non va però usata come cuneo per attaccare i blog...


tirare in ballo gentiloni mi sembra fuori luogo. nel suo post si riferiva a fioroni.

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